Il caso Durov, le parole di Zuckerberg, Spotify in allarme: perché è in gioco la libertà d’informarsi
Non è raro in questi giorni imbattersi in un newsfeed popolato dai nomi dei fondatori dei più famosi colossi del Tech, coinvolti in episodi o autori di dichiarazioni spesso sconfinanti nella cronaca politica. Come infatti abbiamo ampiamente appreso in queste ultime ore, Mark Zuckerberg ha ammesso, in una lettera inviata alla Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a guida repubblicana, di aver “ricevuto pressioni” dal governo per “censurare” contenuti relativi alla pandemia di Covid-19, anche quelli di natura satirica. E si è dichiarato “rammaricato” per la decisione di acconsentire alle richieste dell’amministrazione Biden-Harris.
In questi stessi giorni un altro pioniere dei social è stato protagonista della cronaca, si tratta del fondatore di Telegram, Pavel Durov, arrestato dalla polizia giudiziaria in Francia il 25 agosto. Arresto piuttosto inquietante e nebuloso nei suoi presupposti e modalità. E sempre ultimamente è giunta la lamentela dei CEO di Spotify per la frammentazione e la scarsa chiarezza della normativa europea in ambito di IA, di data protection e di IT in generale.
Che attinenza hanno queste tre notizie così diverse tra loro?
Tutte e tre sono espressione diretta sia delle costanti profilazioni e manipolazioni che può subire la formazione del nostro pensiero sulle piattaforme social e sia delle sempre più veementi tensioni tra Stati nazionali e colossi del Tech. Ma allo stesso tempo esse rischiano di costituire l’effetto boomerang dell’ipertrofia normativa in ambito IT che da tempo viene sottolineata in Europa e che potrebbe, nel tentativo (corretto) di delimitare gli strapoteri dei big player, finire per soffocare proprio il mercato unionale, rendendolo meno competitivo.
È emblematico in tal senso proprio il fermo di polizia giudiziaria nei confronti di Durov. I motivi dell’arresto sembrerebbero essere legati all’omessa collaborazione nella repressione di crimini che venivano agevolati attraverso le garanzie di segretezza delle comunicazioni che transitano sulla piattaforma dell’imprenditore franco-russo. E, forse, mentre i commenti sui media si moltiplicano, sarebbe utile leggere prima tutte le carte del procedimento per consentirci valutazioni in punto di diritto. Nonostante siano emersi in uno striminzito documento i 12 capi di imputazione “verso ignoti”, infatti, restano poco chiari i motivi dell’arresto. Si ha la netta sensazione che sia in atto una “prova di forza” per ottenere informazioni, ma il modus operandi da parte del governo francese rischia di incrinare i già delicati equilibri in gioco tra libertà di informazione e diritto alla riservatezza delle comunicazioni private, da una parte, e lotta alle fake news, diritto delle forze di sicurezza nazionali di reprimere reati commessi attraverso strumenti informatici e necessità di una regolamentazione stringente che delimiti l’oligopolio a livello internazionale dei big player del digitale, dall’altra parte.
Inoltre, da quanto sembrerebbe emergere, è presente nell’ordinamento francese una normativa che prevede effettivamente un’autorizzazione ministeriale per l’uso di crittografia in caso di utilizzi diversi da quelli del controllo di autenticazione e integrità (e anche sulla base di questa specifica normativa si sarebbe fondata l’accusa a Durov). In poche parole, se la crittografia serve a criptare messaggi, allora essa va autorizzata per il governo francese, come peraltro previsto anche in Italia per l’esportazione di prodotti “dual use” (ovvero di quei beni ad uso civile, ma potenzialmente utilizzabili anche a scopo militare, come potrebbero essere ritenuti i sistemi crittografici).
Peccato che tale normativa francese, se applicata in modo troppo esteso, potrebbe comportare una violazione del principio generale di assenza di autorizzazione preventiva per l’accesso e l’esercizio dei servizi della società dell’informazione previsto dall’articolo 4 della direttiva 2000/31/CE (ancora in vigore). Se è vero, infatti, che l’autorizzazione per l’uso della crittografia non impedisce del tutto l’accesso all’attività degli internet service provider, è anche innegabile che ne limiti il libero esercizio.
Come la mettiamo?
Forse gli ormai diffusi dubbi sull’attuale caos normativo europeo iniziano a rivelarsi fondati e questo caos può finire per favorire interpretazioni aberranti mettendo a nudo le fragilità su cui si fondano oggi le democrazie occidentali. E dunque dovremmo ascoltare con ragionevolezza le lamentele di coloro che si trovano a fare i conti con la over regulation europea le cui ricadute non colpiscono solo le big tech e le altre grandi aziende extra UE, ma in generale rischiano di frenare la crescita del settore.
È questa la sensazione che si prova da osservatori preoccupati del caso Durov, dove in situazioni del genere, nella quale potrebbero ricadere moltissime piattaforme di grande utilizzo, possono essere digeribili sanzioni amministrative o civilistiche a tutela di nostri diritti e libertà fondamentali, da tempo compressi dallo strapotere dei giganti del digitale che ci rende tutti manipolabili. Arrivare, però, a ipotizzare pene detentive, in assenza di specifiche fattispecie criminose applicabili (e in casistiche potenzialmente in contraddizione con normative europee più generali che sembrano da tempo escludere responsabilità di controllo da parte dei gestori sui contenuti trasmessi attraverso le piattaforme informatiche) aprirebbe la strada a scenari distopici di controllo di massa da parte dello Stato per perseguire imprecisati crimini.
Del resto, i pizzini ci sono sempre stati e, se è vero che anche le conversazioni telefoniche possono essere intercettate, ciò – come sappiamo – è sottoposto a precisi limiti e garanzie a tutela degli individui, con molti rischi che accettiamo in un difficile equilibrio tra interessi contrapposti (tutela della collettività vs tutela della nostra riservatezza). E, se da una parte l’uso della crittografia potrebbe anche aver favorito azioni criminali, dall’altra parte essa viene utilizzata in ambito militare o semplicemente a tutela dell’intimità individuale, oltre che per garantire forme di protesta in regimi autoritari. Si tratta di strumenti che vanno senz’altro regolamentati, ma non stravolgendo le tutele individuali e/o portando avanti processi mediatici che sono sempre pericolosi.
I principi generali del diritto, soprattutto in ambito di responsabilità penale, vanno preservati con massima attenzione. E, in particolare, la corretta regolamentazione di una incredibile concentrazione di poteri oggi prevista dalla normativa europea non può finire per trasformarsi in una gravissima limitazione della nostra libertà di informazione.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Civitavecchia, 20 gen. - (Adnkronos) - Procedono spediti i lavori di realizzazione del prolungamento dell'antemurale Cristoforo Colombo che vedrà la diga foranea del Porto di Civitavecchia estendersi per ulteriori 400 metri in direzione nord ovest.
Sono in corso i lavori di realizzazione dello scanno di imbasamento (dove poggeranno i cassoni in calcestruzzo) con lo sversamento in mare del nucleo della scogliera costituita da massi di pezzatura ricompresa tra i 5 e i 1000 Kg. A breve verrà avviata la prefabbricazione dei cassoni in cls costituenti il corpo centrale della diga foranea di dimensioni 40x28x25 m.
"Tengo a sottolineare - dichiara il presidente dell'AdSP Pino Musolino - che stiamo rispettando tutti i tempi programmati per realizzare opere che doteranno il porto di Civitavecchia di infrastrutture adeguate e compatibili per il rilancio del settore portuale, con un occhio sempre attento alla transizione ecologica, alla sostenibilità e all'impatto ambientale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
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Andrea Lisi
Esperto in diritto dell'informatica, Anorc Professioni
Media & Regime - 28 Agosto 2024
Il caso Durov, le parole di Zuckerberg, Spotify in allarme: perché è in gioco la libertà d’informarsi
Non è raro in questi giorni imbattersi in un newsfeed popolato dai nomi dei fondatori dei più famosi colossi del Tech, coinvolti in episodi o autori di dichiarazioni spesso sconfinanti nella cronaca politica. Come infatti abbiamo ampiamente appreso in queste ultime ore, Mark Zuckerberg ha ammesso, in una lettera inviata alla Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a guida repubblicana, di aver “ricevuto pressioni” dal governo per “censurare” contenuti relativi alla pandemia di Covid-19, anche quelli di natura satirica. E si è dichiarato “rammaricato” per la decisione di acconsentire alle richieste dell’amministrazione Biden-Harris.
In questi stessi giorni un altro pioniere dei social è stato protagonista della cronaca, si tratta del fondatore di Telegram, Pavel Durov, arrestato dalla polizia giudiziaria in Francia il 25 agosto. Arresto piuttosto inquietante e nebuloso nei suoi presupposti e modalità. E sempre ultimamente è giunta la lamentela dei CEO di Spotify per la frammentazione e la scarsa chiarezza della normativa europea in ambito di IA, di data protection e di IT in generale.
Che attinenza hanno queste tre notizie così diverse tra loro?
Tutte e tre sono espressione diretta sia delle costanti profilazioni e manipolazioni che può subire la formazione del nostro pensiero sulle piattaforme social e sia delle sempre più veementi tensioni tra Stati nazionali e colossi del Tech. Ma allo stesso tempo esse rischiano di costituire l’effetto boomerang dell’ipertrofia normativa in ambito IT che da tempo viene sottolineata in Europa e che potrebbe, nel tentativo (corretto) di delimitare gli strapoteri dei big player, finire per soffocare proprio il mercato unionale, rendendolo meno competitivo.
È emblematico in tal senso proprio il fermo di polizia giudiziaria nei confronti di Durov. I motivi dell’arresto sembrerebbero essere legati all’omessa collaborazione nella repressione di crimini che venivano agevolati attraverso le garanzie di segretezza delle comunicazioni che transitano sulla piattaforma dell’imprenditore franco-russo. E, forse, mentre i commenti sui media si moltiplicano, sarebbe utile leggere prima tutte le carte del procedimento per consentirci valutazioni in punto di diritto. Nonostante siano emersi in uno striminzito documento i 12 capi di imputazione “verso ignoti”, infatti, restano poco chiari i motivi dell’arresto. Si ha la netta sensazione che sia in atto una “prova di forza” per ottenere informazioni, ma il modus operandi da parte del governo francese rischia di incrinare i già delicati equilibri in gioco tra libertà di informazione e diritto alla riservatezza delle comunicazioni private, da una parte, e lotta alle fake news, diritto delle forze di sicurezza nazionali di reprimere reati commessi attraverso strumenti informatici e necessità di una regolamentazione stringente che delimiti l’oligopolio a livello internazionale dei big player del digitale, dall’altra parte.
Inoltre, da quanto sembrerebbe emergere, è presente nell’ordinamento francese una normativa che prevede effettivamente un’autorizzazione ministeriale per l’uso di crittografia in caso di utilizzi diversi da quelli del controllo di autenticazione e integrità (e anche sulla base di questa specifica normativa si sarebbe fondata l’accusa a Durov). In poche parole, se la crittografia serve a criptare messaggi, allora essa va autorizzata per il governo francese, come peraltro previsto anche in Italia per l’esportazione di prodotti “dual use” (ovvero di quei beni ad uso civile, ma potenzialmente utilizzabili anche a scopo militare, come potrebbero essere ritenuti i sistemi crittografici).
Peccato che tale normativa francese, se applicata in modo troppo esteso, potrebbe comportare una violazione del principio generale di assenza di autorizzazione preventiva per l’accesso e l’esercizio dei servizi della società dell’informazione previsto dall’articolo 4 della direttiva 2000/31/CE (ancora in vigore). Se è vero, infatti, che l’autorizzazione per l’uso della crittografia non impedisce del tutto l’accesso all’attività degli internet service provider, è anche innegabile che ne limiti il libero esercizio.
Come la mettiamo?
Forse gli ormai diffusi dubbi sull’attuale caos normativo europeo iniziano a rivelarsi fondati e questo caos può finire per favorire interpretazioni aberranti mettendo a nudo le fragilità su cui si fondano oggi le democrazie occidentali. E dunque dovremmo ascoltare con ragionevolezza le lamentele di coloro che si trovano a fare i conti con la over regulation europea le cui ricadute non colpiscono solo le big tech e le altre grandi aziende extra UE, ma in generale rischiano di frenare la crescita del settore.
È questa la sensazione che si prova da osservatori preoccupati del caso Durov, dove in situazioni del genere, nella quale potrebbero ricadere moltissime piattaforme di grande utilizzo, possono essere digeribili sanzioni amministrative o civilistiche a tutela di nostri diritti e libertà fondamentali, da tempo compressi dallo strapotere dei giganti del digitale che ci rende tutti manipolabili. Arrivare, però, a ipotizzare pene detentive, in assenza di specifiche fattispecie criminose applicabili (e in casistiche potenzialmente in contraddizione con normative europee più generali che sembrano da tempo escludere responsabilità di controllo da parte dei gestori sui contenuti trasmessi attraverso le piattaforme informatiche) aprirebbe la strada a scenari distopici di controllo di massa da parte dello Stato per perseguire imprecisati crimini.
Del resto, i pizzini ci sono sempre stati e, se è vero che anche le conversazioni telefoniche possono essere intercettate, ciò – come sappiamo – è sottoposto a precisi limiti e garanzie a tutela degli individui, con molti rischi che accettiamo in un difficile equilibrio tra interessi contrapposti (tutela della collettività vs tutela della nostra riservatezza). E, se da una parte l’uso della crittografia potrebbe anche aver favorito azioni criminali, dall’altra parte essa viene utilizzata in ambito militare o semplicemente a tutela dell’intimità individuale, oltre che per garantire forme di protesta in regimi autoritari. Si tratta di strumenti che vanno senz’altro regolamentati, ma non stravolgendo le tutele individuali e/o portando avanti processi mediatici che sono sempre pericolosi.
I principi generali del diritto, soprattutto in ambito di responsabilità penale, vanno preservati con massima attenzione. E, in particolare, la corretta regolamentazione di una incredibile concentrazione di poteri oggi prevista dalla normativa europea non può finire per trasformarsi in una gravissima limitazione della nostra libertà di informazione.
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Sono in corso i lavori di realizzazione dello scanno di imbasamento (dove poggeranno i cassoni in calcestruzzo) con lo sversamento in mare del nucleo della scogliera costituita da massi di pezzatura ricompresa tra i 5 e i 1000 Kg. A breve verrà avviata la prefabbricazione dei cassoni in cls costituenti il corpo centrale della diga foranea di dimensioni 40x28x25 m.
"Tengo a sottolineare - dichiara il presidente dell'AdSP Pino Musolino - che stiamo rispettando tutti i tempi programmati per realizzare opere che doteranno il porto di Civitavecchia di infrastrutture adeguate e compatibili per il rilancio del settore portuale, con un occhio sempre attento alla transizione ecologica, alla sostenibilità e all'impatto ambientale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.