Sumy sì, Gaza no: il doppio binario di una informazione ormai distorta

di Riccardo Bellardini
Condivido il pensiero espresso dal professor Alessandro Orsini in un suo post pubblicato ieri su Facebook, quando, facendo notare il solito squilibrio, il solito inquietante doppio binario del mainstream mediatico, parla di morte morale dell’Occidente.
Ha ragione. L’orrenda strage russa a Sumy e le follie di Trump hanno oscurato lo sterminio dei palestinesi in corso in Medioriente. Questo è inaccettabile. Mentre, in una logica di sana informazione, avremmo dovuto vedere le due tragedie, il bombardamento russo nella Domenica delle Palme e la distruzione israeliana dell’ultimo ospedale a Gaza, fianco a fianco sulle prime pagine, con lo stesso sdegno, lo stesso pathos emotivo, ci siam trovati di fronte al solito show di un’informazione che a questo punto, come sostiene il professore, oltre ad esser considerata distorta si potrebbe definire addirittura corrotta.
La distruzione dell’ospedale Battista nella Striscia è divenuta una notizia di terza fascia. Addirittura, in una sublime edizione del Tg1 della sera di domenica, la notizia è stata infilata dentro un calderone in cui il focus era sulla “strategia militare” dello Stato d’Israele, quindi una strategia militare è da considerarsi un qualcosa di vagamente legittimo, dunque lo sdegno è già minore, nonostante l’Onu abbia denunciato la presenza a Gaza di una situazione “post-apocalittica”.
Cos’è una situazione “post-apocalittica”? A me viene da pensare ai film di fantascienza, a scenari che hanno dell’incredibile, a zone in cui la vita umana diviene impossibile, ecco, Gaza oggi è questo, a Gaza oggi la vita umana è divenuta impossibile grazie alle ripetute azioni di fuoco dello Stato d’Israele, su cui i leader occidentali non proferiscono alcuna vera parola di condanna e non intraprendono azioni concrete, come le sanzioni, di cui invece è stata imbottita la Russia. Questa è purtroppo la drammatica e cruda realtà.
Per il Tg1 il fronte mediorientale non è venuto subito dopo la pagina fiume sull’orrore di Sumy, come sarebbe dovuto avvenire. Erano più importanti i mitici jeans, e i dazi trumpiani che li andranno ferocemente a colpire. A tal proposito il principale organo d’informazione della televisione di stato trasmetteva un servizio sui Levi’s, sui loro ambasciatori principali Beyoncé e Timothée Chalamet, interprete del biopic su Dylan, con toni da rubrica gossippara, parlando dell’impatto delle tariffe del tycoon su quell’indumento, divenuto col tempo compagno irrinunciabile delle nostre vite. Solo dopo si può parlare di Gaza, senza pathos emotivo, fredda cronaca, come se tutto fosse normale.
Solo dopo, quindi, inebriati da toni leggiadri, saremmo tentati di considerarla una faccenda di poco conto, di gravità minore rispetto al fronte ucraino.
Se condivido le parole di Orsini sulla morte morale dell’Occidente, non condivido il successivo passaggio in cui sostiene che non siamo nelle condizioni di condannare moralmente la strage di Sumy. E’ doverosa la condanna di una strage del genere, senza se e senza ma. Siamo nelle condizioni di condannarla, ne siamo in grado come cittadini che non dimenticano altri orrori indicibili, di proporzioni spaventose, come invece fanno i nostri esimi e sublimi rappresentanti.
Come cittadini con gli occhi aperti siamo in grado di condannare la mattanza di Sumy, non dimenticando altri orrori come quello che avviene in Palestina, debitamente ignorato da un’informazione più occupata a fomentare animi guerrafondai contro la Russia. Come cittadini con gli occhi aperti non possiamo non condannare ferocemente chi bombarda ospedali, chi spara ai bambini mirando al petto, con lo stesso sdegno con cui condanniamo le azioni di Putin.
Gran parte dell’informazione invece, sta giocando con queste vite. Dipinge esistenze di serie A e serie B. Gran parte dell’informazione ha scelto la sua via: distrarre le masse. Dunque se abbiamo gli occhi aperti, apriamoli ancor di più. Non facciamoci distrarre. Non cadiamo nell’ennesima trappola.
Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano