Non si può educare alla nonviolenza se si normalizza la guerra. Anche a scuola
Oltre agli insopportabili omicidi di bambini nelle troppe guerre del pianeta, a cominciare dalla mattanza di Gaza, ci sono state recentemente due stragi in cui gli adolescenti sono stati carnefici, oltre che vittime, che è necessario non dimenticare. La prima strage è avvenuta in Italia, a Paderno Dugnano, nella quale un 17enne ha ucciso entrambi i genitori e il fratello dodicenne con un coltello da cucina. Di questa terribile vicenda è passato sostanzialmente sotto silenzio un particolare significativo emerso dai colloqui del ragazzo con gli inquirenti, ossia le sue dichiarazioni di pensare spesso alla guerra e che avrebbe voluto andare a combattere in Ucraina. Senza voler fare facili equazioni, non c’è dubbio che due anni e mezzo di vera e propria propaganda di guerra sui media, volta a promuovere la violenza delle armi per gestire il conflitto tra Russia e Ucraina, anziché la tessitura dei negoziati, ha generato anche nel nostro paese una implicita pedagogia bellicista che comincia a dare, sui soggetti più fragili, i suoi frutti avvelenati.
Qualche giorno dopo è arrivata la notizia dell’ennesima strage all’interno di una scuola Usa, nella contea di Winder in Georgia, che colpisce per la giovane età dell’esecutore 14enne che, con un fucile regalato dal padre per Natale, ha ucciso due compagni e due insegnanti, ferendo altre trenta persone. Questa nuova strage annunciata, al di là dei moventi specifici, discende da un modello di relazioni umane che partono da lontano. Gli Usa spendono da soli in armamenti quasi la metà delle spese militari globali, dividono il mondo in “amici” e “nemici” e contro i nemici non cercano soluzioni alternative al fare la guerra, risultando in stato di guerra permanente; le loro politiche strategiche vengono decise dal complesso militare-industriale e solitamente diventano presidenti coloro che, di volta in volta, forniscono maggiori garanzie alla lobby delle armi. Le stragi nelle scuole non sono dunque una “epidemia”, come definite da Kamala Harris, ma esito di una “educazione civica” assorbita fin dalla culla: l’educazione alla guerra porta le guerre anche in casa, alimentata dall’industria delle armi.
Queste due stragi dimostrano le connessioni tra globale e locale: l’impossibilità di educare efficacemente a relazioni interpersonali nonviolente se la normalizzazione della guerra diffonde la “etificazione della violenza” (Butler) nelle relazioni internazionali. E’ una contraddizione pedagogica che genera cortocircuiti, non solo quando si è comandati ad attivare i “meccanismi del disimpegno morale” (Bandura) qualora si venga chiamati ad andare direttamente a combattere, apprendendo ad uccidere, come accade ai giovani dei paesi in guerra, ma anche quando si richiede agli adolescenti, in fase di formazione, di imparare a gestire i conflitti personali in modalità pacifiche, con il divieto di accedere mimeticamente a quella violenza con la quale invece gli adulti tentano di risolvere ancora i conflitti internazionali. Come sanno gli educatori di pace, formatori di gestione nonviolenta dei conflitti su tutte le scale, i messaggi degli adulti contraddetti dal loro agire non hanno alcuna credibilità.
Essere educatori dentro alla violenza culturale del bellicismo diffuso richiede invece coerenza tra i diversi piani. Lo scriveva Aldo Capitini già nella prima ricerca sull’educazione civica nella scuola italiana (1964): “La scuola è connessa con ciò che è in atto, oltreché un elemento di apertura e di educazione alla pace nella conoscenza dei problemi di tutti i popoli”. Serve ”impostare i rapporti con tutti in modo orizzontale, con rispetto e reciprocità”, per la costruzione di un internazionalismo nonviolento dal basso. Una distanza infinta dalle “Nuove Linee guida” per l’educazione civica del ministro Valditara, che veicolano valori di educazione finanziaria e crescita economica al servizio del modello liberista fondato sul successo individuale, seppur dentro ad una logica nazionalista volta a preparare le nuove generazioni alla “guerra di civiltà”, la nuova guerra fredda che diventa ogni giorno più calda.
Quali siano, invece, i compiti dell’educare oggi lo ha ricordato il filosofo Mauro Ceruti nell’introduzione al Festival Con_vivere di Carrara: “Hiroshima ci ha consegnato la possibilità di autodistruzione dell’umanità e questo ci obbliga alla cultura della responsabilità” – recupero dalle mie note, ma si può approfondire su Il tempo della complessità, Mauro Ceruti, 2018. “Ciò richiede un cambio di paradigma nel rapporto tra i popoli: ripudiare i giochi a somma zero, in cui uno vince e l’altro perde. Ormai è un paradigma disastroso nel quale perdono tutti, genera solo vinti. L’umanità si trova oggi obbligata ad uscire dall’età della guerra per costruire il paradigma dei giochi a somma positiva, nel quale vincono tutti. È l’unica possibilità per la sopravvivenza dell’umanità”. Si tratta dunque, nella scuola che si apre, di educare le nuove generazioni al pensiero della complessità e all’etica delle responsabilità, su tutte le dimensioni. Senza cortocircuiti.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Perchè il capo della polizia giudiziaria libica Almasri arrestato sabato a Torino, per la Corte Penale Internazionale colpevole di crimini di guerra e contro la dignità umana, è stato scarcerato e rimandato in Libia? È una pagina inquietante, il governo deve spiegazioni". Così su X Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Che vergogna Giorgia Meloni". Lo dichiara il coportavoce nazionale di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Rimaniamo in attesa della conferma ufficiale e della motivazione che ha portato alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico arrestato nei giorni scorsi a Torino". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Naturalmente se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti - alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese - che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?". Così Matteo Renzi sui social.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - “Per il ministro Salvini, dal primo di gennaio i ritardi ferroviari sono tutta colpa dell'eversione e del sabotaggio. Peccato che i dati dell’ultimo trimestre, senza catene sulla linea, senza sabotaggi, senza esposti, dicano che il 72 % dei treni ad alta velocità è arrivato in ritardo, che il Frecciargento Bari - Roma non è mai arrivato in orario e che il Frecciarossa Reggio Calabria - Milano ha avuto un ritardo medio di 46 minuti, con picchi di 468 minuti". Lo ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rispondendo all’informativa del ministro Salvini sul trasporto ferroviario.
"I rimborsi complessivi dovuti a Trenitalia per ritardi dei treni sono superiori a 100 milioni di euro l'anno: circa 8 milioni e mezzo di euro al mese. Davanti a questa situazione emergenziale, ancora una volta il Ministro evita di discutere in aula la sua strategia dei trasporti. Avremmo voluto sapere dal Ministro se conferma la scelta di aumentare l’offerta dell’alta velocità, atteso il fatto che questo aumento contrae la possibilità di manutenzione ordinaria e quindi la prevenzione dei guasti".
"Soprattutto perché, se su quella stessa rete si pensa di mettere un terzo operatore, l'usura sarà ulteriormente esasperata. È su questo che avevamo chiesto un'informativa del Ministro: sui ritardi, sui guasti, sui disagi, sulle strategie per le politiche del trasporto pubblico in Italia, non sugli esposti sacrosanti. Ancora un’occasione perduta”.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare". Così la segretaria del Pd Elly Schlein
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Pasquale Pugliese
Filosofo, autore su pace e nonviolenza
Società - 15 Settembre 2024
Non si può educare alla nonviolenza se si normalizza la guerra. Anche a scuola
Oltre agli insopportabili omicidi di bambini nelle troppe guerre del pianeta, a cominciare dalla mattanza di Gaza, ci sono state recentemente due stragi in cui gli adolescenti sono stati carnefici, oltre che vittime, che è necessario non dimenticare. La prima strage è avvenuta in Italia, a Paderno Dugnano, nella quale un 17enne ha ucciso entrambi i genitori e il fratello dodicenne con un coltello da cucina. Di questa terribile vicenda è passato sostanzialmente sotto silenzio un particolare significativo emerso dai colloqui del ragazzo con gli inquirenti, ossia le sue dichiarazioni di pensare spesso alla guerra e che avrebbe voluto andare a combattere in Ucraina. Senza voler fare facili equazioni, non c’è dubbio che due anni e mezzo di vera e propria propaganda di guerra sui media, volta a promuovere la violenza delle armi per gestire il conflitto tra Russia e Ucraina, anziché la tessitura dei negoziati, ha generato anche nel nostro paese una implicita pedagogia bellicista che comincia a dare, sui soggetti più fragili, i suoi frutti avvelenati.
Qualche giorno dopo è arrivata la notizia dell’ennesima strage all’interno di una scuola Usa, nella contea di Winder in Georgia, che colpisce per la giovane età dell’esecutore 14enne che, con un fucile regalato dal padre per Natale, ha ucciso due compagni e due insegnanti, ferendo altre trenta persone. Questa nuova strage annunciata, al di là dei moventi specifici, discende da un modello di relazioni umane che partono da lontano. Gli Usa spendono da soli in armamenti quasi la metà delle spese militari globali, dividono il mondo in “amici” e “nemici” e contro i nemici non cercano soluzioni alternative al fare la guerra, risultando in stato di guerra permanente; le loro politiche strategiche vengono decise dal complesso militare-industriale e solitamente diventano presidenti coloro che, di volta in volta, forniscono maggiori garanzie alla lobby delle armi. Le stragi nelle scuole non sono dunque una “epidemia”, come definite da Kamala Harris, ma esito di una “educazione civica” assorbita fin dalla culla: l’educazione alla guerra porta le guerre anche in casa, alimentata dall’industria delle armi.
Queste due stragi dimostrano le connessioni tra globale e locale: l’impossibilità di educare efficacemente a relazioni interpersonali nonviolente se la normalizzazione della guerra diffonde la “etificazione della violenza” (Butler) nelle relazioni internazionali. E’ una contraddizione pedagogica che genera cortocircuiti, non solo quando si è comandati ad attivare i “meccanismi del disimpegno morale” (Bandura) qualora si venga chiamati ad andare direttamente a combattere, apprendendo ad uccidere, come accade ai giovani dei paesi in guerra, ma anche quando si richiede agli adolescenti, in fase di formazione, di imparare a gestire i conflitti personali in modalità pacifiche, con il divieto di accedere mimeticamente a quella violenza con la quale invece gli adulti tentano di risolvere ancora i conflitti internazionali. Come sanno gli educatori di pace, formatori di gestione nonviolenta dei conflitti su tutte le scale, i messaggi degli adulti contraddetti dal loro agire non hanno alcuna credibilità.
Essere educatori dentro alla violenza culturale del bellicismo diffuso richiede invece coerenza tra i diversi piani. Lo scriveva Aldo Capitini già nella prima ricerca sull’educazione civica nella scuola italiana (1964): “La scuola è connessa con ciò che è in atto, oltreché un elemento di apertura e di educazione alla pace nella conoscenza dei problemi di tutti i popoli”. Serve ”impostare i rapporti con tutti in modo orizzontale, con rispetto e reciprocità”, per la costruzione di un internazionalismo nonviolento dal basso. Una distanza infinta dalle “Nuove Linee guida” per l’educazione civica del ministro Valditara, che veicolano valori di educazione finanziaria e crescita economica al servizio del modello liberista fondato sul successo individuale, seppur dentro ad una logica nazionalista volta a preparare le nuove generazioni alla “guerra di civiltà”, la nuova guerra fredda che diventa ogni giorno più calda.
Quali siano, invece, i compiti dell’educare oggi lo ha ricordato il filosofo Mauro Ceruti nell’introduzione al Festival Con_vivere di Carrara: “Hiroshima ci ha consegnato la possibilità di autodistruzione dell’umanità e questo ci obbliga alla cultura della responsabilità” – recupero dalle mie note, ma si può approfondire su Il tempo della complessità, Mauro Ceruti, 2018. “Ciò richiede un cambio di paradigma nel rapporto tra i popoli: ripudiare i giochi a somma zero, in cui uno vince e l’altro perde. Ormai è un paradigma disastroso nel quale perdono tutti, genera solo vinti. L’umanità si trova oggi obbligata ad uscire dall’età della guerra per costruire il paradigma dei giochi a somma positiva, nel quale vincono tutti. È l’unica possibilità per la sopravvivenza dell’umanità”. Si tratta dunque, nella scuola che si apre, di educare le nuove generazioni al pensiero della complessità e all’etica delle responsabilità, su tutte le dimensioni. Senza cortocircuiti.
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Giulio Gambino presenta le sue “Conversazioni sul futuro” con il sociologo Domenico De Masi: in libreria per PaperFirst
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Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Giustizia & Impunità
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Zonaeuro
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Politica
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Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Perchè il capo della polizia giudiziaria libica Almasri arrestato sabato a Torino, per la Corte Penale Internazionale colpevole di crimini di guerra e contro la dignità umana, è stato scarcerato e rimandato in Libia? È una pagina inquietante, il governo deve spiegazioni". Così su X Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Che vergogna Giorgia Meloni". Lo dichiara il coportavoce nazionale di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Rimaniamo in attesa della conferma ufficiale e della motivazione che ha portato alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico arrestato nei giorni scorsi a Torino". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Naturalmente se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti - alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese - che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?". Così Matteo Renzi sui social.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - “Per il ministro Salvini, dal primo di gennaio i ritardi ferroviari sono tutta colpa dell'eversione e del sabotaggio. Peccato che i dati dell’ultimo trimestre, senza catene sulla linea, senza sabotaggi, senza esposti, dicano che il 72 % dei treni ad alta velocità è arrivato in ritardo, che il Frecciargento Bari - Roma non è mai arrivato in orario e che il Frecciarossa Reggio Calabria - Milano ha avuto un ritardo medio di 46 minuti, con picchi di 468 minuti". Lo ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rispondendo all’informativa del ministro Salvini sul trasporto ferroviario.
"I rimborsi complessivi dovuti a Trenitalia per ritardi dei treni sono superiori a 100 milioni di euro l'anno: circa 8 milioni e mezzo di euro al mese. Davanti a questa situazione emergenziale, ancora una volta il Ministro evita di discutere in aula la sua strategia dei trasporti. Avremmo voluto sapere dal Ministro se conferma la scelta di aumentare l’offerta dell’alta velocità, atteso il fatto che questo aumento contrae la possibilità di manutenzione ordinaria e quindi la prevenzione dei guasti".
"Soprattutto perché, se su quella stessa rete si pensa di mettere un terzo operatore, l'usura sarà ulteriormente esasperata. È su questo che avevamo chiesto un'informativa del Ministro: sui ritardi, sui guasti, sui disagi, sulle strategie per le politiche del trasporto pubblico in Italia, non sugli esposti sacrosanti. Ancora un’occasione perduta”.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare". Così la segretaria del Pd Elly Schlein