L’istituzione dell’Ufficio del Processo rappresenta una delle riforme più significative nel panorama della giustizia italiana degli ultimi anni. Introdotto con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, questo organo ha il compito di supportare l’attività dei magistrati, contribuendo in modo determinante alla riduzione dei tempi processuali.
Esso ha avuto un impatto significativo sulla riduzione dei tempi di giustizia, specialmente nei tribunali più affollati. Secondo i dati più recenti, l’introduzione di questo ufficio ha contribuito a smaltire un numero maggiore di fascicoli e a ridurre i tempi di attesa per i procedimenti civili e penali. Tuttavia, l’impatto varia notevolmente a seconda della corte e delle risorse disponibili.
Ad esempio, presso il Tribunale di Milano, questo nuovo ufficio ha permesso una riduzione del tempo medio di attesa per le udienze preliminari del 20% negli ultimi due anni, un dato che dimostra l’efficacia di questo strumento nel contesto di un tribunale metropolitano. Nonostante la sua importanza strategica, però, emergono gravi criticità nella gestione dei nuovi assunti, addetti UPP, il cui mancato pagamento rappresenta un’anomalia non solo amministrativa, ma anche giuridica e morale.
L’Ufficio del Processo è stato formalmente istituito con il Decreto-Legge 90/2014, convertito in Legge 114/2014, come parte di una più ampia strategia di riforma volta a snellire e rendere più efficiente la giustizia italiana. Con l’aggravarsi del carico di lavoro sui magistrati, esso è stato concepito per offrire un supporto concreto nella gestione dei fascicoli, nella redazione di bozze di provvedimenti e nel monitoraggio delle fasi processuali. Questa istituzione si è rivelata fondamentale non solo per alleggerire il lavoro dei magistrati, ma anche per garantire una maggiore celerità nella risoluzione delle controversie, rispondendo così a una delle principali criticità del sistema giudiziario italiano: la lentezza dei procedimenti.
La funzione dell’Ufficio del Processo, pertanto, non è meramente accessoria, ma si inserisce al cuore del funzionamento della giustizia, influenzando direttamente la capacità del sistema di rispondere in tempi ragionevoli alle esigenze dei cittadini.
Nonostante queste premesse positive, la sua attuazione concreta sta incontrando ostacoli rilevanti. In particolare, desta preoccupazione il fatto che molti dei neoassunti, ammessi al ruolo lo scorso giugno attraverso concorsi pubblici, secondo le testimonianze che ho raccolto, non abbiano ancora ricevuto lo stipendio. Questo ritardo è già di per sé un fatto grave, ma diventa ancora più allarmante se si considera che, secondo quanto mi riferiscono fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), i dati di questi funzionari non sarebbero stati neppure inseriti ufficialmente nell’anagrafe presso il Ministero della Giustizia per l’apertura della partita stipendiale. Tale situazione solleva interrogativi di natura amministrativa e organizzativa.
È noto che la macchina burocratica italiana può presentare inefficienze, ma il mancato pagamento dei dipendenti, soprattutto in un settore così delicato, è indice di un malfunzionamento più profondo. I quasi quattromila neoaddetti UPP di fatto non esistono per il Ministero della Giustizia, invisibili in qualsiasi registro. La mancata registrazione ufficiale dei neoassunti presso il Ministero della Giustizia rappresenta una falla amministrativa che rischia di minare la credibilità dell’intero apparato giuridico tanto più che l’inserimento dei loro dati avverrebbe in forma massiva ossia con un semplice click e il computer lavora.
Inoltre, è fondamentale sottolineare che questi stipendi dovrebbero essere coperti da fondi specifici stanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si alimenta con risorse europee. Pertanto, la situazione assume una rilevanza particolare, poiché non si tratta solo di una questione interna, ma di una responsabilità di bilancio precisa e vincolante nei confronti dell’Unione Europea.
I fondi PNRR sono soggetti a una rigorosa rendicontazione e l’uso corretto di queste risorse non è solo una questione di buona amministrazione, ma di rispetto degli impegni presi a livello europeo. Il mancato pagamento rappresenta dunque non solo un disservizio per i lavoratori, ma un potenziale rischio di infrazione rispetto agli obblighi assunti dall’Italia nel quadro del PNRR.
Il mancato pagamento dei neoassunti ha implicazioni che vanno oltre il singolo episodio amministrativo. In un contesto in cui la rapidità e l’efficienza del sistema giudiziario sono costantemente sotto scrutinio, la mancata retribuzione del personale che dovrebbe garantire tali efficienza e rapidità è un paradosso che non può essere sottovalutato.
Lavorare senza percepire lo stipendio dovuto può minare la motivazione e l’efficacia del personale, con possibili ripercussioni sulla qualità del lavoro svolto e, di conseguenza, sui tempi di risposta del sistema giudiziario. È dunque nell’interesse della collettività, oltre che degli stessi lavoratori, che questa situazione venga risolta con la massima celerità. È fondamentale che le istituzioni competenti, in primis il Ministero della Giustizia e il MEF, affrontino con decisione e tempestività questa problematica.
La registrazione e il pagamento dei neoassunti devono essere considerati priorità assolute, non solo per rispettare i diritti dei lavoratori, ma anche per preservare l’efficacia dell’intero sistema giudiziario. La risoluzione di questa crisi amministrativa rappresenta un passo indispensabile per garantire che l’Ufficio del Processo possa continuare a svolgere il ruolo per cui è stato creato: quello di contribuire a una giustizia più rapida, efficiente e vicina alle esigenze dei cittadini.
Senza questo intervento, non solo si rischia di disattendere le aspettative riposte in questa importante riforma, ma si rischia di compromettere la fiducia stessa nel sistema giudiziario italiano. Inoltre, è essenziale garantire il rispetto degli obblighi di bilancio legati all’utilizzo dei fondi PNRR, pena il rischio di sanzioni o conseguenze sul piano europeo
Daniela Mainenti
Professore Straordinario in Diritto Processuale Penale Comparato
Giustizia & Impunità - 23 Agosto 2024
Devono snellire la giustizia ma sono senza paga: il caso dei neoassunti all’Ufficio del processo
L’istituzione dell’Ufficio del Processo rappresenta una delle riforme più significative nel panorama della giustizia italiana degli ultimi anni. Introdotto con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, questo organo ha il compito di supportare l’attività dei magistrati, contribuendo in modo determinante alla riduzione dei tempi processuali.
Esso ha avuto un impatto significativo sulla riduzione dei tempi di giustizia, specialmente nei tribunali più affollati. Secondo i dati più recenti, l’introduzione di questo ufficio ha contribuito a smaltire un numero maggiore di fascicoli e a ridurre i tempi di attesa per i procedimenti civili e penali. Tuttavia, l’impatto varia notevolmente a seconda della corte e delle risorse disponibili.
Ad esempio, presso il Tribunale di Milano, questo nuovo ufficio ha permesso una riduzione del tempo medio di attesa per le udienze preliminari del 20% negli ultimi due anni, un dato che dimostra l’efficacia di questo strumento nel contesto di un tribunale metropolitano. Nonostante la sua importanza strategica, però, emergono gravi criticità nella gestione dei nuovi assunti, addetti UPP, il cui mancato pagamento rappresenta un’anomalia non solo amministrativa, ma anche giuridica e morale.
L’Ufficio del Processo è stato formalmente istituito con il Decreto-Legge 90/2014, convertito in Legge 114/2014, come parte di una più ampia strategia di riforma volta a snellire e rendere più efficiente la giustizia italiana. Con l’aggravarsi del carico di lavoro sui magistrati, esso è stato concepito per offrire un supporto concreto nella gestione dei fascicoli, nella redazione di bozze di provvedimenti e nel monitoraggio delle fasi processuali. Questa istituzione si è rivelata fondamentale non solo per alleggerire il lavoro dei magistrati, ma anche per garantire una maggiore celerità nella risoluzione delle controversie, rispondendo così a una delle principali criticità del sistema giudiziario italiano: la lentezza dei procedimenti.
La funzione dell’Ufficio del Processo, pertanto, non è meramente accessoria, ma si inserisce al cuore del funzionamento della giustizia, influenzando direttamente la capacità del sistema di rispondere in tempi ragionevoli alle esigenze dei cittadini.
Nonostante queste premesse positive, la sua attuazione concreta sta incontrando ostacoli rilevanti. In particolare, desta preoccupazione il fatto che molti dei neoassunti, ammessi al ruolo lo scorso giugno attraverso concorsi pubblici, secondo le testimonianze che ho raccolto, non abbiano ancora ricevuto lo stipendio. Questo ritardo è già di per sé un fatto grave, ma diventa ancora più allarmante se si considera che, secondo quanto mi riferiscono fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), i dati di questi funzionari non sarebbero stati neppure inseriti ufficialmente nell’anagrafe presso il Ministero della Giustizia per l’apertura della partita stipendiale. Tale situazione solleva interrogativi di natura amministrativa e organizzativa.
È noto che la macchina burocratica italiana può presentare inefficienze, ma il mancato pagamento dei dipendenti, soprattutto in un settore così delicato, è indice di un malfunzionamento più profondo. I quasi quattromila neoaddetti UPP di fatto non esistono per il Ministero della Giustizia, invisibili in qualsiasi registro. La mancata registrazione ufficiale dei neoassunti presso il Ministero della Giustizia rappresenta una falla amministrativa che rischia di minare la credibilità dell’intero apparato giuridico tanto più che l’inserimento dei loro dati avverrebbe in forma massiva ossia con un semplice click e il computer lavora.
Inoltre, è fondamentale sottolineare che questi stipendi dovrebbero essere coperti da fondi specifici stanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si alimenta con risorse europee. Pertanto, la situazione assume una rilevanza particolare, poiché non si tratta solo di una questione interna, ma di una responsabilità di bilancio precisa e vincolante nei confronti dell’Unione Europea.
I fondi PNRR sono soggetti a una rigorosa rendicontazione e l’uso corretto di queste risorse non è solo una questione di buona amministrazione, ma di rispetto degli impegni presi a livello europeo. Il mancato pagamento rappresenta dunque non solo un disservizio per i lavoratori, ma un potenziale rischio di infrazione rispetto agli obblighi assunti dall’Italia nel quadro del PNRR.
Il mancato pagamento dei neoassunti ha implicazioni che vanno oltre il singolo episodio amministrativo. In un contesto in cui la rapidità e l’efficienza del sistema giudiziario sono costantemente sotto scrutinio, la mancata retribuzione del personale che dovrebbe garantire tali efficienza e rapidità è un paradosso che non può essere sottovalutato.
Lavorare senza percepire lo stipendio dovuto può minare la motivazione e l’efficacia del personale, con possibili ripercussioni sulla qualità del lavoro svolto e, di conseguenza, sui tempi di risposta del sistema giudiziario. È dunque nell’interesse della collettività, oltre che degli stessi lavoratori, che questa situazione venga risolta con la massima celerità. È fondamentale che le istituzioni competenti, in primis il Ministero della Giustizia e il MEF, affrontino con decisione e tempestività questa problematica.
La registrazione e il pagamento dei neoassunti devono essere considerati priorità assolute, non solo per rispettare i diritti dei lavoratori, ma anche per preservare l’efficacia dell’intero sistema giudiziario. La risoluzione di questa crisi amministrativa rappresenta un passo indispensabile per garantire che l’Ufficio del Processo possa continuare a svolgere il ruolo per cui è stato creato: quello di contribuire a una giustizia più rapida, efficiente e vicina alle esigenze dei cittadini.
Senza questo intervento, non solo si rischia di disattendere le aspettative riposte in questa importante riforma, ma si rischia di compromettere la fiducia stessa nel sistema giudiziario italiano. Inoltre, è essenziale garantire il rispetto degli obblighi di bilancio legati all’utilizzo dei fondi PNRR, pena il rischio di sanzioni o conseguenze sul piano europeo
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Bayesian, il procuratore di Termini Imerese ai giornalisti: “Non vi ho risposto, non potevo. La legge Cartabia ostacola la libera informazione”
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Roma, 22 gen. (Adnkronos) - “Per invertire la china del declino americano Trump cambierà la declinazione dell’America First: altro che isolazionismo, avrà un rinnovato protagonismo sullo scenario internazionale che farà bene a tutto l’Occidente”. Così Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri e Difesa del Senato, commenta con Bee Magazine, giornale online del gruppo The Skill, il discorso di insediamento del secondo mandato di Donald Trump.
A preoccuparla “l’inconsistenza europea, la dilagante corrente di pensiero per cui dovremmo coltivare il rapporto atlantico a seconda delle Amministrazioni. Un approccio sbagliato, che può danneggiare l’Europa. Servono più pragmatismo e molta meno retorica e ideologia”.
Quanto ai dazi "l’Italia non ha nulla da temere, anche in passato Trump ha già dimostrato un’attenzione speciale per il nostro Paese. Ci sono le condizioni per soluzioni win-win. Piuttosto, penso che l’Unione e gli Stati membri dovrebbero porre a loro volta il tema del riequilibrio della bilancia commerciale a realtà come la Cina. Trump farà uno sforzo per far cessare i conflitti principali ma la vera sfida è creare le basi per un nuovo ordine internazionale”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La premier Meloni deve venire urgentemente" in Aula "a riferire" sulla vicenda che ha coinvolto Njeem Osama Elmasry, noto come Almasri. Lo hanno chiesto tutte le opposizioni (AVS, Pd, Più Europa, Italia viva, M5S e Azione) alla Camera, prima delle comunicazioni alla Camera del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull'invio delle armi all'Ucraina.
Dortmund, 22 gen. (Adnkronos) - Il Borussia Dortmund e Nuri Sahin si separano. Il club tedesco "ha esonerato il suo allenatore dopo la deludente sconfitta per 1-2 in Champions League martedì sera in casa del Bologna". Lars Ricken, amministratore delegato sportivo del BVB, ha sottolineato: “Apprezziamo molto Nuri Sahin e il suo lavoro, volevamo una lunga collaborazione e speravamo fino alla fine di raggiungere insieme una svolta. Dopo quattro sconfitte di fila, dovute a una sola vittoria nelle ultime nove partite e poiché attualmente siamo decimi nella classifica della Bundesliga, purtroppo abbiamo perso la fiducia nella possibilità di raggiungere i nostri obiettivi sportivi nell'attuale stagione. Questa decisione mi fa male anche a livello personale, ma non era più evitabile dopo la partita di Bologna”.
“Purtroppo in questo momento non siamo riusciti a rendere giustizia alle ambizioni sportive del Borussia Dortmund in questa stagione. Auguro il meglio a questo club speciale”, afferma Nuri Sahin. Il Borussia Dortmund informerà tempestivamente chi andrà in panchina sabato prossimo nella Bundesliga contro l'SV Werder Bremen.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - “Un rinvio a giudizio non vuol dire nulla. Aspettiamo che la giustizia si esprima. L’ho detto per nemici storici politici, continuo a dirlo a tutti, uno è innocente sino al terzo grado di giudizio. Lo dico anche per Daniela Santanchè”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ai microfoni di 'Agorà' su Raitre.
Messina, 22 gen. (Adnkronos) - C'è attesa a Messina per l'arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi parteciperà all'inaugurazione dell'anno accademico e nelll'ambito della cerimonia gli sarà conferito dalla rettrice Giovanna Spatari, il Dottorato honoris causa in “Scienze delle pubbliche amministrazioni”. Dopo l’intervento della rettrice, interverrà il rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Domenico Quartarone, a cui farà seguito l'intervento della rappresentante degli studenti, Chiara Furlan. Nel corso del conferimento del Dottorato honoris causa, la “laudatio” sarà affidata al presidente emerito della Corte Costituzionale, il prof. Gaetano Silvestri, mentre la motivazione del conferimento sarà enunciata dalla professoressa Daniela Novarese, ordinaria di Storia delle Istituzioni politiche. Successivamente, il presidente Mattarella terrà la sua “lectio doctoralis”. L’inaugurazione dell’Anno Accademico è stata inserita in un programma articolato, intitolato “Messina Europa, 1955-2025”. La presenza del Capo dello Stato – afferma la rettrice Giovanna Spatari "è anche lo spunto per un momento di approfondimento, confronto e riflessione, all’interno di una tre giorni iniziata lo scorso 20 gennaio".
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Le recenti decisioni della Consulta sull’Autonomia, quella dell’altro ieri e ancor di più la precedente sull’impianto generale della norma, sono innanzitutto una vittoria del buonsenso. Certamente è utile al Governo che non si svolga un referendum che avrebbe spaccato in due l’Italia e che —al Sud come al Nord— avrebbe rischiato di diventare una vera e propria valanga per il centrodestra. Sono contento che la Consulta, con autorevolezza e competenza, abbia riportato la discussione sui giusti binari". Lo dice il presidente della Regione Calabria e vicesegretario di Forza Italia, Roberto Occhiuto, in un'intervista al 'Corriere della Sera'.
"L’attuazione di una parte della Costituzione, cambiata dal centrosinistra 24 anni fa, forse meritava più prudenza e approfondimento. Il fatto che il ddl Calderoli sia stato approvato alla Camera di notte e di fretta -aggiunge l'esponente azzurro- l’ha reso ancora più divisivo di quanto in realtà non fosse. Adesso le giuste osservazioni della Corte rappresentano la traccia con la quale lavorare in Parlamento per rendere operativo, in modo equilibrato, il Titolo V della nostra Carta. Il problema sarà trovare le risorse. Nel frattempo, sia chiaro, nessuna corsa alle intese tra Stato e Regioni".
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - La maggioranza ha disertato ancora una volta la commissione di Vigilanza, che era stata convocata stamane dalla presidente Barbara Floridia per procedere al voto sulla presidente in pectore Simona Agnes. E' dunque mancato ancora una volta il numero legale per l'elezione. A quanto apprende l'Adnkronos, erano presenti Stefano Graziano e Ouidad Bakkali per il Pd, Dolores Bevilacqua per il M5S e Maria Elena Boschi per Italia Viva.