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Turchia, non si ferma la repressione contro la stampa: arrestati due giornalisti d’inchiesta

Blitz a Istanbul nelle case di Timur Soykan e Murat Agirel: sono accusati di "minaccia e ricatto". Le opposizioni: "Erdogan vuole intimidire i giornalisti che criticano il governo"
Turchia, non si ferma la repressione contro la stampa: arrestati due giornalisti d’inchiesta
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Timur Soykan e Murat Agirel, due noti giornalisti d’inchiesta, sono stati arrestati nelle loro abitazioni a Istanbul, in Turchia, con l’accusa di “minaccia e ricatto”. A quanto si apprende dal quotidiano turco Hürriyet, il raid della polizia – durante il quale sarebbero stati sequestrati telefoni, computer, dischi rigidi e altre attrezzature digitali – è stato condotto nell’ambito di indagini della procura generale di Istanbul: il motivo dell’arresto e della detenzione dei giornalisti riguarda la possibilità che i sospettati potessero distruggere, alterare o nascondere prove durante lo svolgimento dell’inchiesta. Gli arrestati, condotti al quartier generale della polizia di Istanbul dopo alcuni controlli in ospedale, potrebbero essere trattenuti fino a quattro giorni. Non sono state ancora rese note le date per il processo.

Sul fatto si è pronunciato il legale di entrambi i giornalisti, Enes Ermaner, che ha protestato contro gli arresti dicendo che erano stati presi accordi con il pubblico ministero per consentire loro di rilasciare dichiarazioni volontarie giovedì: “La detenzione di persone che hanno preso un appuntamento per testimoniare e che sono note per venire a testimoniare non solo è illegale, ma dimostra anche chiaramente che viene applicato il diritto penale militare“, ha commentato su X. “Le bande perderanno, il popolo vincerà. Tutto questo finirà”, avrebbe gridato Soykan mentre veniva portato alla sede di polizia.

In risposta agli arresti, Burhanettin Bulut, vicepresidente del Partito Repubblicano del Popolo (CHP), ha dichiarato che “l’unico scopo di coloro che hanno fatto vivere alla Turchia queste brutte immagini e hanno usato la magistratura come un’arma è quello di intimidire i giornalisti che criticano il governo e i media liberi”. Il fatto arriva come ennesimo atto repressivo in un periodo – iniziato ancora il 19 marzo con l’arresto del sindaco di Istanbul, principale candidato anti-Erdogan – di generale caos e pesanti proteste in Turchia. La sinistra democratica ha commentato l’arresto come “il prezzo per aver denunciato le ingiustizie e la corruzione dietro il colpo di Stato, e per aver portato alla luce atti illegali”.

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