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Riarmo Ue, la mozione della Lega che sfida gli alleati: “Ferma opposizione al piano, investire in ambiti più urgenti”

L'atto "servirà da spunto di riflessione per arrivare a una sintesi comune", fa trapelare il partito di via Bellerio
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“Rappresentare in ogni sede opportuna, nazionale e dell’Ue, la propria ferma opposizione all’attuazione del piano ReArm Europe/Readiness 2030, chiedendo che le risorse previste siano invece indirizzate verso altre priorità di interesse pubblico“. Lo chiede la Lega nel testo di una mozione che annuncia di voler presentare “in tutti gli organismi politici in cui è presente”, dai Consigli comunali al Parlamento europeo. L’iniziativa sottolinea ancora una volta le distanze – già evidenziate da due votazioni all’Eurocamera – tra il Carroccio e le altre forze di maggioranza: Forza Italia infatti si è schierata da subito a favore del piano da 800 miliardi proposto dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che anche Fratelli d’Italia appoggia (seppure con qualche tentennamento in più) Con la mozione, quindi, il leader leghista Matteo Salvini punta a sfidare gli alleati: l’atto “servirà da spunto di riflessione per arrivare a una sintesi comune all’insegna del buonsenso e della critica costruttiva alla burocrazia europea”, fa trapelare il partito di via Bellerio.

“Il Piano ReArm Europe solleva forti perplessità, soprattutto alla luce dell’attuale contesto geopolitico ed economico, in cui sarebbe prioritario destinare risorse pubbliche e investimenti verso altri ambiti di maggiore urgenza e impatto sociale“, si legge nelle premesse della mozione. Che mette nel mirino anche il regolamento europeo sul Green deal: si chiede una “negoziazione volta a ridefinire gli obblighi e le limitazioni proponendo obiettivi più realistici e sostenibili per l’Italia, in grado di contemperare la tutela ambientale con la salvaguardia del tessuto produttivo nazionale, ponendo particolare enfasi alle scadenze più pressanti quali la messa al bando dei motori euro 5“. Contestate anche altre misure ambientaliste (e non solo) imposte da Bruxelles, come “la direttiva Casa Green, lo stop ai motori endotermici entro il 2035, l’obbligo del bilancio di sostenibilità per le aziende, le regole di bilancio del patto di stabilità e crescita”: “La risposta europea”, sostiene la Lega, “non può basarsi su sterili rappresaglie, ma deve partire dal fare i compiti a casa, rimuovendo gli ostacoli che hanno impedito alle nostre imprese di crescere”.

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