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Mantovano e Giuffrè vogliono giudici ibernati: il loro bavaglio straccia la Costituzione

Non è la separazione delle carriere la vera minaccia che incombe sui giudici: c’è molto di più in arrivo dal governo Meloni. Due evidenze sono già sul tavolo
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Non è la separazione delle carriere la vera minaccia che incombe sui giudici. C’è molto, ma molto di più in arrivo dal governo Meloni. Un progetto che dissolve la Costituzione e straccia l’attuale assetto dello Stato. Per chi crede nella Carta entrata in vigore il primo gennaio del 1948 si tratta di una sovversione profonda. Che evoca una parola forte, una minaccia istituzionale. Che, per la sua enorme portata, non può tradursi solo in una strisciante manovra legislativa, ma dovrebbe passare per il Parlamento.

Che accade? E dove sono i segnali che rivelano le intenzioni del governo? Due evidenze sono già sul tavolo. A partire dall’intervento di Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza che ancora veste la toga, di fronte alla platea del Consiglio nazionale forense. Da leggere e meditare riga per riga. Un vero manifesto anti-giudici, pensato, scritto e letto da un magistrato che scatena gli avvocati e rivela l’obiettivo recondito delle leggi meloniane sulla giustizia, togliere progressivamente ai giudici il potere d’interpretare le leggi, costringendoli a essere solo “la bocca della legge”, applicata con un copia e incolla, negando qualsiasi aggancio con le Corti europee.

In questa strategia non è certo un caso se il ministro della Giustizia Carlo Nordio sia proprio un ex magistrato. Perché egli stesso rappresenta la mutazione genetica di una toga, il suo sganciamento dalla Costituzione, il suo diventare cieco e obbediente al potere politico. La prova? Ce sono almeno due in bella evidenza. Il caso Delmastro, quando Nordio glissa clamorosamente sulla sua rivelazione delle carte riservate di via Arenula nel caso Cospito. E il caso Almasri, quando non solo Nordio dimentica le leggi italiane, ma pure quelle che legano il nostro Paese alla Corte penale internazionale dell’Aja. Nordio è l’ex pubblico ministero ridotto a un mutante che incarna il futuro magistrato sottoposto al potere politico.

Ce ne sarebbero di passaggi da citare nell’intervento di Mantovano davanti agli avvocati, ma ne basta uno. L’attacco a quella che il sottosegretario definisce la “giurisprudenza creativa”, e cioè un “aggiramento della volontà popolare attraverso la strada giudiziaria, con la creazione delle norme per via giurisprudenziale, la sostituzione delle scelte del giudice a quelle del governo, la selezione per sentenza di chi deve governare“. Insomma: “La tendenza delle Corti a incidere direttamente sulla rappresentanza degli elettori”. E per usare ancora le sue parole “l’interdizione per via giudiziaria dell’azione di governo su materie politicamente sensibili”. E poiché il sottosegretario si è reso conto che tutti i giudici, e non certo solo le “toghe rosse“, applicano le leggi interpretandole, parla di un “ormai cronico sviamento della funzione giudiziaria che deraglia dai propri confini e decide, insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili e chi quelle politiche deve applicare”.

I giudici dunque vanno ibernati. Chiusi nei loro uffici. Isolati dalla società a cui appartengono. Privati del loro diritto di essere anche cittadini italiani. Ed è pronto all’ordine di scuderia il consigliere laico del Csm Felice Giuffrè, che ovviamente fa parte della squadra dei meloniani. Eccolo chiedere ai colleghi di palazzo Bachelet di occuparsi subito delle “linee guida sulla partecipazione dei magistrati a eventi pubblici” ovviamente negandone la possibilità. Che viene sacrificata sul falso altare del “rispetto dell’interesse costituzionale alla garanzia del prestigio, della credibilità, dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura“. È il manifesto che annuncia il futuro giudice “muto”, ibernato per sempre nella sua toga.

Inutilmente l’ex pm Nello Rossi, in uno “spillo” su Questione giustizia (la rivista di Md), gli ricorda che esiste la Costituzione a garantire i diritti di tutti, giudici compresi. Ma il team di Palazzo Chigi vuole altro. Giudici addomesticati e obbedienti alla politica come nei paesi autoritari. Ne abbiamo di esempi in Europa. I modelli sono quelli. E dunque, se va avanti così, addio alla Costituzione italiana.

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