Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Ha ragione Lollobrigida: Satnam Singh è la dimostrazione plastica che il ministro dell’Agricoltura una volta tanto ha ragione. Bracciante indiano, impiegato in nero in un’azienda agricola di Latina, un macchinario avvolgi-nylon gli ha staccato un braccio e invece di portarlo in ospedale il padrone lo ha messo su un furgone e lo ha scaricato insieme al braccio tranciato davanti a casa sua. In perfetta osservanza del principio di spersonalizzazione dei lavoratori che regola lo sfruttamento nei campi: “Mi servi, ti uso. Ti rompi, ti getto”. E’ morto dopo due giorni di agonia.

Ora al suo posto ne arriverà un altro, sarà invisibile quanto lui. Anzi, sicuramente è già arrivato. Alle 4 del mattino andrà a lavorare senza contratto nei campi a 2.5 euro l’ora per far arrivare cocomeri, pomodori e zucchine sulle nostre tavole, tenendo letteralmente in piedi il sistema dell’agroalimentare celebrato da Lollobrigida e dai partiti di destra come fiore all’occhiello del made in Italy. Sarà trattato da oggetto come lui. Lo chiameranno clandestino. Faranno la guerra a quelli che come lui provano ad arrivare in Italia. Intanto lui e le altre decine di migliaia come lui manderanno avanti la preziosa filiera. Poi quando lui morirà – chissà come, questa volta -, al suo posto ne arriverà un altro. E così via.

Ha ragione Lollobrigida. La “sostituzione etnica” è una realtà.

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