StMicroelectronics, il piano è fumoso: l’unica certezza sono 2.800 esuberi in tre anni. E Giorgetti sfiducia l’ad

Nessuna chiusura, un “riequilibrio” degli investimenti tra Italia e Francia ma anche 2.800 esuberi entro il 2027. Sono questi i capisaldi di quanto illustrato da StMicroelectronics al tavolo convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy al quale sedevano anche i sindacati. “Nessuno degli attuali siti verrà chiuso e ciascuno continuerà ad avere un ruolo e una missione specifica”, ha sostenuto l’azienda confermando “tutti gli investimenti e previsti”. Il gruppo, inoltre, ha annunciato che procederà a una sorta di riequilibrio tra gli investimenti in Italia e Francia: “L’impatto complessivo e le soluzioni utilizzate per l’attuazione di questo programma globale saranno sostanzialmente equivalenti”. Il nostro Paese “gioca un ruolo chiave nella strategia globale di St, sia per la ricerca e sviluppo, che per la produzione”, hanno rimarcato i manager del gruppo. Allo stesso tempo, tuttavia, StMicroelectronics “ridisegnerà” la struttura produttiva con la previsione di 2.800 esuberi a livelli globale, su base volontaria, che avverranno principalmente nel 2026 e 2027.
“Sistemi avanzati di produzione faranno spostare ruoli dai processi tradizionali che comportano compiti manuali ripetitivi a una maggiore attenzione al controllo di processo, all’automazione e alla progettazione – ha detto l’azienda al tavolo – St gestirà questa transizione attraverso misure volontarie, con un impegno costante a un dialogo costruttivo e negoziazioni con i rappresentanti dei lavoratori in conformità con le normative nazionali vigenti”. Il piano, secondo la Fiom-Cgil, è “parziale” e “pieno di ombre e di omissioni”. Il taglio all’occupazione in Italia “non è stato né quantificato, salvo poi all’ultimo minuto spiegare che c’è un esubero di personale di 2.800 persone globale, dichiarato a livello complessivo” ma “come questo si articolerà sul nostro territorio non è dato saperlo”, ha detto Barbara Tibaldi, segretaria nazionale, al termine dell’incontro.
“Temiamo che il taglio in Italia sia particolarmente violento – ha aggiunto – in particolare al nord, perché mentre sugli stabilimenti del sud ci sono ancora in campo altri pezzi di progetti, al nord sono in ritardo su un progetto che doveva già essere concluso nel 2025, che inizia ora ma che è sostitutivo e non più aggiuntivo. Quindi non chiuderanno gli stabilimenti complessivi, ma c’è un enorme reparto ad Agrate, di 2.500 persone, che rischia di venire raso al suolo”. Approfondimenti sono stati richiesti anche dalla Uilm: “Sembra essere un piano di sviluppo, però tutti i nostri dubbi non sono stati fugati”, avvisa il segretario generale Rocco Palombella. “L’incertezza sul futuro non ci lascia assolutamente tranquilli e quindi abbiamo deciso di riservarci qualsiasi possibilità di giudizio dopo aver approfondito bene, dopo aver creato tutte le condizioni per capire se effettivamente tutti i siti italiani, compreso Agrate e Catania, che sono quelli più grandi, hanno delle missioni produttive vere”.
Il governo era presente con il ministro Adolfo Urso: “Sappiamo che vi sono stati degli errori sui prodotti da sviluppare, forse dovuti anche agli evidenti squilibri nella governance, ma noi siamo per confrontarci e determinare il Piano Italia”, ha detto al tavolo spiegando che l’intenzione è quella di “riportare il nostro Paese al centro dello sviluppo industriale di una multinazionale a controllo pubblico, che è nata in Italia, nella mia Sicilia, ed è diventata poi una grande multinazionale europea che condividiamo con la Francia in una logica di mercato”. Martedì sera, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva ritirato il sostegno all’amministratore delegato Jean-Marc Chery e al team dei dirigenti: “La posizione dell’azionista italiano è chiarissima, tra l’altro testimoniata dal comportamento della dirigenza stessa che ha venduto le azioni che deteneva il giorno prima di annunciare i risultati negativi, condividiamo totalmente il giudizio che si sono autodati gli interessati, il comportamento dell’azionista italiano da ora in poi verso questa dirigenza sarà di critica e opposizione”.