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Corte dei conti, i magistrati a Meloni: “Con la riforma meno controlli sui soldi pubblici, si rischia l’illegalità diffusa”

L'associazione delle toghe contabili chiede un "incontro urgente" alla premier sul ddl che oggi arriva in Aula alla Camera: "Scelte poco meditate possano danneggiare le istituzioni"
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“Se ci rivogliamo a Lei, direttamente e pubblicamente, è nella convinzione che sia nostro dovere di magistrati fare ogni tentativo per evitare che scelte poco meditate possano danneggiare le istituzioni della Repubblica“. L’Associazione magistrati della Corte dei conti pubblica una lettera aperta a Giorgia Meloni sui rischi della riforma della giustizia contabile, approdata in Aula alla Camera per la discussione generale dopo il via libera della scorsa settimana in Commissione. “I magistrati contabili, la loro associazione e i vertici della Corte, hanno ripetutamente manifestato la loro preoccupazione per i contenuti del progetto di legge”, ricordano le toghe alla premier. Il punto più contestato del ddl è l’ampliamento del controllo preventivo di legittimità e l’esclusione della responsabilità per colpa grave per tutti gli atti sottoposti a questo meccanismo, anche in caso di silenzio assenso: “L’irragionevole e indistinta limitazione della responsabilità di amministratori e funzionari, ma anche di privati che gestiscono risorse pubbliche, svilisce la funzione giurisdizionale e solleva, fra l’altro, delicati problemi di compatibilità con il diritto dell’Unione europea, per le risorse che da essa direttamente provengono”, avverte l’associazione.

Con le nuove norme, spiega la lettera, ai giudici saranno chiesti “atti impliciti di assenso con esonero da responsabilità per comportamenti illeciti mai scrutinati“: una sorta di salvacondotto preventivo sulle scelte della pubblica amministrazione. In questo modo, secondo i magistrati, si “rendono possibili forme di cogestione che sono incompatibili con l’indipendenza dei giudici e non auspicabili per l’amministrazione”. E si rischia “di compromettere ogni standard di buona amministrazione, con possibili scenari di illegalità diffusa e inefficienza“. Giudizio drastico anche sull’emendamento approvato in Commissione che limita “al 30% del pregiudizio accertato” l’ammontare delle condanne per danno erariale a carico del responsabile: “L’introduzione di tetti irrisori alla risarcibilità del danno erariale innescherà processi di deresponsabilizzazione di chi gestisce risorse pubbliche, ricoprendo ruoli di rilievo ed esercitando rilevanti poteri pubblici per il bene della collettività”, è l’allarme. Critiche, infine sulla “gerarchizzazione degli uffici requirenti e l’introduzione del divieto di passaggio tra funzioni requirenti e giudicanti”, cioè la separazione delle carriere dei magistrati contabili: secondo l’associazione, questi interventi minano “l’imparzialità e l’efficacia delle indagini” e, “se non adeguatamente circoscritti, si porrebbero in diretto contrasto con le norme costituzionali”.

La lettera conclude affermando che “la magistratura contabile rispetta la volontà politica del Parlamento e condivide, anche sul piano tecnico, la necessità di interventi di riforma in linea. Siamo, tuttavia, convinti”, sottolineano le toghe, “che dal disegno di riorganizzazione degli organi della Corte dei conti possa derivare solo un affievolimento dei presidi giurisdizionali di legalità e di buona amministrazione. La necessità di un giudice indipendente cui affidare il controllo giurisdizionale del denaro pubblico è condizione imprescindibile per garantire ai cittadini la veridicità dei conti pubblici e l’accertamento delle responsabilità di chi non abbia fatto buon uso, colpevolmente, del denaro dei cittadini-contribuenti”. Per questi motivi, conclude il testo rivolgendosi a Meloni, “le chiediamo, con urgenza, un incontro chiarificatore, nel rispetto reciproco dei ruoli e nel superiore interesse del Paese”.

In Aula a Montecitorio le opposizioni si scagliano contro il ddl: “Anche in questa settimana ci ritroviamo in Parlamento a denunciare l’ennesima brutta pagina del libro degli orrori della giustizia che il governo Meloni sta scrivendo, l’ennesimo inno all’impunità per politici e vertici delle pubbliche amministrazioni, l’ennesima contro-riforma di cui faranno le spese sempre e solo i cittadini onesti”, denuncia la capogruppo del Movimento 5 stelle in Commissione Giustizia Valentina D’Orso. “Adesso la scure del governo si abbatte sulla giustizia contabile e sull’intero sistema dei controlli posto a presidio della corretta ed efficiente gestione delle risorse pubbliche. Inefficienza e uso illegale la faranno da padroni nella gestione dei soldi dei cittadini. Arretra l’etica pubblica e con lo sperpero del denaro pubblico arretreranno i servizi come la sanità e l’istruzione. D’altra parte, sappiamo già che il governo Meloni preferisce spendere in armi piuttosto che in sanità e istruzione”, attacca. Per Devis Dori, capogruppo di Avs in Commissione, il testo “smantella le funzioni della Corte dei conti, riducendo soltanto al dolo la responsabilità per i danni finanziari alle casse pubbliche da parte dei pubblici funzionari”: “Si tratta di un regalino per salvare qualche politico”, accusa. “La Corte dei conti da sempre ha vigilato sul principio del buon andamento dell’azione amministrativa, ora invece anche a livello organizzativo sarà messa nelle condizioni di non poter vigilare adeguatamente. Ci siamo opposti e continueremo a farlo nei confronti di una riforma incostituzionale“.

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