“La morte fisica potrebbe non essere la fine della nostra esistenza”. Chris Carter, filosofo formatosi a Oxford, riapre il dibattito sull’aldilà. Lo fa attraverso il suo libro “The Case for the Afterlife”, in cui raccoglie testimonianze, esperienze di pre-morte, ricordi di vite passate e comunicazioni medianiche. Il testo ruota attorno ai messaggi di Frederic Myers, poeta e cofondatore della Society for Psychical Research, che, secondo quanto riportato, avrebbe trasmesso, vent’anni dopo la sua morte, descrizioni dettagliate di un “oltre” diviso in sette piani.
Secondo quanto scrive Carter, Myers raccontava che tutto parte dalla Terra, e prosegue con una sosta in un luogo chiamato Ade, descritto come “un luogo di riposo temporaneo”. Qui l’anima si fermerebbe per un tempo variabile, “a seconda di quanto riposo abbiamo bisogno”. Da lì, il viaggio proseguirebbe verso altri livelli, come il “terzo piano”, in cui “comunità di individui con idee e gusti simili si riuniscono e vivono in ambienti reciprocamente costruiti”. E chi preferisce la solitudine? Anche per loro, spiega Myers, ci sarebbe spazio: “chi preferisce trascorrere del tempo da solo potrebbe vivere in un ambiente adatto ai propri gusti”.
Carter riporta anche i dettagli di altri piani, tra cui Eido, un livello “simile alla Terra, ma con colori e panorami più belli di quanto si possa immaginare”, e poi il “Piano della Fiamma”, il “Piano della Luce”, fino all’Out-Younder, dove “non si risiede più in corpi fisici”, ma si è “luce bianca”. Frederic non avrebbe mai raggiunto questi ultimi livelli, ma li descrive tramite ciò che, a suo dire, gli è stato comunicato da chi ci è arrivato.
“I livelli inferiori – aggiunge Carter – sono descritti come oscuri, cupi, desolati”, abitati da chi ha “condotto una vita egoista e malvagia”. E qui, il tempo dipenderebbe solo da quanto ci si mette a “lasciare andare il proprio egoismo”.