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La mossa di Apple per anticipare i dazi alla Cina: voli pieni di iPhone verso gli Usa

Cinque aerei carichi di smartphone per tenere il prezzo stabile nel breve periodo. Poi cosa accadrà? La guerra commerciale ha già fatto scattare l’allarme caro-prezzi: gli scenari
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Una mossa per anticipare i dazi e tenere il prezzo stabile almeno nel primo periodo, anche se negli Usa sembra già scattata la corsa agli ordini e questo rischia di vanificarla. I dazi imposti da Donald Trump – quelli sulla Cina sono al 125% – hanno portato Apple a tentare una “maxi-scorta” per evitare le tariffe. Come riportato dal The Times of India, l’azienda di Cupertino ha organizzato a fine marzo cinque voli carichi di iPhone e altri prodotti dagli stabilimenti cinesi verso gli Stati Uniti.

La strategia sembra abbastanza chiara: l’operazione logistica permette di avere una maxi-scorta di smartphone così da stabilizzare il prezzo al consumatore nel breve termine, “aggirando” i dazi scattati verso Pechino. La soluzione non può che essere temporanea e avere un effetto solo per poche settimane, forse qualche mese. Poi cosa accadrà? La guerra commerciale innescata da Trump ha già fatto scattare l’allarme caro-prezzi.

Con la tariffe il tanto amato smartphone potrebbe arrivare a costare fino al 40% in più e se dovesse venire prodotto negli Stati Uniti, come sogna Trump, il suo prezzo potrebbe schizzare fino a 3.500 dollari. L’obiettivo dei dazi varate dal presidente americano è proprio riportare nel lungo termine la produzione manifatturiera negli Stati Uniti. Un obiettivo, secondo gli economisti e gli osservatori, difficile da centrare. “Dire che possiamo produrlo solo negli Stati Uniti sottovaluta incredibilmente la complessità della catena di approvvigionamento asiatica”, ha spiegato Dan Ives, analista tecnologico di Wedbush Securities.

L’unica strada per assembleare l’iPhone negli Stati Uniti è ricostruire la catena di approvvigionamento spostando la produzione di alcuni componenti chiave in Nord America, un’impresa non facile – ha messo in evidenza Gary Gereffi, professore emerito della Duke University, con il Wall Street Journal – Basta ricordare che quando Apple ha deciso di costruire il Mac Pro negli Stati Uniti uno dei primi ostacoli incontrati è stato il reperire un numero sufficiente di componenti, incluse le viti”.

Ci sarebbe poi il problema del personale da addestrare e formare in un’America che ha una “grave carenza di manodopera e ha perso l’arte di produrre su larga scala”, ha detto Tinglong Dai della John Hopkins University, sottolineando che i primi modelli di un iPhone Made in Usa sarebbero probabilmente di bassa qualità. Mentre si attende l’effetto pieno dei dazi, molti consumatori si sono riversati nei negozi di Apple per aggirare le tariffe. Negli ultimi giorni è stato infatti riportato un aumento del traffico e della domanda nei punti vendita di Cupertino, tanto da spingere alcuni osservatori a parlare di panic-buying di iPhone.

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