Fare giustizia è un dovere di ogni Stato di diritto e un nostro solenne impegno nei confronti di chi – 50 anni fa – perse la vita in piazza della Loggia, in nome della difesa delle istituzioni democratiche”. È il 28 maggio – anniversario della strage di Brescia, 8 morti e un centinaio di ferito – e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, promette rinforzi e aiuti al Tribunale. I vertici giudiziari in più occasioni hanno chiesto un supporto per affrontare il carico di fascicoli e processi anche estremamente complessi come quello sull’attentato quando una bomba esplose in un contenitore della spazzatura durante una manifestazione antifascista indetta per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona. Ma a oggi la situazione non è cambiata, anzi stando alle parole del presidente della Corte d’Assise di Brescia, Roberto Spanò, è peggiorata.

“La situazione a livello di presenze di giudici non è migliorata, ma è addirittura peggiorata. La nostra volontà – ha detto il giudice – è comunque quella di celebrare il processo e concluderlo in tempi contenuti”. Spanò aveva già manifestato nei mesi scorsi le difficoltà a poter affrontare un processo tanto impegnativo a causa della mancanza di giudici nella sezione che presiede. Una settimana fa i vertici della giustizia bresciana avevano pubblicamente manifestato preoccupazione perché nonostante le ripetute rassicurazioni e gli annunci da parte del ministero della Giustizia a Brescia non sono ancora stati inviati nuovi giudici.

Il grido d’allarme da Brescia – Il 4 giugno l’appello al Guardasigilli dopo le sollecitazioni, rispettivamente il 2 e il 13 maggio avanzate al Csm. “I processi per la strage sono molto complessi e richiedono uno sforzo eccezionale, che verosimilmente impegneranno in via esclusiva i rispettivi collegi giudicanti per almeno un anno. Per poter garantire il rapido e regolare svolgimento dei due processi, i magistrati addetti alla loro celebrazione dovranno necessariamente essere sostituiti da altri colleghi per quanto riguarda lo svolgimento della normale attività’ giurisdizionale” avevano detto il procuratore generale Guido Rispoli e il presidente della Corte d’appello Antonio Matano. La richiesta dei vertici della giustizia bresciana riguarda quattro magistrati da altri distretti. “In quello di Brescia non è possibile attingere – hanno spiegato – la coperta è troppo corta. Lo è da tempo immemore. Se vogliamo che i processi si celebrino in tempi celeri, come ha chiesto lo stesso presidente Mattarella, serve un intervento. Altrimenti l’accertamento della verità sui tragici fatti di 50 anni fa non potrà che essere a singhiozzo”. E infatti oggi la Corte, dopo aver rigettato l’eccezione della difesa di Roberto Zorzi che aveva chiesto di annullare il rinvio a giudizio, ha disposto un rinvio a dopo l’estate.

La promessa di Nordio – Ma cosa aveva detto il ministro nel giorno del cinquantesimo anniversario del massacro? “Cinquanta anni fa, con la bomba di piazza della Loggia, i terroristi vollero attaccare il cuore della Repubblica, uccidendo cittadini richiamati dal bisogno di partecipazione alla vita democratica. Dopo mezzo secolo e tantissimi processi, la giustizia è riuscita ad accertare responsabilità e matrice di quella vile strage ed è tuttora impegnata – con nuovi dibattimenti – ad assicurare tutte le risposte ai familiari delle vittime e alla comunità intera. In questo percorso, il ministero della Giustizia sarà sempre al servizio degli uffici giudiziari, come ho voluto ricordare in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario proprio dal distretto di Brescia, scelto anche per il valore simbolico di questo anniversario e dell’impegno tutt’ora in atto per arrivare ad una verità completa sulla strage. Solo nell’ultimo anno, sono stati inviati a Brescia sette nuovi magistrati, entro giugno arriveranno altri addetti dell’ufficio per il processo (139) e altro personale amministrativo già è stato assunto (51 unità, più 74 nei prossimi mesi), mentre la digitalizzazione degli atti giudiziari di quella stagione offre ulteriori preziosi tasselli alla memoria e alla ricostruzione di quegli anni bui”.

Il processo e la polemica – Dopo Marco Toffaloni lo scorso 13 novembre anche Roberto Zorzi, entrambi accusati di aver avuto un ruolo operativo nella strage di piazza della Loggia, era stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza del tribunale di Brescia. Per gli inquirenti Zorzi, che è cittadino americano, vive negli Usa, ed è titolare di un allevamento di dobermann chiamato Il littorio, è stato uno degli esecutori materiali dell’attentato.

Secondo la procura di Brescia, lui e Marco Toffaloni, all’epoca minorenne e che il 5 aprile 2023 era stato rinviato a giudizio salvo poi retrocedere alla fase dell’udienza preliminare per un errore di notifica, avrebbero messo in piazza della Loggia l’ordigno. Il procedimento contro Zorzi era stato al centro di una polemica politico-giudiziaria perché il gup aveva escluso la costituzione di parte civile del governo sostenendo che fosse stata presentata in ritardo. La Cassazione, a cui la presidenza del Consiglio tramite l’avvocatura dello Stato aveva presentato ricorso, il 29 settembre aveva annullato l’ordinanza del giudice. Per la Procura minorile Toffaloni, che al momento vive in Svizzera, sarebbe stato in piazza quella mattina, con una foto agli atti e una perizia antropometrica a testimoniarlo. Mentre Zorzi è accusato di averne condiviso il piano. Entrambi gravitavano nell’orbita di Ordine nuovo, il movimento di estrema destra extraparlamentare sciolto in base alla legge Scelba per il divieto di ricostituzione del partito fascista, ed erano considerati dagli inquirenti agli ordini del leader veneto Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage insieme all’informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, la cosiddetta “Fonte Tritone”.

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