“Mio figlio ha seri problemi di salute mentale e da quattro mesi è detenuto in Belgio senza assistenza, è un caso di abbandono terapeutico e ho paura che possa finire male”. Così Marco dà voce alle difficoltà che sta riscontrando da metà maggio per garantire cure adeguate al figlio Andrea. In cura presso i servizi di assistenza socio-sanitaria dal 2017, Andrea ha 26 anni e vive a Genova, da qualche anno soffre gravi problemi psichiatrici e di tossicodipendenza. È stato arrestato il 16 maggio in Belgio e oggi si trova recluso nel carcere di Hasselt, accusato del furto di alcune collanine durante un concerto. Addirittura in Italia, per reati di lieve entità come questi, i tempi della giustizia sono più brevi.
“A maggio avevano parlato di un mese, poi hanno rinviato e alla fine l’udienza è stata il 7 agosto. La nostra avvocata locale è molto distaccata su questo punto – si sfoga Marco – dice che questi sono i tempi della giustizia belga”. La prima udienza com’è andata? “Il nostro avvocato dice che il castello accusatorio è traballante, queste collanine non le hanno neppure ritrovate, c’erano le telecamere ma i video non li hanno scaricati”.
Eppure per il padre la questione non è difendere strenuamente l’ipotesi di innocenza del figlio: “Il messaggio che deve passare è che mio figlio stia male e non può restare così a lungo senza adeguata presa in carico dal punto di vista psichiatrico e farmacologico”. La lettura della sentenza, inizialmente prevista per l’11 settembre, è attesa per lunedì prossimo. Andrea rischia fino a 30 mesi di reclusione, nel carcere dove si trova le sue condizioni psicofisiche sono in continuo peggioramento: “Dopo molta insistenza, sono stato contattato dallo psichiatra della struttura – spiega il padre – ma anziché darmi aggiornamenti sul suo stato di salute, ha chiesto a me quale medicine dargli. È assurdo, i suoi farmaci vanno aggiornati ogni 14 giorni, dopo visite in presenza”.
Alle ripetute denunce del padre si sono unite le firme con le quali 24 eurodeputati hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata alle autorità belghe e italiane e al belga Koen Lenaerts, commissario europeo per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. Nella lettera, firmata tra gli altri da Mimmo Lucano, Ilaria Salis, Benedetta Scuderi, Cecilia Strada, Brando Benifei, Marco Tarquinio, Sandro Ruotolo e Pasquale Tridico, viene ribadita l’urgenza di garantire il rispetto dei diritti umani sanciti dalle convenzioni europee e internazionali: “Andrea ha il diritto di essere sottoposto alle visite e alle cure necessarie ad un malato psichiatrico, l’interruzione delle cure da mesi ha portato Andrea in una condizione di grave peggioramento, in uno stato depressivo che non gli consente di provvedere adeguatamente a sé stesso nello stato di detenuto in cui si trova in attesa di giudizio”.
Nei mesi scorsi, la richiesta di uscita su cauzione è stata rifiutata e Andrea non viene seguito adeguatamente dal personale medico-psichiatrico, i parlamentari denunciano come “l’assenza di una strategia terapeutica per la cura di un detenuto affetto da disturbi mentali possa costituire un abbandono terapeutico, contrario all’articolo 3 della Convenzione Europea sui diritti umani”. In tal senso si era già pronunciata la Cedu sul caso di un detenuto quasi sovrapponibile a quello del giovane genovese.
La detenzione, che doveva essere temporanea, si è protratta oltre ogni aspettativa: “Avevamo trovato una persona disponibile per ospitarlo per i domiciliari, ma non gli hanno concesso neppure quelli”. A parziale giustificazione della sorprendente lentezza del sistema giudiziario belga, Marco aveva ipotizzato ci potesse essere qualche altro capo di accusa sul quale stessero ancora indagando: “Ma niente, sostengono si tratti di una tempistica standard”. Nel carcere di Hasselt si condivide la cella con un altro detenuto; sia dal punto di vista del sovraffollamento e che da quello della presa in carico non è affatto detto che in Italia gli vada meglio: “Certo sono consapevole che in caso di condanna non finirebbe in hotel di lusso, ma almeno qui possiamo vederlo e soprattutto può proseguire il suo piano terapeutico con i dottori che lo conoscono”.
L’assenza di una strategia terapeutica in carcere ha già mostrato gravi conseguenze: “Ho paura possa compiere atti di autolesionismo, durante una drammatica telefonata dal carcere ha minacciato più volte il suicidio, urlando. Dopo quell’episodio sono andati a trovarlo due funzionari dell’ambasciata, mi hanno riferito di aver trovato un ragazzo educato e tranquillo. Ma cosa c’entra? Molti hanno ancora l’idea che i malati psichiatrici debbano avere la bava alla bocca e lo sguardo pietrificato nel vuoto”.
Se sarà condannato, il padre di Andrea spiega che non farà appello, in modo che una volta scontato un terzo della pena (come prevede la legge Belga) possa essere liberato con la condizionale. “Il punto non è se mio figlio sia colpevole o innocente, ma chiarire che persone nella sua condizione non possano stare in carcere senza essere adeguatamente seguiti”, ribadisce Marco, sperando che le autorità comprendano l’urgenza di garantire ad Andrea il diritto alla salute come previsto dai trattati internazionali e possa essere rimpatriato in Italia per proseguire le cure di cui necessita.
Diritti
Italiano con problemi di salute mentale in cella in Belgio da 4 mesi, i timori del padre: “È in abbandono terapeutico, temo finisca male”
“Mio figlio ha seri problemi di salute mentale e da quattro mesi è detenuto in Belgio senza assistenza, è un caso di abbandono terapeutico e ho paura che possa finire male”. Così Marco dà voce alle difficoltà che sta riscontrando da metà maggio per garantire cure adeguate al figlio Andrea. In cura presso i servizi di assistenza socio-sanitaria dal 2017, Andrea ha 26 anni e vive a Genova, da qualche anno soffre gravi problemi psichiatrici e di tossicodipendenza. È stato arrestato il 16 maggio in Belgio e oggi si trova recluso nel carcere di Hasselt, accusato del furto di alcune collanine durante un concerto. Addirittura in Italia, per reati di lieve entità come questi, i tempi della giustizia sono più brevi.
“A maggio avevano parlato di un mese, poi hanno rinviato e alla fine l’udienza è stata il 7 agosto. La nostra avvocata locale è molto distaccata su questo punto – si sfoga Marco – dice che questi sono i tempi della giustizia belga”. La prima udienza com’è andata? “Il nostro avvocato dice che il castello accusatorio è traballante, queste collanine non le hanno neppure ritrovate, c’erano le telecamere ma i video non li hanno scaricati”.
Eppure per il padre la questione non è difendere strenuamente l’ipotesi di innocenza del figlio: “Il messaggio che deve passare è che mio figlio stia male e non può restare così a lungo senza adeguata presa in carico dal punto di vista psichiatrico e farmacologico”. La lettura della sentenza, inizialmente prevista per l’11 settembre, è attesa per lunedì prossimo. Andrea rischia fino a 30 mesi di reclusione, nel carcere dove si trova le sue condizioni psicofisiche sono in continuo peggioramento: “Dopo molta insistenza, sono stato contattato dallo psichiatra della struttura – spiega il padre – ma anziché darmi aggiornamenti sul suo stato di salute, ha chiesto a me quale medicine dargli. È assurdo, i suoi farmaci vanno aggiornati ogni 14 giorni, dopo visite in presenza”.
Alle ripetute denunce del padre si sono unite le firme con le quali 24 eurodeputati hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata alle autorità belghe e italiane e al belga Koen Lenaerts, commissario europeo per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. Nella lettera, firmata tra gli altri da Mimmo Lucano, Ilaria Salis, Benedetta Scuderi, Cecilia Strada, Brando Benifei, Marco Tarquinio, Sandro Ruotolo e Pasquale Tridico, viene ribadita l’urgenza di garantire il rispetto dei diritti umani sanciti dalle convenzioni europee e internazionali: “Andrea ha il diritto di essere sottoposto alle visite e alle cure necessarie ad un malato psichiatrico, l’interruzione delle cure da mesi ha portato Andrea in una condizione di grave peggioramento, in uno stato depressivo che non gli consente di provvedere adeguatamente a sé stesso nello stato di detenuto in cui si trova in attesa di giudizio”.
Nei mesi scorsi, la richiesta di uscita su cauzione è stata rifiutata e Andrea non viene seguito adeguatamente dal personale medico-psichiatrico, i parlamentari denunciano come “l’assenza di una strategia terapeutica per la cura di un detenuto affetto da disturbi mentali possa costituire un abbandono terapeutico, contrario all’articolo 3 della Convenzione Europea sui diritti umani”. In tal senso si era già pronunciata la Cedu sul caso di un detenuto quasi sovrapponibile a quello del giovane genovese.
La detenzione, che doveva essere temporanea, si è protratta oltre ogni aspettativa: “Avevamo trovato una persona disponibile per ospitarlo per i domiciliari, ma non gli hanno concesso neppure quelli”. A parziale giustificazione della sorprendente lentezza del sistema giudiziario belga, Marco aveva ipotizzato ci potesse essere qualche altro capo di accusa sul quale stessero ancora indagando: “Ma niente, sostengono si tratti di una tempistica standard”. Nel carcere di Hasselt si condivide la cella con un altro detenuto; sia dal punto di vista del sovraffollamento e che da quello della presa in carico non è affatto detto che in Italia gli vada meglio: “Certo sono consapevole che in caso di condanna non finirebbe in hotel di lusso, ma almeno qui possiamo vederlo e soprattutto può proseguire il suo piano terapeutico con i dottori che lo conoscono”.
L’assenza di una strategia terapeutica in carcere ha già mostrato gravi conseguenze: “Ho paura possa compiere atti di autolesionismo, durante una drammatica telefonata dal carcere ha minacciato più volte il suicidio, urlando. Dopo quell’episodio sono andati a trovarlo due funzionari dell’ambasciata, mi hanno riferito di aver trovato un ragazzo educato e tranquillo. Ma cosa c’entra? Molti hanno ancora l’idea che i malati psichiatrici debbano avere la bava alla bocca e lo sguardo pietrificato nel vuoto”.
Se sarà condannato, il padre di Andrea spiega che non farà appello, in modo che una volta scontato un terzo della pena (come prevede la legge Belga) possa essere liberato con la condizionale. “Il punto non è se mio figlio sia colpevole o innocente, ma chiarire che persone nella sua condizione non possano stare in carcere senza essere adeguatamente seguiti”, ribadisce Marco, sperando che le autorità comprendano l’urgenza di garantire ad Andrea il diritto alla salute come previsto dai trattati internazionali e possa essere rimpatriato in Italia per proseguire le cure di cui necessita.
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Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - Le opposizioni unite chiamano la premier Giorgia Meloni in aula a chiarire come sia possibile che un libico, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, dopo essere stato arrestato a Torino, sia stato rilasciato e accompagnato in Libia con un volo di Stato. Leader e capigruppo di tutte le forze di opposizione hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Presenti i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i capigruppo di M5S, Riccardo Ricciardi, e quello di Azione, Matteo Richetti, il leader di Più Europa, Riccardo Magi, Maria Elena Boschi di Iv e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Ed è proprio Schlein a chiudere la carrellata di interventi, rivolgendosi direttamente alla premier: "Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi ministri. Chiediamo massima trasparenza su una vicenda estremamente opaca. Meloni dichiarava guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, ne arrestano uno e lo riaccompagna a casa... Chiediamo che la presidente del Consiglio venga a riferire in aula. Non ci fermeremo finché non avremo chiarezza. Meloni smetta di nascondersi nel Palazzo, chiarisca in Parlamento davanti al Paese". Una chiarezza che, dicono all'unisono le opposizioni, va fatta in Parlamento e non nelle sedute secretate del Copasir e sulla quale, dicono, non sono consentite le "solite scuse".
"Che non ci si nasconda dietro un chiodo, un giudice comunista, qualcosa che possa far gridare a un complotto contro la Meloni, qui la responsabilità è la sua", incalza il pentastellato Ricciardi. "L'unico rimpatrio che è riuscito a fare il Governo di destra è quello di un criminale di guerra con in volo di Stato mentre i pendolari non si riescono a muovere in questo Paese".
Ed ancora Nicola Fratoianni: la vicenda del rilascio di Almasri è "qualcosa di inaudito e che non può passare sotto silenzio. C'è una complicità del nostro governo, del ministro Nordio e della premier Meloni con una persona su cui pende l'accusa di reati gravissimi. Ne va della dignità del nostro Paese che ancora una volta oggi viene calpestata". Il 'collega' Angelo Bonelli invoca le dimissioni di Nordio: "C'era una volta una presidente del Consiglio che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo. Ora li libera".
"Il Falcon può volare solo con l'autorizzazione di Palazzo Chigi, che ha autorizzato il decollo e riportato questo criminale in Libia. E' un fatto di una gravità inaudita. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". E poi Maria Elena Boschi di Iv: "Questo è un governo che fa la voce forte con i deboli, che manda in carcere le donne incinta o con bimbi di pochi mesi e poi accompagna un torturatore, trafficanti di essere umani e autore di violenze sessuali, addirittura con un volo di Stato in Libia".
Per Matteo Richetti di Azione "il punto è politico e Meloni deve spiegare cosa è successo". La questione ora potrebbe avere uno strascico in aula alla Camera dove sta parlando proprio il ministro Nordio. "Su questa vicenda esigiamo una risposta. La chiederemo al ministro Nordio tra poco in aula", dice Riccardo Magi. "Siamo davanti a un qualcosa di scandaloso e inaccettabile sul quale le opposizioni esigono una risposta".
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Vedere il video con cui Almarsi viene accolto in Libia è uno schiaffo in faccia alle persone perbene. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". Così Angelo Bonelli alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Oggi registriamo è che l'unico rimpatrio fatto dal governo è quello di un criminale di guerra con un areo di Stato. Mentre i cittadini devono fronteggiare i ritardi dei treni, il governo usa i voli di Stato per riportare un criminale in Libia". Così Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S, alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera. "Su questa vicenda la responsabilità totale è di Giorgia Meloni".