Moby Prince, l’indagine infinita. L’ultimo tassello: la petroliera aveva la prua verso Sud. Perché è determinante

A 34 anni dalla strage del Moby Prince la ricostruzione della dinamica della collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo – avvenuta la sera del 10 aprile 1991 fuori dal porto di Livorno – ottiene un nuovo tassello di verità. Grazie al lavoro di analisi del vasto archivio della vicenda curato dai volontari del gruppo di ricerca #iosono141 è ora confermato l’orientamento verso Sud della prua della petroliera “statale” speronata dalla nave a bordo della quale morirono in 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Perché è importante l’orientamento della Agip Abruzzo? Il Moby Prince, una volta aver mollato gli ormeggi e essere uscito dall’imboccatura del porto, era diretto verso Olbia, quindi con una rotta verso Sud. Ed è un fatto che l’urto avviene sul lato destro della petroliera, con un angolo di collisione di circa 70 gradi rispetto alla prua. Se la Moby fosse piombata senza virate e dritto per dritto contro la Agip – come hanno sostenuto finora inchieste e sentenze che hanno poi portato a varie assoluzioni e archiviazioni -, quest’ultima sarebbe dovuta essere necessariamente verso Nord.
Ma così non era: la petroliera era rivolta verso Sud. La conferma arriva ora attraverso la comparazione tra l’elaborazione grafica dell’unico video amatoriale dello specchio di mare teatro dei fatti (noto negli atti giudiziari come “video D’Alesio”), operata dal Ris di Roma per conto della commissione d’inchiesta del Senato (che ha concluso i suoi lavori nel 2018), e la traduzione in immagini 3D di due conversazioni radio avvenute tra il comandante della petroliera Renato Superina e il primo rimorchiatore arrivato sulla scena in soccorso, registrate sul nastro magnetico del canale Livorno Radio la notte del disastro. Più precisamente la trasposizione in immagini tridimensionali della scena descritta nelle due conversazioni radio (trascurate dagli inquirenti) coincide perfettamente con il particolare della murata di poppa della petroliera, estratto dal Ris dal video amatoriale tramite un software speciale in dotazione alle forze dell’ordine.
A parlare in entrambe le conversazioni sono due protagonisti di quei momenti drammatici: Renato Superina, il comandante della petroliera Agip Abruzzo, scomparso nel 2011, e Umberto Galli, comandante imbarcato come operatore radio sul primo rimorchiatore arrivato per tentare di spegnere le fiamme che bruciavano il combustibile riversatosi in mare. Sono le 23.05 del 10 aprile 1991, quaranta minuti dopo l’incidente. Dagli scambi radio precedenti tra la petroliera e il rimorchiatore sappiamo che quest’ultimo ha lasciato il porto di Livorno circa mezz’ora prima e ha richiesto dei segnali di identificazione dalla Agip perché incapace di vederla ad occhio nudo. Superina allora ordina prima di suonare la sirena d’allarme della nave, chiarendo che la difficoltà di avvertire il suono per il rimorchiatore derivasse dal suo avere “la prua a sud” – per la sentenza di assoluzione del tribunale di Livorno del 1997 fu un’indicazione sbagliata dovuta alla “concitazione del momento” – , e successivamente fece lanciare due razzi di segnalazione. Grazie al secondo di questi il rimorchiatore raggiunse il punto più vicino della petroliera, alle 23.05 appunto. Lo dice direttamente l’operatore radio del rimorchiatore alle 23:06: “Siamo di poppa, sotto la poppa sulla sua sinistra, ora stiamo venendo sulla dritta”. Il punto della petroliera più vicino ai soccorritori provenienti dal porto, collocato a nord del luogo della collisione, è quindi la poppa della nave, lato sinistro, a mascherare di fatto il lago di fiamme a mare di fronte alla falla presente sul lato destro della poppa dell’Agip Abruzzo. Uno scenario questo compatibile solo con l’orientamento della petroliera verso sud.
Ad avvalorare la ricostruzione in modo inequivocabile è poi di nuovo lo stesso comandante Superina alle 23:09 quando richiede al rimorchiatore se stessero “spruzzando acqua” dalla loro posizione a poppa lato destro della petroliera, di fronte alle fiamme. Il rimorchiatore conferma e allora il capitano dell’Agip precisa al mezzo di soccorso: “Va bene se riesce a far qualcosa, perché io non mi posso mettere lì sopravento perché fa troppo caldo”. La conversazione, finora mai ritenuta rilevante nell’iter processuale, diventa tale perché col termine “sopravento” in marineria si indica “dalla parte da cui spira il vento” e quella notte è accertato il vento provenisse da sud verso nord. L’indicazione di Superina, spiega il gruppo di ricerca #iosono141, definisce quindi in modo chiaro la sua posizione di osservazione a nord delle fiamme, dalla poppa della petroliera, da cui dichiarò inevitabilmente pericoloso fronteggiarle per il calore del fuoco spinto dal vento verso lui e i suoi uomini eventualmente schierabili a sostegno dei soccorritori a mare. Questa ricostruzione 3D attraverso l’analisi di queste conversazioni radio coincide perfettamente col particolare del castello di poppa dell’Agip Abruzzo, emerso dall’elaborazione del “video D’Alesio” operata dal reparto scientifico dei carabinieri per conto della commissione d’inchiesta.
L’orientamento dell’Agip Abruzzo a sud, nella notte dell’incidente, era già emerso dai dati tecnici sulle condizioni meteo marine della rada di Livorno (le imbarcazioni all’ancora assumono posizioni ben precise a seconda della direzione del vento) e da numerose testimonianze rese da persone comuni, prive di interessi con gli attori in campo, durante il lungo iter giudiziario del caso, tra le quali i piloti e passeggeri del volo Alitalia in sorvolo pochi minuti dopo l’incidente. Di certo l’orientamento emerso dallo studio rende ancora solida la ricostruzione della dinamica della collisione emersa dal lavoro delle due commissioni d’inchiesta (una terza è in corso) che hanno ipotizzato una turbativa della navigazione del Moby Prince – presumibilmente una terza nave che ha ostacolato la rotta – che avrebbe portato il traghetto ad effettuare una virata a sinistra. Quest’ultima ricostruzione smentirebbe le sentenze del primo processo, l’inchiesta bis conclusa con un’archiviazione nel 2010 e ancora, per quello che se ne sa, avvalorata oggi anche nell’inchiesta ter, secondo quanto ha detto il procuratore capo di Livorno Maurizio Agnello durante un’audizione in Parlamento.
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Le elaborazioni grafiche