Black Bag, un ‘doppio gioco’ di specchi. Soderbergh indaga la coppia come un’operazione di intelligence

Omnia vincit amor, sentenziava Virgilio nella decima Ecloga, l’amore batte tutto. In Black Bag, Steven Soderbergh prende il Vate veramente alla lettera, e lo lancia contro i servizi segreti britannici come una granata ma ricamata. Nel suo ultimo film, il regista di Traffic e di Ocean’s Eleven torna a giocare con il genere spionistico con la sua solita classe rarefatta cui il protagonista Michael Fassbender dà un volto perfetto, ancorché sosia del giovane Ennio Morricone.
Per Black Bag si intende il mistero, l’off limit che ogni servizio segreto impone ai suoi membri ma in questo caso si mescola e si confonde con tutto quello che anche all’interno di una coppia spesso non si può proprio dire.
Al centro della storia, infatti, una coppia britannica di agenti segreti – George e Kathryn (Fassbender e una sempre stupenda Cate Blanchett), che si amano, si sospettano, si manipolano ma si proteggono sempre, con una complicità che nemmeno i migliori algoritmi di sorveglianza riescono a decifrare.
Lui deve scoprire chi tradisce il Regno Unito. Forse è proprio lei che, forse, tradisce anche lui. O forse no. Il capo dell’MI6 (Pierce Brosnan, finalmente promosso a M) sospetta di entrambi. Nel dubbio, li fa interrogare, spiare, incastrare. Ma il vero mistero non è chi menta al governo, bensì chi, dei due, stia fingendo di mentire per proteggere l’altro che finge di tradire per ingannare chi crede di avere il controllo. Un rebus da manuale… o da terapia di coppia.
Quello tra George e Kathryn è un vero e proprio gioco di specchi. Spie, amanti, complici, manipolatori? La risposta è: tutte le precedenti. Ma, soprattutto, i due sono “soci in affari nel sabotare l’intero impianto narrativo del thriller spionistico” perché a ogni snodo classico, loro rispondono con un bacio, una battuta secca o una mossa a sorpresa che rimanda all’intimità domestica: “Cara, hai lasciato la chiave criptata nella credenza?”.
Soderbergh, del resto, si diverte con continue inversioni di marcia. Ci aspettiamo tensione? Arriva la battuta; attendiamo una sparatoria? Ecco una cena a lume di candela. Infatti, le coppie sono ben tre in questa storia, tutti spioni, con tanto di cene che certo non scolorano in fatto di segreti di fronte a quella di Perfetti Sconosciuti.
Cate Blanchett è fredda e luminosa come una vodka ghiacciata; Fassbender altalena tra il marito adorante al sospetto ideale, che per di più indaga sulla propria moglie.
Mentre il film si contorce tra doppie identità e archivi compromettenti, la relazione tra i due diventa la vera operazione di intelligence: ogni sguardo è un codice, ogni battuta una disattivazione. Quando si ritrovano – nonostante tutto – a proteggersi a vicenda, la missione cambia: non devono più salvare il mondo, ma salvare il “noi”. Insomma, la vera arma letale è la coppia ben sincronizzata. Come insegnavano i terribili coniugi Underwood di House of cards, in un mondo dove tutto è tracciabile, la vera micidiale zona d’ombra non è il tradimento del proprio paese ma il matrimonio.
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