Non ce l’ha fatta Satnam Singh, il bracciante di 31 anni di origine indiana, che lunedì pomeriggio era rimasto vittima di un incidente sul lavoro in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, a Latina. È morto all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato in gravi condizioni. Aveva perso un braccio, completamente staccatosi dal corpo dopo essere rimasto incastrato in un macchinario avvolgiplastica che compie 4mila giri al minuto. Nell’incidente erano rimasti schiacciati anche gli arti inferiori. Ma invece di ricevere soccorsi, Satnam Singh era stato abbandonato davanti alla sua casa con l’arto tranciato, poggiato sopra una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi. Solo allora, quando le sue condizioni erano ormai critiche, qualcuno ha chiamato il 118 e il bracciante è stato trasportato d’urgenza in eliambulanza al San Camillo, dove è morto mercoledì mattina.

Chi era Satnam Singh e l’inchiesta – Era arrivato in Italia un paio di anni fa, insieme alla moglie, ed era finito direttamente nella zona di Latina, dove c’è una vasta comunità di braccianti provenienti dai Paesi asiatici. Due anni trascorsi a spaccarsi la schiena nei campi per raccogliere, a seconda delle stagioni, cocomeri, meloni, zucchine e ortaggi. Il tutto per pochi spiccioli. Una storia umanamente drammatica, finita in maniera disumana. Una storia di sfruttamento e morte sul lavoro diventata barbarie. E, ora dopo la morte del bracciante, la procura procede, oltre che per omissione di soccorso, anche per omicidio colposo: il titolare dell’azienda agricola per la quale lavorava la vittima è stato formalmente indagato.

Cgil: “Barbarie inaudita” – “Qui non siamo solo di fronte a un grave incidente sul lavoro, cosa già di per sé allarmante ed evitabile, qui siamo davanti alla barbarie dello sfruttamento, che calpesta le vite delle persone, la dignità, la salute e ogni regola di civiltà”, aveva affermato Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina. La segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, parla di “inaudita brutalità frutto del sistema del caporalato e dell’irregolarità in cui releghiamo migliaia di migranti che arrivano nel nostro Paese in cerca di speranza”. Si tratta, aggiunge, di “schiavi della società contemporanea, irregolari, senza permesso di soggiorno, e quindi più ricattabili da chi considera il lavoro solo un profitto e i diritti, come quello all’assistenza, solo degli ostacoli”.

Il silenzio del governo, finalmente rotto – Un incidente sul lavoro sino a alla notizia del decesso circondato dal silenzio della politica e degli eletti nella circoscrizione di Latina, tra cui proprio la premier Giorgia Meloni, che pur in passato ha commentato gravi infortuni. “È stato vittima di un vero atto di barbarie che deve essere perseguito in tutte le sedi. Manifesto anche il nostro impegno a fornire ogni più ampia assistenza alle autorità, così come stiamo facendo dalle prime ore per accertare i fatti e fare in modo che chi li ha commessi venga punito”, dice ora la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone. “Episodi del genere devono indurre le istituzioni ad essere ancora più incisive nel contrasto al lavoro sommerso e nella promozione di una moderna cultura del lavoro, nell’ottica di garantire condizioni dignitose”, rimarca.

Il Pd: “Verità e giustizia” – Per il Pd “è stato ucciso dal caporalato”. Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria dem, rimarca la “drammatica consapevolezza della doppia violenza subita”, quella delle condizioni in cui Singh era costretto a lavorare, non di certo idonee a tutelarlo dal rischio di incidenti” e quella “atroce di chi ha preferito cercare di nascondere le proprie responsabilità al dare soccorso a questo giovane lavoratore, compromettendone inevitabilmente le possibilità di sopravvivenza”. La comunità del Pd, aggiunge Guerra, “pretende verità e giustizia” sul decesso del bracciante che “sarà per noi un ulteriore sprone, non solo a combattere con determinazione il cancro del caporalato, ma anche a pretendere un impegno collettivo senza tregua per contrastare l’agromafia della provincia di Latina”.

La sindaca: “Saremo parte civile” – Di “punto di non ritorno” parla invece la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro alla Camera Valentina Barzotti chiedendo al governo di intervenire. “Vogliamo che il governo decida, una volta per tutte, di ribaltare questo sistema di sfruttamento, violenza e disumanità. Vorrei abbracciare la moglie di quell’uomo e tutti i suoi compagni. Non si può morire così”, dichiara il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi. Il Comune di Latina, ha annunciato la sindaca Matilde Celentano, si costituirà parte civile nel futuro processo per la morte del giovane bracciante: “L’episodio avvenuto nella nostra città costituisce una violazione dei diritti umani fondamentali, della dignità umana e delle norme inerenti la sicurezza dei lavoratori”.

Il magistrato: “Chi chiederà perdono?” – La sindaca ha assicurato il suo “impegno affinché il Comune si faccia fautore assieme a tutte le altre istituzioni, enti e organismi coinvolti della lotta al caporalato, divenuto ormai una vergognosa piaga”. Bruno Giordano, magistrato ex direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro e padre della legge contro il caporalato, si chiede “chi chiederà perdono” per questa morte e sottolinea come “se mentre raccogli la frutta che vogliamo avere fresca al supermercato o mieti il grano per il nostro pane quotidiano, per 3 euro all’ora, a 40 gradi all’ombra, ti strappano un braccio, non chiamano nemmeno un’ambulanza, ti scaricano da un furgone sul ciglio di una strada e buttano il tuo braccio in un campo, e muori dissanguato, sei in Italia, nel paese in cui non dobbiamo disturbare chi ha voglia di fare”.

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