La confessione del 17enne che ha ucciso padre, madre e fratello minore a Paderno Dugnano, nel Milanese, conferma che il gesto è stato lucido e, almeno per il momento, senza movente. “L’ho visto piegarsi verso il corpo della mamma e l’ho accoltellato alle spalle”. Tre colpi “nella zona del collo”, per uccidere rapidamente “perché non volevo che soffrissero”, ha confessato il giovane lunedì pomeriggio davanti agli inquirenti, come riporta il Corriere della sera.
Secondo la ricostruzione, il 17enne avrebbe confessato parzialmente il delitto già al centralino dei soccorsi, chiamato all’1.55 di notte: “Mio padre ha accoltellato mia madre e mio fratello. sono morti”, avrebbe detto. E quando l’operatore chiede se il padre è vivo risposte: “No, l’ho ucciso io”. La versione è diventata tragicamente più precisa davanti agli inquirenti: il padre corre in stanza e vede i corpi della mamma a terra e del figlio su letto, si gira verso l’altro figlio e gli urla di chiamare i soccorsi e mentre si china sulle vittime viene assalito alle spalle.
“Pensavo che uccidendoli sarei stato libero” – Nell’interrogatorio il ragazzo ha parlato di un “malessere di cui voleva liberarsi”, ha detto di sentirsi oppresso dalla famiglia, ma le sue dichiarazioni sono tutt’altro che utili a definire i motivi del triplice omicidio. Agli inquirenti il giovane ha detto che non c’era “una ragione particolare” per sterminare la sua famiglia: “Pensavo che uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”.
I racconti di amici e conoscenti sul giovane studente di liceo dell’hinterland milanese non sembrano fornire indizi sul movente. “Ascoltava canzoni tristi”, dice qualcuno, e in particolare il brano The long and winding road dei Beatles. Era stato in vacanza sereno come può essere un adolescente, la famiglia gli stava dietro come è abitudine per i ragazzi della sua età.
La pm: “Non c’è movente. Caso eccezionale” – “Non c’è movente per una strage così atroce e per ora non riusciamo a capire questa azione. Però siamo ancora agli inizi delle indagini, non è detto che se non lo sappiamo adesso non lo sapremo anche in futuro. Mi sento comunque di rassicurare tutti che si tratta di un caso assolutamente eccezionale”, ha detto Sabrina Ditaranto, a capo della Procura per i minori di Milano, in un’intervista alla Stampa. “Il fatto che i minori non possano accedere a un colloquio psicologico senza il consenso dei genitori crea un circolo vizioso, perché spesso all’origine della loro solitudine c’è l’interruzione del rapporto coi familiari”, aggiunge la pm.
Il piano covato da un giorno – Il 17enne ha ammesso di aver covato il piano nella testa almeno dal giorno prima. Domenica notte, ha raccontato durante l’interrogatorio, ha aspettato che tutti si addormentassero, poi è sceso in cucina a prendere un coltello con una lama di oltre 20 cm. Si è avventato prima sul fratello, “solo perché era il più vicino”, poi sulla madre. Per ultimo il padre colpito alle spalle.
“Pensavo che una coltellata sarebbe bastata per uccidere – ha detto il ragazzo alla pm – Invece ho capito che non era così. Per questo li ho colpiti più volte. Li sentivo soffrire e non volevo”. Finita la strage, avrebbe preso il coltello e l’avrebbe “conficcato nel cuscino”, poi avrebbe cambiato idea, sarebbe sceso in strada, coltello in mano, a chiamare il 112.
Il giorno prima, sabato, la famiglia si era riunita con i parenti per festeggiare il compleanno del padre. Allo stato attuale delle indagini non sembrano esserci legami con il gesto omicida. Come non sembrano essercene con il “desiderio di andare a combattere in Ucraina”, riferito agli inquirenti dallo stesso autore del delitto, specificando però che non avrebbe alcuna relazione con la strage.
Cronaca Nera
Strage di Paderno Dugnano | “Li ho colpiti al collo perché non volevo soffrissero. Pensavo: uccidendo la mia famiglia vivrò più libero”
La confessione del 17enne che ha ucciso padre, madre e fratello minore a Paderno Dugnano, nel Milanese, conferma che il gesto è stato lucido e, almeno per il momento, senza movente. “L’ho visto piegarsi verso il corpo della mamma e l’ho accoltellato alle spalle”. Tre colpi “nella zona del collo”, per uccidere rapidamente “perché non volevo che soffrissero”, ha confessato il giovane lunedì pomeriggio davanti agli inquirenti, come riporta il Corriere della sera.
Secondo la ricostruzione, il 17enne avrebbe confessato parzialmente il delitto già al centralino dei soccorsi, chiamato all’1.55 di notte: “Mio padre ha accoltellato mia madre e mio fratello. sono morti”, avrebbe detto. E quando l’operatore chiede se il padre è vivo risposte: “No, l’ho ucciso io”. La versione è diventata tragicamente più precisa davanti agli inquirenti: il padre corre in stanza e vede i corpi della mamma a terra e del figlio su letto, si gira verso l’altro figlio e gli urla di chiamare i soccorsi e mentre si china sulle vittime viene assalito alle spalle.
“Pensavo che uccidendoli sarei stato libero” – Nell’interrogatorio il ragazzo ha parlato di un “malessere di cui voleva liberarsi”, ha detto di sentirsi oppresso dalla famiglia, ma le sue dichiarazioni sono tutt’altro che utili a definire i motivi del triplice omicidio. Agli inquirenti il giovane ha detto che non c’era “una ragione particolare” per sterminare la sua famiglia: “Pensavo che uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”.
I racconti di amici e conoscenti sul giovane studente di liceo dell’hinterland milanese non sembrano fornire indizi sul movente. “Ascoltava canzoni tristi”, dice qualcuno, e in particolare il brano The long and winding road dei Beatles. Era stato in vacanza sereno come può essere un adolescente, la famiglia gli stava dietro come è abitudine per i ragazzi della sua età.
La pm: “Non c’è movente. Caso eccezionale” – “Non c’è movente per una strage così atroce e per ora non riusciamo a capire questa azione. Però siamo ancora agli inizi delle indagini, non è detto che se non lo sappiamo adesso non lo sapremo anche in futuro. Mi sento comunque di rassicurare tutti che si tratta di un caso assolutamente eccezionale”, ha detto Sabrina Ditaranto, a capo della Procura per i minori di Milano, in un’intervista alla Stampa. “Il fatto che i minori non possano accedere a un colloquio psicologico senza il consenso dei genitori crea un circolo vizioso, perché spesso all’origine della loro solitudine c’è l’interruzione del rapporto coi familiari”, aggiunge la pm.
Il piano covato da un giorno – Il 17enne ha ammesso di aver covato il piano nella testa almeno dal giorno prima. Domenica notte, ha raccontato durante l’interrogatorio, ha aspettato che tutti si addormentassero, poi è sceso in cucina a prendere un coltello con una lama di oltre 20 cm. Si è avventato prima sul fratello, “solo perché era il più vicino”, poi sulla madre. Per ultimo il padre colpito alle spalle.
“Pensavo che una coltellata sarebbe bastata per uccidere – ha detto il ragazzo alla pm – Invece ho capito che non era così. Per questo li ho colpiti più volte. Li sentivo soffrire e non volevo”. Finita la strage, avrebbe preso il coltello e l’avrebbe “conficcato nel cuscino”, poi avrebbe cambiato idea, sarebbe sceso in strada, coltello in mano, a chiamare il 112.
Il giorno prima, sabato, la famiglia si era riunita con i parenti per festeggiare il compleanno del padre. Allo stato attuale delle indagini non sembrano esserci legami con il gesto omicida. Come non sembrano essercene con il “desiderio di andare a combattere in Ucraina”, riferito agli inquirenti dallo stesso autore del delitto, specificando però che non avrebbe alcuna relazione con la strage.
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.