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“Rafforzare la difesa” contro Mosca: anche la Finlandia si ritira dal trattato contro le mine antiuomo

Dopo i Baltici e la Polonia, anche Helsinki decide l'uscita dalla Convenzione di Ottawa a fronte della necessità di rafforzarsi contro la minaccia russa
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“La Finlandia e l’Europa devono valutare tutte le misure che mirano a rafforzare le loro capacità di dissuasione e di difesa, individualmente e in seno alla Nato. Proponiamo che la Finlandia cominci a preparare il suo ritiro dall’accordo di Ottawa“. Il premier finlandese Petteri Orpo, durante una conferenza stampa, ha annunciato oggi che il suo paese uscirà dalla Convenzione internazionale per la proibizione delle mine antiuomo, a fronte della necessità di rafforzarsi contro la minaccia russa. E ha aggiunto che il Paese aumenterà la sua spesa per la difesa al tre percento del Pil entro il 2029. Il 18 marzo scorso i ministri della Difesa di Lituania, Lettonia, Estonia, e Polonia avevano annunciato congiuntamente l’intenzione di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa che mette al bando le mine antiuomo. “La Russia, che ha iniziato la guerra contro l’Ucraina – si leggeva in una nota del ministero della Difesa lituano – non è membro della Convenzione di Ottawa, possiede ingenti scorte di mine antiuomo e le sta utilizzando intensamente nella guerra contro l’Ucraina, che è membro della convenzione. Le mine antiuomo – continuava il documento – sono una misura difensiva efficace e relativamente economica che consente di interrompere il movimento della fanteria nemica a piedi e di creare una linea di difesa forte e resistente che blocca le forze d’invasione”. La Lituania ha precisato che, anche dopo il ritiro dalla Convenzione, “continuerà ad aderire ai principi e alle norme riconosciuti del diritto internazionale umanitario in relazione ai metodi e alle tecniche di guerra e alla protezione dei civili”.

Alla decisione dei Baltici e della Polonia, e adesso anche della Finlandia, aveva reagito il 26 marzo il Pd, che al Parlamento europeo ha presentato “un emendamento al report sulla sicurezza e difesa comune a prima firma Cecilia Strada e con il coinvolgimento di diversi altri deputati di altri gruppi politici, per condannare la decisione di alcuni Stati membri di uscire delle Convenzioni di Ottawa e di Oslo sul divieto di impiego, stoccaggio e produzione delle mine antiuomo e delle munizioni a grappolo”. A dichiararlo Nicola Zingaretti, capodelegazione Pd al Parlamento europeo e Cecilia Strada, europarlamentare Pd, che avevano aggiunto: “Respingiamo con forza l’idea che l’attuale situazione geopolitica possa mai giustificare il dispiegamento di tali ordigni, che hanno un’utilità militare molto limitata ma conseguenze umanitarie devastanti per la popolazione civile, soprattutto per i minori. Queste decisioni ci preoccupano molto e ci fanno tornare indietro di 30 anni”. E sollecitavano l’Unione europea a farsi sentire “a tutela del diritto internazionale e del diritto umanitario”.

Intanto il Cremlino ha accusato Svezia e Finlandia – che sono entrati nella Nato dopo che le truppe russe hanno invaso l’Ucraina – di aver “scelto di ridurre le relazioni” con Mosca “praticamente a zero”. “Lasciatemi ricordare le parole del presidente” russo Vladimir Putin “che con Finlandia e Svezia non avevamo alcun problema. Ma ora stanno prendendo provvedimenti per ospitare l’infrastruttura militare della Nato sul loro territorio”, ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. “Non c’erano problemi. Era una cooperazione realmente reciprocamente vantaggiosa”, ha dichiarato Peskov, secondo la Tass. “Le aziende di entrambi i paesi – ha proseguito – hanno tratto dividendi e vantaggi da questa partnership. Sfortunatamente, sia la Finlandia che la Svezia hanno scelto di ridurre le relazioni” con la Russia “praticamente a zero. Ciò riflette il triste stato delle nostre relazioni attuali”.

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