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Strage di Sumy, l’analista: “Putin sa che Trump ha fretta, quindi rilancia. L’Ue tenterà di cavalcare l’onda emotiva”

Marco Di Liddo, direttore del Cesi, legge nel massacro la strategia del Cremlino per mettere pressione a Washington. "Ma il trend della guerra non cambierà"
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La strage di Sumy arriva in un contesto di guerra che, da settimane, sembrava aver subìto una svolta in direzione di possibili colloqui. Zelensky aveva accettato la possibilità di una tregua, Trump invoca la pace da mesi, poi Putin compie questo massacro.

Marco Di Liddo, lei è direttore del Cesi, Centro studi internazionali: che spiegazione si dà?
Non mi sorprende affatto. Non è il primo attacco del genere compiuto in più di tre anni di guerra. Assume un valore simbolico solo perché è stato condotto nella Domenica delle Palme. Questo ci dice che la campagna militare proseguirà inalterata fino a quando Mosca non vedrà sul tavolo condizioni favorevoli a un negoziato. L’aspettativa di colloqui a breve termine è più radicata nel fronte euroatlantico che in Russia. Inoltre, come un abile giocatore di poker, Putin sa che Trump ha fretta di chiudere e quindi rilancia.

Il contesto però è diverso da quello degli scorsi tre anni di guerra.
È vero che si sono parlati, che l’inviato speciale americano Witkoff si è recato in Russia, che ci sono stati colloqui indiretti, ma pensare che questo possa davvero aver invertito il trend della guerra è un errore di prospettiva. Vuol dire guardare il conflitto da un punto di vista troppo occidentale. Basta guardare il campo di battaglia: Mosca continua con la sua guerra e a guadagnare lentamente terreno.

Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano, Brian Huges, ha detto che “l’attacco è un promemoria della necessità di negoziare”. Dopo questo attacco non sarà facile spiegarlo a Zelensky…
La politica è l’arte del possibile e della persuasione. Trump dice a Zelensky ciò che ripete da mesi: “Non vedi che la tua popolazione continua a morire? Metti fine a questa guerra”. Bisogna poi vedere se effettivamente gli ucraini la pensano come Trump, se la popolazione è disposta alla pace a qualsiasi condizione.

In questo momento Putin ha bisogno di allungare la guerra?
Non c’è un vero e proprio bisogno, anche perché i fattori non sono cambiati. Questa rimane una guerra di logoramento, con la Russia che riporta conquiste ridotte. Il vero vantaggio di Putin, che lui stesso è stato abile a costruirsi con un lavoro di propaganda e intelligence, è quello sulla percezione. Sembra che stia per vincere questa guerra, quando invece siamo in una situazione di equilibrio, se si guardano i dati sulle conquiste territoriali. Certo, questo gioco sulla percezione serve a fargli guadagnare punti a un eventuale tavolo negoziale.

Questo ultimo crimine di guerra rischia però di congelare i colloqui. Non teme un ‘effetto Bucha’?
Secondo me non esiste alcun effetto Bucha. Allora ci fu sdegno, è vero, ma questo non portò a un’immediata accelerazione del sostegno euroatlantico all’Ucraina. Altro esempio, le immagini di Gaza devastata hanno per caso provocato un cambio di posizione dell’Occidente? No. E avverrà lo stesso anche in questo caso. Ne parleranno per settimane, denunceranno la ferocia dell’attacco di Putin e poi proseguiranno per una strada che è già tracciata da mesi. Anche perché l’opinione pubblica, è triste dirlo, è ormai abituata.

Stando alle dichiarazioni dei leader Ue, però, sembra il contrario. C’è già chi invoca maggiore sostegno all’Ucraina e un aumento della pressione su Mosca.
Le politiche di sostegno dell’Ue all’Ucraina hanno adesso un argomento in più, ma è sempre pericoloso basare una strategia su episodi emotivamente impattanti, anche se aiutano nell’opera di convincimento dell’opinione pubblica.

Solo propaganda anche questa?
C’è un chiaro tentativo dell’Europa di cavalcare l’onda emotiva, ma le decisioni che prenderanno erano già state decise.

Nei mesi scorsi le attività militari di Mosca si sono concentrate soprattutto nel Donetsk, dove lentamente ma gradualmente l’esercito russo ha continuato a conquistare villaggi. Nelle ultime settimane la pressione si è spostata anche sul fronte di Sumy e Kharkiv. È in corso un cambio di strategia?
La strategia rimane la stessa, ma cambiano i fronti sui quali si esercita pressione, anche per stressare diversi punti della linea ucraina. Un obiettivo è quello di concentrarsi anche a Nord per evitare incursioni in territorio russo come successo nel Kursk (Zelensky ha recentemente annunciato la presenza di truppe ucraine nella regione russa di Belgorod, ndr) e creare la famosa zona cuscinetto promessa fin dall’inizio da Vladimir Putin. Ma non credo che vedremo prossimamente incursioni in profondità da parte dei russi.

Quindi, per concludere, Putin aumenta la pressione perché sa che Trump ha fretta di finire questa guerra?
Esatto, è un gioco psicologico molto sottile. Sa che Trump ha fatto promesse che non sta mantenendo e cerca di portarlo a fare pressione su Kiev affinché accetti condizioni che al tavolo negoziale risultino più vantaggiose possibili per la Russia.

In questo senso vanno interpretate le ultime dichiarazioni di Trump secondo cui la colpa di questa guerra è di Biden e Zelensky che “hanno permesso che scoppiasse”?
È la litania che ripete fin dall’inizio. A me fanno più impressione le sue dichiarazioni che rilanciano la presunta versione russa di un “errore” riguardo all’attacco di Sumy.

X: @GianniRosini

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