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Meloni ha chiamato la madre di Alberto Trentini, detenuto in Venezuela: “Al lavoro per liberarlo”

Un tentativo di far sentire la vicinanza alla famiglia dopo le ultime notizie sulla detenzione: il cooperante si trova in isolamento nel carcere El Rodeo I
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Da mesi la famiglia, le opposizioni e la società civile pressano il governo affinché aumenti gli sforzi per arrivare alla liberazione di Alberto Trentini, il cooperante italiano originario del Lido di Venezia, che si trova in carcere in Venezuela, a Caracas, dal 15 novembre 2024. Da quando il caso è stato reso pubblico, dall’esecutivo sono arrivati messaggi stringati, sempre puntuali nel ribadire che si tratta di “una trattativa complicata“. Oggi, però, è arrivato un primo segnale nei confronti della famiglia: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha telefonato ad Armanda Colusso, la madre di Trentini per assicurarle che che “il governo è al lavoro per riportarlo a casa“.

Parole alle quali i familiari del cooperante sperano di veder seguire i fatti. Anche perché le ultime notizie trapelate sulla sua detenzione con l’accusa di terrorismo non sono rassicuranti. Il 45enne, da quanto rivelano all’Ansa fonti venezuelane, si trova nel carcere El Rodeo I, nello Stato di Miranda, alla periferia di Caracas, a circa 30 chilometri dalla capitale, in una località chiamata Guatire. L’uomo, arrivato nel Paese sudamericano il 17 ottobre scorso per coordinare i lavori sul campo della ong Humanity & Inclusion, attualmente sarebbe in regime di isolamento. Oltre a Trentini, ci sono anche altri otto italo-venezuelani, tra cui ex deputati e dirigenti politici, nella lista dei detenuti per i quali il governo italiano ha fatto numerosi appelli al Venezuela affinché vengano liberati. “Sappiamo che è detenuto, che è in buone condizioni, ma la trattativa per farlo uscire dal carcere è molto, molto, molto complicata – aveva cercato di rassicurare Tajani – La stiamo seguendo ogni giorno come tutti gli altri 2.500 italiani detenuti nel mondo, non abbiamo mai sottovalutato i pericoli e fatto sempre tutto quanto possibile ma non dipende da noi, sapendo bene la situazione in Venezuela. Ci rendiamo conto di quanto complicata sia qualsiasi trattativa per farlo uscire dal carcere”.

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