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Chi sono e da dove vengono le élite economiche globali? Lo studio che apre la scatola nera del potere

I risultati preliminari del World elite database, in cui 70 ricercatrici e ricercatori guidati da Mike Savage della London School of Economics hanno raccolto e per la prima volta reso comparabili le informazioni sulle élite economiche di 16 grandi Paesi che producono il 54% del pil globale
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Il potere economico in Italia è in mano a un gruppo di poco più di 330 persone, per l’89% uomini, mediamente vicini ai 60. Ma, sorpresa, gli Stati Uniti battono la Penisola quanto a gerontocrazia: lì l’età mediana di grandi manager, super ricchi, politici e burocrati che tirano le fila dell’economia arriva a 62 anni. Quanto al gender gap, in Francia e Germania – ma anche in Cina – la quota di donne che fanno parte del gotha è più bassa che da noi. Conferme e dati inattesi che arrivano dai risultati preliminari del World elite database, in cui 70 ricercatrici e ricercatori guidati dal sociologo Mike Savage della London School of Economics hanno raccolto e per la prima volta reso comparabili le informazioni sulle élite economiche di 16 grandi Paesi che producono il 54% del pil globale e in cui vive il 74% dei miliardari mondiali. Obiettivo finale, aprire la scatola nera di un potere che impatta sulla vita di molti lavoratori, plasma il mercato, sposta risorse ingenti.

Il primo frutto è un paper (Varieties of Economic Elites? Preliminary Results From the World Elite Database) che offre uno spaccato inedito su chi sono e da dove arrivano i membri della classe dirigente economica. Per delimitarne i confini la ricerca adotta tre criteri: nel gruppo entrano i presidenti e ad delle maggiori società quotate e non quotate, gli individui più ricchi di ogni Paese (in particolare chi ha un patrimonio che supera la metà della capitalizzazione media delle tre società più piccole dell’indice azionario principale del Paese) e quelli che hanno posizioni apicali negli organi regolatori dell’economia nazionale. Incrociando i requisiti, ne esce un elenco di 3.543 individui. In Italia se ne contano 336, tra cui 239 supermanager e 33 “Paperoni”.

Non stupisce il fatto che nella stanza dei bottoni ci siano per lo più di uomini, relativamente anziani. “L’Italia non fa eccezione rispetto a età e genere, ma non è il fanalino di coda o quantomeno è in buona compagnia”, spiega Joselle Dagnes, professoressa associata del dipartimento di Culture, Politica e Società dell’università di Torino, che è tra gli autori del paper. La Penisola registra infatti un 11% di donne nel gruppo d’élite: Stati Uniti, Danimarca, Portogallo e Svizzera hanno quote simili. Tassi più alti si vedono solo nel Nord Europa, ma anche la Norvegia, prima della classe, si ferma poco sopra il 20%. Misero risultato in un contesto celebrato per essere particolarmente attento all’empowerment femminile e alla conciliazione vita-lavoro.

Quanto all’età, la mediana delle élite italiane – 59 anni – è simile a quella di Francia, Germania e Argentina. Detto della gerontocrazia Usa, i “Paesi per giovani” sono invece quelli “con una più recente apertura all’economia di mercato”, continua Dagnes, una dei tre italiani che contribuiscono al database insieme a Paola Arrigoni, ricercatrice di sociologia politica all’Università di Bologna, e Bruno Cousin, professore associato di sociologia economica a Sciences Po. “Polonia (55,5 anni) e Cina (55 anni), dove il 7% dei membri delle élite è addirittura under 40“. I due paesi sono anche gli unici in cui i regolatori dell’economia tendono ad essere più vecchi di proprietari e manager d’impresa.

Da dove viene la classe dirigente economica? Nella maggioranza dei paesi inseriti nel database soprattutto da grandi metropoli e importanti centri politici o economici. Diversa la situazione dell’Italia, che si conferma Paese “dei distretti industriali e delle pmi diffuse”, racconta Dagnes. “È infatti da queste aree che proviene la maggioranza delle élite economiche nostrane (55%), dato che ci differenzia dagli altri Paesi. E c’è una quota importante di nati in zone non urbane (24%)”. Se poi Gran Bretagna, Cile e Svizzera si distinguono per il maggior numero di membri dell’élite nati all’estero, circa il 30%, “in Italia l’élite economica è decisamente autoctona: gli stranieri sono meno del 10%”.

Per quanto riguarda i titoli di studio, “la comparazione non è sempre facile a causa delle differenze esistenti tra i cicli scolastici nei diversi paesi”. Ad esempio, l’Italia è, insieme a Gran Bretagna e Argentina, tra i paesi in cui sembra più diffusa tra le élite una laurea triennale invece che un percorso magistrale (di cinque anni), “ma questo deriva in realtà dal fatto che i processi di equiparazione dei titoli di studio equiparano le “vecchie” lauree quadriennali a una triennale (bachelor) e non a una quinquennale (master)”. In ogni caso, come prevedibile tra le élite globali prevale la formazione universitaria. L’Italia, in cui la quota di laureati è molto bassa rispetto al resto della Ue, “si colloca tra i Paesi con una maggiore quota di élite non laureate (12%) e una minore con dottorato (solo il 7%)”.

Nel complesso, dal paper emerge come i modelli di “reclutamento” dell’élite economica siano molto differenziate tra Stati. ma al tempo stesso è complicato individuare tendenze univoche. La Norvegia è il Paese in cui il soffitto di cristallo che penalizza le donne sembra operare di meno, ma “è anche tra i più chiusi verso gli stranieri e meno orientato verso coloro che hanno conseguito un dottorato”, nota Dagnes. Un altro esempio è la Cina: “La sua élite economica è di gran lunga la più giovane, ma anche la più dominata dagli uomini e dai nativi”. Per questo il lavoro dei ricercatori, che sperano di coinvolgerne altri in tutto il mondo per ampliare l’elenco dei paesi coperti, proseguirà con approfondimenti su origini geografiche, modelli educativi, collegamento tra rapporti di genere e istituzioni, partecipazione delle élite nazionali ai forum in cui si decidono le politiche globali. E, in potenza, un’esplorazione a livello qualitativo delle élite di singoli Paesi o settori.

Immagine realizzata da AI

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