Cinema

A Robert De Niro Palma d’Oro onoraria, ma è persa l’allure degli incredibili ruoli da cineteca

De Niro arriva diretto a Cannes con uno dei più incredibili flop recenti della Warner. Nulla a che fare con il ventennio d’oro, quello che si apre nel 1973 o con il trittico del 1983 Re per una notte, C’era una volta in America, Innamorarsi

di Davide Turrini
A Robert De Niro Palma d’Oro onoraria, ma è persa l’allure degli incredibili ruoli da cineteca

“Ehi hai detto a me?”. Robert De Niro avrà risposto così, al telefono, quando Thierry Fremaux lo ha invitato ufficialmente a ritirare una Palma d’Oro onoraria per aprire il Festival di Cannes 2025. Già, perché il Travis Bickle di Taxi Driver, il Max Cady di Cape Fear, l’Al Capone di Gli Intoccabili, quell’allure da prima stella, quella luce del mito originario li ha perduti da tempo. Inutile rivangare sulle cattiverie già scritte, ma è cronaca dei giorni scorsi: De Niro arriva diretto a Cannes con uno dei più incredibili flop recenti della Warner. A Hollywood per The Alto Knights, il gangster movie dove De Niro interpreta ben due ruoli speculari, due boss della mafia italoamericana (Vito Genovese e Frank Costello) si parla di disastro al box office: poco più di 9 milioni di dollari d’incassi nel mondo (in Italia a malapena cinquecentomila euro…).

Questione ancor più importante: nessun critico, ma nemmeno troppi spettatori si sono spellati le mani per elogiare l’interpretazione di De Niro, anzi. Ed è da un po’ di tempo che l’81enne newyorchese si è infilato in un tunnel “alimentare” da far impallidire il reo confesso Al Pacino in crisi di liquidità (e non c’entrano nulla i dazi di Trump…). Gli ultimi dieci, quindici anni, quelli di Nonno scatenato e Il Grande match, sono ciò che in gergo oggi si definisce qualcosa di “cringe”.

Nulla a che fare con il ventennio d’oro, quello che si apre nel 1973 con Mean Streets (Il padrino, Novecento), che si chiude nel 1997 tra Cop Land, Sesso e potere, Jackie Brown. Lo scrivevamo alcuni anni fa “De Niro ama rimescolare continuamente le carte. Quella vena di dolente pazzia che caratterizza il protagonista di Taxi Driver, il soldato de Il Cacciatore, o il Jack La Motta di Toro Scatenato, è sempre in continuo slittamento verso una maschera differente.

De Niro per almeno vent’anni, dal finire dei sessanta a fine novanta, non è mai identico al carattere offerto in precedenza. Non è questione di punti di vista, ma dato oggettivo. Nel trittico del 1983 Re per una notte-C’era una volta in America-Innamorarsi, offre ancora tre ruoli, tre facce, tre parlate, tre indimenticabili icone di un cinema che spazia dal dramma romantico alla solita magnifica follia scorseniana”. Probabile che una Cannes sempre più legata ad un amarcord hollywoodiano, da sfilare alla Venezia barberiana, voglia spingere per il red carpet definitivo, anche se il momento professionale non è affatto il migliore. Solo un interrogativo, almeno per essere onesti culturalmente e umanamente: ma il De Niro rigenerato e prolisso di The irishman o quello ostinatamente sopra le righe in Killers of the flower moon ha qualcosa di minimamente paragonabile con l’inafferrabile, cattivissimo Jimmy di Quei bravi ragazzi? Se la risposta è no, allora per De Niro c’è un prima e c’è un dopo. Vivere in contemporanea il “dopo”, avendo visto nelle cineteche, in vhs e dvd l’intramontabile “prima” è un vero peccato.

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