Due neonati gemelli, di nome Asser e Ayssel, sono stati uccisi martedì in un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza centrale, mentre il loro papà era andato a ritirare i certificati di nascita. Lo ha riportato l’Agenzia Anadolu. Questa storia ha fatto il giro del web, sconvolgendo enormemente coloro che da 10 mesi seguono costantemente le notizie provenienti dalla Palestina e che ancora non hanno scelto di normalizzare le atrocità commesse da Israele e dai suoi sostenitori occidentali ai danni del popolo palestinese.
I due piccoli erano venuti al mondo solo sabato nella città di Deir Al-Balah, ma un attacco contro il loro appartamento ha infranto in un istante la gioia della loro nascita. “Ho appena ritirato i certificati di nascita per i miei bambini, Aysel e Asser,” ha raccontato tra le lacrime Mohammad Abu Al-Qumsan, il padre. “Sono nati il 10 agosto. Ero fuori casa, occupato a sistemare i documenti, quando ho ricevuto la chiamata… Non potevo immaginare di trovarli tutti morti.”
Mohammad e sua moglie, Jumana Arafa, avevano da poco accolto i loro gemelli nel mondo dopo un difficile parto cesareo. Erano stati costretti a lasciare la loro casa nel nord di Gaza, ma nonostante il genocidio a cui stavano cercando di sopravvivere, i loro cuori erano colmi di gioia. Guardavano al futuro con speranza, pronti ad abbracciare la vita insieme ai loro due piccoli. Tuttavia, quella speranza è stata crudelmente strappata via dalla furia genocida di Israele. Le urla e il pianto di Mohammad rimarranno sempre impressi nelle menti di chi non si è voltato dall’altra parte in questi mesi.
La guerra di Israele ai bambini palestinesi
Faccio troppa fatica ad accettare il numero di bambini, palestinesi come me, uccisi da Israele e dai suoi alleati in soli 10 mesi.
Secondo il ministero della salute di Gaza, 16.500 bambini sono stati assassinati da Israele dal 7 ottobre ad oggi. Con la recente morte dei due gemelli neonati della famiglia Abu-Qumsan, il numero dei neonati nati e assassinati durante il genocidio è salito a 115. “Con il martirio dei due neonati Asser e Ayseel Abu Al-Qumsan, il numero totale di neonati nati e martirizzati è arrivato a 115. Hanno vissuto solo pochi momenti prima che le loro vite venissero spezzate dai bombardamenti e dall’aggressione,” ha dichiarato il ministero della salute di Gaza sul proprio canale Telegram.
Secondo Anadolu, i dati diffusi dal ministero mostrano che 48 di questi bambini non avevano neanche raggiunto il primo mese di vita, mentre 47 avevano tra l’1 e i 3 mesi, 15 avevano tra i 4 e i 6 mesi, e 5 tra i 6 e gli 8 mesi.
Gli effetti di tutto questo ci perseguiteranno per sempre
La pediatra Jane Crowley, che ha lavorato nella Striscia di Gaza, ha pubblicato un articolo sul quotidiano The Independent in cui accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aver sottratto l’infanzia a un’intera generazione di palestinesi. Secondo Crowley, Netanyahu ha sottoposto i bambini di Gaza a un ciclo continuo di violenza, distruzione e fame, lasciando cicatrici profonde che segneranno per sempre la loro vita.
La dottoressa afferma che il periodo che va dalla gravidanza fino ai tre anni di età è fondamentale per lo sviluppo fisico, emotivo e sociale di un bambino. Durante questa fase, il cervello si sviluppa rapidamente e le interazioni con l’ambiente circostante giocano un ruolo cruciale. L’assenza di sicurezza, di cure mediche adeguate, di nutrizione appropriata e di stimoli necessari per l’apprendimento in questo momento così delicato ha conseguenze gravissime e durature.
Crowley sottolinea inoltre che circa il 70% delle vittime del genocidio sono donne e bambini, con un numero impressionante di giovani vite spezzate dall’esercito israeliano. Le condizioni di sovraffollamento e la scarsità di accesso all’acqua potabile hanno anche contribuito a un aumento dei decessi causati da malattie infettive come la diarrea e la polmonite.
Simon Tisdall, commentatore del The Guardian, avverte che la violenza e il trauma inflitti ai bambini palestinesi avranno conseguenze devastanti a lungo termine. I bambini che sopravvivono a questa crisi, segnati dalla perdita e dalla sofferenza, potrebbero crescere anche nutrendo sentimenti di vendetta e risentimento. La loro esperienza di violenza e privazioni, combinata con la percezione di un mondo che non ha fatto nulla per proteggerli, potrebbe spingere a cercare giustizia attraverso mezzi violenti, a causa della sfiducia nel mondo e nelle istituzioni internazionali. Tisdall sottolinea che le generazioni future, cresciute nel dolore e nell’ingiustizia, potrebbero ripercuotere la loro rabbia e il loro desiderio di vendetta sulle comunità globali e sui responsabili del genocidio.
Per quelli che sopravvivranno a questa guerra, la realtà sarà una dura lotta per andare avanti senza i loro cari. Ghassan Abu-Sitta, un chirurgo palestinese che lavora con Medical Aid for Palestinians a Gaza, definisce ciò che sta avvenendo come una “guerra contro i bambini”. La sofferenza che stiamo vivendo ora lascerà cicatrici indelebili e durature, che plasmeranno profondamente le vite dei palestinesi che sopravvivranno allo sterminio condotto da Israele e dall’Occidente.
La deumanizzazione dei palestinesi: la radice del genocidio
È totalmente sbagliato pensare che il genocidio che sta commettendo Israele arrivi dal nulla. I personaggi pubblici israeliani, nonché molti cittadini, hanno sempre rilasciato dichiarazioni pubbliche che incitano ad uccidere e violentare i palestinesi, anche minorenni. Secondo un rabbino israeliano, Eliyahu Mali, i civili palestinesi di Gaza, comprese donne e bambini, dovrebbero essere sterminati. Mali, che guida la scuola religiosa Shirat Moshe a Jaffa e stava parlando a studenti militari, ha affermato che la legge ebraica, o Halakha, giustificherebbe questo massacro. In un video diventato virale sui social media, Mali ha dichiarato: “Non risparmiare alcuna anima” e ha sostenuto che il principio alla base di questa guerra contro Gaza è quello di eliminare tutti, poiché chi non viene ucciso tenterà di uccidere gli israeliani. Ha giustificato i massacri delle donne e dei loro bambini, sostenendo che le donne sono le responsabili della nascita di “terroristi”.
Mali ha anche affermato che gli anziani sono obiettivi legittimi e ha detto che “non esiste una creatura innocente”, sottolineando che la Torah non fa differenze tra bambini e adulti: “Oggi è un bambino, domani sarà un combattente”.
Le dichiarazioni di Mali, come riportato da The New Arab, rivelano un pensiero profondamente perverso che domina la retorica israeliana, giustificando lo sterminio della popolazione palestinese.
Questi discorsi genocidi, che sono pronunciati anche dai politici e funzionari israeliani, rappresentano come i palestinesi vengono visti e percepiti da Israele e dalla sua società militarizzata, e come sia possibile che stia accadendo ciò a cui stiamo assistendo con frustrante impotenza da 10 mesi.
Dalia Ismail
Giornalista indipendente
Mondo - 14 Agosto 2024
Gaza, gemellini uccisi mentre il padre ne registra la nascita: quella di Israele è una ‘guerra contro i bambini’
Due neonati gemelli, di nome Asser e Ayssel, sono stati uccisi martedì in un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza centrale, mentre il loro papà era andato a ritirare i certificati di nascita. Lo ha riportato l’Agenzia Anadolu. Questa storia ha fatto il giro del web, sconvolgendo enormemente coloro che da 10 mesi seguono costantemente le notizie provenienti dalla Palestina e che ancora non hanno scelto di normalizzare le atrocità commesse da Israele e dai suoi sostenitori occidentali ai danni del popolo palestinese.
I due piccoli erano venuti al mondo solo sabato nella città di Deir Al-Balah, ma un attacco contro il loro appartamento ha infranto in un istante la gioia della loro nascita. “Ho appena ritirato i certificati di nascita per i miei bambini, Aysel e Asser,” ha raccontato tra le lacrime Mohammad Abu Al-Qumsan, il padre. “Sono nati il 10 agosto. Ero fuori casa, occupato a sistemare i documenti, quando ho ricevuto la chiamata… Non potevo immaginare di trovarli tutti morti.”
Mohammad e sua moglie, Jumana Arafa, avevano da poco accolto i loro gemelli nel mondo dopo un difficile parto cesareo. Erano stati costretti a lasciare la loro casa nel nord di Gaza, ma nonostante il genocidio a cui stavano cercando di sopravvivere, i loro cuori erano colmi di gioia. Guardavano al futuro con speranza, pronti ad abbracciare la vita insieme ai loro due piccoli. Tuttavia, quella speranza è stata crudelmente strappata via dalla furia genocida di Israele. Le urla e il pianto di Mohammad rimarranno sempre impressi nelle menti di chi non si è voltato dall’altra parte in questi mesi.
La guerra di Israele ai bambini palestinesi
Faccio troppa fatica ad accettare il numero di bambini, palestinesi come me, uccisi da Israele e dai suoi alleati in soli 10 mesi.
Secondo il ministero della salute di Gaza, 16.500 bambini sono stati assassinati da Israele dal 7 ottobre ad oggi. Con la recente morte dei due gemelli neonati della famiglia Abu-Qumsan, il numero dei neonati nati e assassinati durante il genocidio è salito a 115. “Con il martirio dei due neonati Asser e Ayseel Abu Al-Qumsan, il numero totale di neonati nati e martirizzati è arrivato a 115. Hanno vissuto solo pochi momenti prima che le loro vite venissero spezzate dai bombardamenti e dall’aggressione,” ha dichiarato il ministero della salute di Gaza sul proprio canale Telegram.
Secondo Anadolu, i dati diffusi dal ministero mostrano che 48 di questi bambini non avevano neanche raggiunto il primo mese di vita, mentre 47 avevano tra l’1 e i 3 mesi, 15 avevano tra i 4 e i 6 mesi, e 5 tra i 6 e gli 8 mesi.
Gli effetti di tutto questo ci perseguiteranno per sempre
La pediatra Jane Crowley, che ha lavorato nella Striscia di Gaza, ha pubblicato un articolo sul quotidiano The Independent in cui accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aver sottratto l’infanzia a un’intera generazione di palestinesi. Secondo Crowley, Netanyahu ha sottoposto i bambini di Gaza a un ciclo continuo di violenza, distruzione e fame, lasciando cicatrici profonde che segneranno per sempre la loro vita.
La dottoressa afferma che il periodo che va dalla gravidanza fino ai tre anni di età è fondamentale per lo sviluppo fisico, emotivo e sociale di un bambino. Durante questa fase, il cervello si sviluppa rapidamente e le interazioni con l’ambiente circostante giocano un ruolo cruciale. L’assenza di sicurezza, di cure mediche adeguate, di nutrizione appropriata e di stimoli necessari per l’apprendimento in questo momento così delicato ha conseguenze gravissime e durature.
Crowley sottolinea inoltre che circa il 70% delle vittime del genocidio sono donne e bambini, con un numero impressionante di giovani vite spezzate dall’esercito israeliano. Le condizioni di sovraffollamento e la scarsità di accesso all’acqua potabile hanno anche contribuito a un aumento dei decessi causati da malattie infettive come la diarrea e la polmonite.
Simon Tisdall, commentatore del The Guardian, avverte che la violenza e il trauma inflitti ai bambini palestinesi avranno conseguenze devastanti a lungo termine. I bambini che sopravvivono a questa crisi, segnati dalla perdita e dalla sofferenza, potrebbero crescere anche nutrendo sentimenti di vendetta e risentimento. La loro esperienza di violenza e privazioni, combinata con la percezione di un mondo che non ha fatto nulla per proteggerli, potrebbe spingere a cercare giustizia attraverso mezzi violenti, a causa della sfiducia nel mondo e nelle istituzioni internazionali. Tisdall sottolinea che le generazioni future, cresciute nel dolore e nell’ingiustizia, potrebbero ripercuotere la loro rabbia e il loro desiderio di vendetta sulle comunità globali e sui responsabili del genocidio.
Per quelli che sopravvivranno a questa guerra, la realtà sarà una dura lotta per andare avanti senza i loro cari. Ghassan Abu-Sitta, un chirurgo palestinese che lavora con Medical Aid for Palestinians a Gaza, definisce ciò che sta avvenendo come una “guerra contro i bambini”. La sofferenza che stiamo vivendo ora lascerà cicatrici indelebili e durature, che plasmeranno profondamente le vite dei palestinesi che sopravvivranno allo sterminio condotto da Israele e dall’Occidente.
La deumanizzazione dei palestinesi: la radice del genocidio
È totalmente sbagliato pensare che il genocidio che sta commettendo Israele arrivi dal nulla. I personaggi pubblici israeliani, nonché molti cittadini, hanno sempre rilasciato dichiarazioni pubbliche che incitano ad uccidere e violentare i palestinesi, anche minorenni. Secondo un rabbino israeliano, Eliyahu Mali, i civili palestinesi di Gaza, comprese donne e bambini, dovrebbero essere sterminati. Mali, che guida la scuola religiosa Shirat Moshe a Jaffa e stava parlando a studenti militari, ha affermato che la legge ebraica, o Halakha, giustificherebbe questo massacro. In un video diventato virale sui social media, Mali ha dichiarato: “Non risparmiare alcuna anima” e ha sostenuto che il principio alla base di questa guerra contro Gaza è quello di eliminare tutti, poiché chi non viene ucciso tenterà di uccidere gli israeliani. Ha giustificato i massacri delle donne e dei loro bambini, sostenendo che le donne sono le responsabili della nascita di “terroristi”.
Mali ha anche affermato che gli anziani sono obiettivi legittimi e ha detto che “non esiste una creatura innocente”, sottolineando che la Torah non fa differenze tra bambini e adulti: “Oggi è un bambino, domani sarà un combattente”.
Le dichiarazioni di Mali, come riportato da The New Arab, rivelano un pensiero profondamente perverso che domina la retorica israeliana, giustificando lo sterminio della popolazione palestinese.
Questi discorsi genocidi, che sono pronunciati anche dai politici e funzionari israeliani, rappresentano come i palestinesi vengono visti e percepiti da Israele e dalla sua società militarizzata, e come sia possibile che stia accadendo ciò a cui stiamo assistendo con frustrante impotenza da 10 mesi.
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Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - Le opposizioni unite chiamano la premier Giorgia Meloni in aula a chiarire come sia possibile che un libico, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, dopo essere stato arrestato a Torino, sia stato rilasciato e accompagnato in Libia con un volo di Stato. Leader e capigruppo di tutte le forze di opposizione hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Presenti i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i capigruppo di M5S, Riccardo Ricciardi, e quello di Azione, Matteo Richetti, il leader di Più Europa, Riccardo Magi, Maria Elena Boschi di Iv e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Ed è proprio Schlein a chiudere la carrellata di interventi, rivolgendosi direttamente alla premier: "Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi ministri. Chiediamo massima trasparenza su una vicenda estremamente opaca. Meloni dichiarava guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, ne arrestano uno e lo riaccompagna a casa... Chiediamo che la presidente del Consiglio venga a riferire in aula. Non ci fermeremo finché non avremo chiarezza. Meloni smetta di nascondersi nel Palazzo, chiarisca in Parlamento davanti al Paese". Una chiarezza che, dicono all'unisono le opposizioni, va fatta in Parlamento e non nelle sedute secretate del Copasir e sulla quale, dicono, non sono consentite le "solite scuse".
"Che non ci si nasconda dietro un chiodo, un giudice comunista, qualcosa che possa far gridare a un complotto contro la Meloni, qui la responsabilità è la sua", incalza il pentastellato Ricciardi. "L'unico rimpatrio che è riuscito a fare il Governo di destra è quello di un criminale di guerra con in volo di Stato mentre i pendolari non si riescono a muovere in questo Paese".
Ed ancora Nicola Fratoianni: la vicenda del rilascio di Almasri è "qualcosa di inaudito e che non può passare sotto silenzio. C'è una complicità del nostro governo, del ministro Nordio e della premier Meloni con una persona su cui pende l'accusa di reati gravissimi. Ne va della dignità del nostro Paese che ancora una volta oggi viene calpestata". Il 'collega' Angelo Bonelli invoca le dimissioni di Nordio: "C'era una volta una presidente del Consiglio che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo. Ora li libera".
"Il Falcon può volare solo con l'autorizzazione di Palazzo Chigi, che ha autorizzato il decollo e riportato questo criminale in Libia. E' un fatto di una gravità inaudita. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". E poi Maria Elena Boschi di Iv: "Questo è un governo che fa la voce forte con i deboli, che manda in carcere le donne incinta o con bimbi di pochi mesi e poi accompagna un torturatore, trafficanti di essere umani e autore di violenze sessuali, addirittura con un volo di Stato in Libia".
Per Matteo Richetti di Azione "il punto è politico e Meloni deve spiegare cosa è successo". La questione ora potrebbe avere uno strascico in aula alla Camera dove sta parlando proprio il ministro Nordio. "Su questa vicenda esigiamo una risposta. La chiederemo al ministro Nordio tra poco in aula", dice Riccardo Magi. "Siamo davanti a un qualcosa di scandaloso e inaccettabile sul quale le opposizioni esigono una risposta".
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Vedere il video con cui Almarsi viene accolto in Libia è uno schiaffo in faccia alle persone perbene. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". Così Angelo Bonelli alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Oggi registriamo è che l'unico rimpatrio fatto dal governo è quello di un criminale di guerra con un areo di Stato. Mentre i cittadini devono fronteggiare i ritardi dei treni, il governo usa i voli di Stato per riportare un criminale in Libia". Così Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S, alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera. "Su questa vicenda la responsabilità totale è di Giorgia Meloni".