Nessuno capisce il senso profondo dei dazi: cosa vuole davvero Trump?

La nuova politica commerciale americana sconvolge il mondo. Tutti scioccati e sorpresi, a chiedersi: “perché?!”. Fior di osservatori internazionali, economisti, blogger, i mercati finanziari e i loro uffici studi, politici, giornalisti ancora non riescono a penetrare nella scatola nera chiamata Trump.
“Vuole fare cassa? Saranno 4 spiccioli…”. “Re-industrializzare, dice, ma in verità i dazi sono un danno per tutta l’industria!”. “L’ emergenza non c’è”. “Il Presidente ce l’ha col deficit commerciale… E perché poi?”. “La condizione posta al Canada è che diventi il 51esimo Stato… Il fentanyl? Da qui non passa, e neanche i migranti clandestini”. “L’auto, certo, a Detroit c’è la sua base elettorale…”. “Sta bluffando…”. “Una strategia negoziale… Hanno detto che non torneranno indietro, io non ci credo”. “Saranno i mercati a piegarlo”. “Ma è semplice: si tratta di un incompetente”. “Un folle!”. “Si rende conto dei danni che fa al proprio Paese?”. “Arriva la recessione, le borse crollano, già perde consensi!”. “Di certo ha speculato al ribasso, ‘sto stro*zo!”.
Questi sono solo alcuni dei commenti che girano. La verità è che, comunque li si veda, i dazi di Trump non hanno alcun senso economico. Le giustificazioni offerte, poi, sono talmente varie da risultare poco credibili: insomma, dei meri pretesti. Il vero gioco di Trump, e di chi c’è dietro, è nascosto da una cortina fumogena a volte teatrale, divertente, istrionica, a volte minacciosa, egocentrica e ambiziosa: che vuole apparire casuale, capricciosa, ma non lo è. È il vecchio schema degli anni 20 e 30, che afferma e nega allo stesso tempo, per preparare la sovversione dell’ordine democratico senza averne l’aria.
Per penetrare la cortina fumogena, e capire le logiche di Trump, bisognerebbe chiedersi: chi è veramente ‘The Donald’? Come e perché è arrivato alla presidenza degli Stati Uniti d’America? Ha fatto tutto da solo o ce lo hanno portato? A quali interessi risponde? J.D. Vance chi rappresenta? Qual è il progetto? Esistono libri molto seri sull’argomento, ma non sono noti al grande pubblico. In pochi hanno voglia di andare sbirciare dietro al velo. Perciò andiamo dritti alle conclusioni.
“Un Anello per trovarli, un Anello per domarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli”. Ecco il punto: i dazi sono il secondo anello. Se il grande progetto autoritario degli oligarchi è globale, è pur vero – come ho già scritto – che la partita decisiva si gioca in America nei prossimi mesi. La scadenza cruciale sono le elezioni di mid-term. Il problema di Trump è di consolidare e stabilizzare, entro due anni, il suo controllo su una società complessa, vasta e diversificata come quella americana.
Usare l’esercito (terzo anello) per ora è escluso: sarebbe prematuro e pericoloso. I social (controllo dei dati e delle preferenze personali, profilazione di massa, disinformazione personalizzata o mirata a particolari gruppi sociali, informazione selettiva, concentrazione dell’informazione), già ampiamente utilizzati, anche se capaci di manipolare cuori e menti, sono però incapaci di coercizione.
I dazi introducono una forte e capillare discrezionalità nell’economia. Chi vuole un’esenzione dovrà d’ora in poi bussare, cappello in mano, dal presidente; chi gli si metterà di traverso potrà subire, tra le altre ritorsioni, anche un aumento dei dazi. Intanto, la nuova amministrazione Trump non esita a colpire individualmente chi non riga dritto. Nei primi tre mesi ha già colpito diversi studi legali (per lavorare hanno bisogno della licenza), università, individui, dipendenti pubblici, gruppi sociali ritenuti potenziali avversari del nuovo che avanza.
L’America comincia ad assomigliare un po’ alla Russia di Putin. E Trump esulta: “Tutti stanno venendo a bussare da noi”: “Every country has called us. That’s the beauty of what we do, we put ourselves in the driver’s seat”. Trump told reporters aboard Air Force One… “If we would have asked these countries to do us a favor, they would have said no,” Trump went on. “Now they will do anything for us.”
Gli imprenditori americani pure, ma di quelli lui non parla. E nella bufera il presidente è tranquillo. Dice che tutto va secondo i piani: è proprio vero! Egli sa, io so, e adesso anche voi sapete (non saremo presi di sorpresa), che non c’è nulla che gli altri o le altre nazioni possano fare per indurre il presidente a tornare indietro: dei dazi lui ha bisogno per motivi interni, per consolidare la sua presa sulla società americana; quella è la sua priorità. E se violano le leggi americane e internazionali, tanto meglio.
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