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Nucleare, l’Iran smentisce i colloqui con gli Usa a Roma: “Resteranno in Oman”

Ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva confermato la notizia diffusa da Axios secondo cui il secondo round di trattative si sarebbe svolto nella Capitale
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“Abbiamo ricevuto la richiesta da parte delle parti interessate, da parte dell’Oman che svolge il ruolo di mediatore e abbiamo dato una risposta positiva. Siamo pronti ad accogliere, come sempre, incontri che possono essere portatori di risultati positivi, in questo caso sulla questione nucleare. Roma si conferma capitale di pace e di mediazione”, aveva detto ieri Antonio Tajani confermando la notizia diffusa dal sito statunitense Axios secondo cui il secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Iran si sarebbe svolto nella Capitale. Invece nella notte è arrivata la smentita di Teheran.

Anche il prossimo round di negoziati si terrà a Mascate, in Oman, ha fatto sapere l’agenzia statale iraniana Irna, secondo cui il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran, Esmaeil Baqaei, ha dichiarato che, a seguito di consultazioni, è stato deciso di tenere il prossimo round di colloqui nella capitale dell’Oman il 19 aprile. Delegati dell’Iran e degli Stati Uniti avevano già tenuto un breve round preliminare di colloqui indiretti a Mascate il 12 aprile.

L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha indicato che i colloqui in corso si stanno basando su un elemento chiave dell’accordo sul nucleare del 2015, firmato durante l’amministrazione Obama e poi abbandonato da Donald Trump. L’obiettivo statunitense sembra essere quello di limitare l’arricchimento dell’uranio iraniano, anziché smantellare completamente il programma atomico del Paese, come richiesto da Israele. “L’Iran non ha bisogno di arricchire oltre il 3,67%“, ha dichiarato Witkoff a Fox News, facendo riferimento ai livelli attuali del 60% e 20% raggiunti da Teheran. L’inviato ha sottolineato che l’arricchimento oltre quei limiti è incompatibile con un programma civile e ha anticipato che i prossimi colloqui si concentreranno sulla verifica tecnica dell’arricchimento e, in seguito, su eventuali componenti legate alla possibile militarizzazione del programma.

Trump, che nel suo primo mandato da presidente Usa nel 2018 si ritirò unilateralmente dall’accordo del 2015, ha riportato l’Iran al centro dell’attenzione da quando è tornato in carica a gennaio. A marzo, ha inviato una lettera alla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, chiedendo colloqui sul nucleare – il programma che Teheran afferma essere solo civile, energetico, ma che l’Occidente e Israele sospettano da due decenni che nasconda una corsa sottotraccia per ottenere armi atomiche – e evocando possibili azioni militari in caso di rifiuto da parte di Teheran.

Nelle ultime ore, il capo della Casa Bianca ha ribadito la linea dura nei confronti di Teheran. Durante un incontro alla Casa Bianca con il presidente salvadoregno Nayib Bukele, Trump ha dichiarato: “Non possono avere un’arma nucleare, e devono agire in fretta, perché ci sono abbastanza vicini. E non l’avranno”. “Se dovremo fare qualcosa di molto duro, lo faremo. E non lo faccio per noi, lo faccio per il mondo. Queste sono persone radicalizzate e non possono avere un’arma nucleare”, ha aggiunto.

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