A 35 anni dalla morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, la Procura di Castrovillari chiede 23 anni di carcere per l’ex fidanzata Isabella Internò, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti. Il presunto delitto, consumato il 18 novembre 1989 lungo la Statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, è al centro del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise di Cosenza dove oggi si è conclusa la requisitoria del pm Luca Primicerio, affiancato dal procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio.
Nel corso dell’udienza non era presente Isabella Internò, per la quale l’accusa ha escluso l’aggravante della crudeltà e del mezzo insidioso venefico pur riconoscendo quella della premeditazione e dei motivi abietti e futili. Da qua la richiesta a 23 anni e non all’ergastolo per l’unica imputata per la quale la Procura ha riconosciuto le attenuanti generiche. Per il procuratore D’Alessio “non le meriterebbe – ha affermato in aula – ma è comunque una persona diversa da com’era all’epoca”.
I fatti sono noti: quella sera il corpo di Bergamini è stato trovato senza vita sotto un camion che lo avrebbe investito stando all’unica testimone oculare. L’ex fidanzata del calciatore appunto, secondo cui all’epoca poco prima di morire Bergamini scese dalla sua Maserati e si lancio sotto le ruote del camion di Raffaele Pisano, la cui posizione è stata archiviata. “Voleva lasciare il calcio – avrebbe affermato allora Isabella Internò – L’ho sentito dire: ‘Ti lascio il mio cuore, ma non il mio corpo’. E poi si è tuffato”. Una versione che non ha convinto la Procura di Castrovillari, per la quale Bergamini sarebbe stato già morto quando fu investito dal camion. Denis non avrebbe avuto alcun motivo di suicidarsi. In quel momento era il punto di riferimento del Cosenza in Serie B e l’anno successivo avrebbe avuto la possibilità di giocare con il Parma o con la Fiorentina. Una versione di comodo secondo la sorella del calciatore Donata Bergamini che, nonostante le diverse archiviazioni incassate da Isabella Internò, in tutti questi anni non si è mai arresa e non ha mai accettato una ricostruzione finalizzata probabilmente a proteggere qualcuno.
Nel corso della requisitoria, il pm Primicerio ha affermato che “Isabella Internò è la mandante e concorre nell’omicidio di Denis Bergamini, la cui colpa è stata quella di aver chiuso la loro relazione e di non averla sposata per salvare l’onore dopo l’aborto di due anni prima”. “Internò – ha aggiunto il procuratore D’Alessio – è responsabile dell’omicidio di Denis Bergamini. Ha agito con volontà con persone in corso di identificazione. Ha tradito l’affetto che il ragazzo aveva per lei, ha esasperato il rapporto e pur di salvare l’onore non ha esitato ad agire come sappiamo. Per il tempo trascorso, però, merita le attenuanti generiche e per questo che non chiediamo l’ergastolo, ma 23 anni di reclusione”.
La requisitoria è durata due giorni durante i quali i due magistrati hanno illustrato le risultanze della perizia eseguita nel 2017 dai medici legali. Ma hanno sottolineato anche le incongruenze delle dichiarazioni rilasciate dall’ex fidanzata di Bergamini sin dal 1989. Quella del suicidio, infatti, secondo il pm Primicerio è una “teoria strampalata, falsa, inverosimile. Bergamini è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Pisano lo sormontasse. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo. Il calciatore era già morto quando è stato disteso a terra. È stato un delitto passionale e non un suicidio”.
Per quanto riguarda il movente, questo sarebbe collegato alla decisione della Internò di abortire dopo essere rimasta incinta dal suo fidanzato. “Voleva un matrimonio riparatore – è la tesi del pm – mentre Bergamini, pur volendo tenere il bambino, non avrebbe mai voluto sposarla a causa del suo carattere ossessivo. Internò lo stalkerizzava e ha continuato a farlo fino alla fine, nonostante la loro relazione fosse chiusa definitivamente da mesi”.
A pesare sulla posizione della Internò ci sarebbero le dichiarazioni di alcuni testimoni come Tiziana Rota, moglie del calciatore Maurizio Lucchetti e amica intima in quegli anni dell’ex fidanzata di Bergamini. Pur dimostrando ancora affetto nei confronti della Internò (“Vi prego, non condannatela. È una donna cambiata, ha due figli”), Rota non ha esitato a raccontare i discorsi ascoltati all’epoca dalla Interno: “Eravamo amiche – sono state le sue parole in collegamento con l’aula della Corte d’Assise – ma era troppo morbosa. Era rimasta incinta e aveva deciso di abortire perché lui non voleva sposarla. Il padre non sapeva nulla, neanche che si fossero lasciati”. Stando ai ricordi di Rota, 12 giorni prima della morte di Bergamini, l’imputata le disse: “Tizià l’ho perso, stavolta per sempre”. E alla risposta dell’amica (che le ha ricordato che “il mondo è pieno di uomini”), Internò avrebbe risposto: “No Tizià, è un uomo morto, se non torna con me lo faccio ammazzare. Lui mi ha disonorata, deve tornare da me perché io lo faccio ammazzare, è un uomo morto. Tu non puoi capire che sei del nord”.
Per la testimone, Isabella Internò fece riferimento anche ad alcuni suoi cugini: “Se racconto loro la verità, se sanno che Denis non è più con me, lo ammazzano”. Dopo la morte del calciatore, Isabella andò a trovare Tiziana Rota: “Quando venne da noi a Salerno nel dicembre 1989, a proposito di ciò che è accaduto a Bergamini mi disse: è giusto così”. Tirando le somme, i pm non hanno dubbi sul perché quella sera il calciatore del Cosenza ha perso la vita: “Abbiamo sondato tutte le alternative sulla sua morte, dal calcioscommesse, alla droga, dall’acquisto della Maserati alla criminalità organizzata e nessuna ha trovato riscontro. Bergamini era un ragazzo pulito. Resta una sola pista, quella passionale. Non ci si può suicidare per gelosia. Bergamini non si è suicidato, ma è stato ammazzato”.
“Non commento la richiesta dei pm perché non sta all’avvocato di parte civile parlare di pena. – dice l’avvocato Fabio Anselmo uscendo dal Tribunale di Cosenza assieme a Donata Bergamini, la sorella di Denis, costituita parte civile – Devo dire che la requisitoria è stata molto bella, completa, precisa, interessante e ha colpito nel segno. L’unica cosa con cui non sono d’accordo è che Isabella Internò di oggi possa essere migliorata rispetto al comportamento di allora. Stando al comportamento processuale, è la stessa se non peggio”. La pensa allo stesso modo Donata Bergamini: “La posizione di Isabella Internò per me non è cambiata assolutamente, perché zitta è stata allora e zitta è stata adesso”.
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Caso Denis Bergamini, chiesti 23 anni di carcere per la fidanzata Isabella Internò: “Fu ucciso perché aveva chiuso la loro relazione”
A 35 anni dalla morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, la Procura di Castrovillari chiede 23 anni di carcere per l’ex fidanzata Isabella Internò, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti. Il presunto delitto, consumato il 18 novembre 1989 lungo la Statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, è al centro del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise di Cosenza dove oggi si è conclusa la requisitoria del pm Luca Primicerio, affiancato dal procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio.
Nel corso dell’udienza non era presente Isabella Internò, per la quale l’accusa ha escluso l’aggravante della crudeltà e del mezzo insidioso venefico pur riconoscendo quella della premeditazione e dei motivi abietti e futili. Da qua la richiesta a 23 anni e non all’ergastolo per l’unica imputata per la quale la Procura ha riconosciuto le attenuanti generiche. Per il procuratore D’Alessio “non le meriterebbe – ha affermato in aula – ma è comunque una persona diversa da com’era all’epoca”.
I fatti sono noti: quella sera il corpo di Bergamini è stato trovato senza vita sotto un camion che lo avrebbe investito stando all’unica testimone oculare. L’ex fidanzata del calciatore appunto, secondo cui all’epoca poco prima di morire Bergamini scese dalla sua Maserati e si lancio sotto le ruote del camion di Raffaele Pisano, la cui posizione è stata archiviata. “Voleva lasciare il calcio – avrebbe affermato allora Isabella Internò – L’ho sentito dire: ‘Ti lascio il mio cuore, ma non il mio corpo’. E poi si è tuffato”. Una versione che non ha convinto la Procura di Castrovillari, per la quale Bergamini sarebbe stato già morto quando fu investito dal camion. Denis non avrebbe avuto alcun motivo di suicidarsi. In quel momento era il punto di riferimento del Cosenza in Serie B e l’anno successivo avrebbe avuto la possibilità di giocare con il Parma o con la Fiorentina. Una versione di comodo secondo la sorella del calciatore Donata Bergamini che, nonostante le diverse archiviazioni incassate da Isabella Internò, in tutti questi anni non si è mai arresa e non ha mai accettato una ricostruzione finalizzata probabilmente a proteggere qualcuno.
Nel corso della requisitoria, il pm Primicerio ha affermato che “Isabella Internò è la mandante e concorre nell’omicidio di Denis Bergamini, la cui colpa è stata quella di aver chiuso la loro relazione e di non averla sposata per salvare l’onore dopo l’aborto di due anni prima”. “Internò – ha aggiunto il procuratore D’Alessio – è responsabile dell’omicidio di Denis Bergamini. Ha agito con volontà con persone in corso di identificazione. Ha tradito l’affetto che il ragazzo aveva per lei, ha esasperato il rapporto e pur di salvare l’onore non ha esitato ad agire come sappiamo. Per il tempo trascorso, però, merita le attenuanti generiche e per questo che non chiediamo l’ergastolo, ma 23 anni di reclusione”.
La requisitoria è durata due giorni durante i quali i due magistrati hanno illustrato le risultanze della perizia eseguita nel 2017 dai medici legali. Ma hanno sottolineato anche le incongruenze delle dichiarazioni rilasciate dall’ex fidanzata di Bergamini sin dal 1989. Quella del suicidio, infatti, secondo il pm Primicerio è una “teoria strampalata, falsa, inverosimile. Bergamini è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Pisano lo sormontasse. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo. Il calciatore era già morto quando è stato disteso a terra. È stato un delitto passionale e non un suicidio”.
Per quanto riguarda il movente, questo sarebbe collegato alla decisione della Internò di abortire dopo essere rimasta incinta dal suo fidanzato. “Voleva un matrimonio riparatore – è la tesi del pm – mentre Bergamini, pur volendo tenere il bambino, non avrebbe mai voluto sposarla a causa del suo carattere ossessivo. Internò lo stalkerizzava e ha continuato a farlo fino alla fine, nonostante la loro relazione fosse chiusa definitivamente da mesi”.
A pesare sulla posizione della Internò ci sarebbero le dichiarazioni di alcuni testimoni come Tiziana Rota, moglie del calciatore Maurizio Lucchetti e amica intima in quegli anni dell’ex fidanzata di Bergamini. Pur dimostrando ancora affetto nei confronti della Internò (“Vi prego, non condannatela. È una donna cambiata, ha due figli”), Rota non ha esitato a raccontare i discorsi ascoltati all’epoca dalla Interno: “Eravamo amiche – sono state le sue parole in collegamento con l’aula della Corte d’Assise – ma era troppo morbosa. Era rimasta incinta e aveva deciso di abortire perché lui non voleva sposarla. Il padre non sapeva nulla, neanche che si fossero lasciati”. Stando ai ricordi di Rota, 12 giorni prima della morte di Bergamini, l’imputata le disse: “Tizià l’ho perso, stavolta per sempre”. E alla risposta dell’amica (che le ha ricordato che “il mondo è pieno di uomini”), Internò avrebbe risposto: “No Tizià, è un uomo morto, se non torna con me lo faccio ammazzare. Lui mi ha disonorata, deve tornare da me perché io lo faccio ammazzare, è un uomo morto. Tu non puoi capire che sei del nord”.
Per la testimone, Isabella Internò fece riferimento anche ad alcuni suoi cugini: “Se racconto loro la verità, se sanno che Denis non è più con me, lo ammazzano”. Dopo la morte del calciatore, Isabella andò a trovare Tiziana Rota: “Quando venne da noi a Salerno nel dicembre 1989, a proposito di ciò che è accaduto a Bergamini mi disse: è giusto così”. Tirando le somme, i pm non hanno dubbi sul perché quella sera il calciatore del Cosenza ha perso la vita: “Abbiamo sondato tutte le alternative sulla sua morte, dal calcioscommesse, alla droga, dall’acquisto della Maserati alla criminalità organizzata e nessuna ha trovato riscontro. Bergamini era un ragazzo pulito. Resta una sola pista, quella passionale. Non ci si può suicidare per gelosia. Bergamini non si è suicidato, ma è stato ammazzato”.
“Non commento la richiesta dei pm perché non sta all’avvocato di parte civile parlare di pena. – dice l’avvocato Fabio Anselmo uscendo dal Tribunale di Cosenza assieme a Donata Bergamini, la sorella di Denis, costituita parte civile – Devo dire che la requisitoria è stata molto bella, completa, precisa, interessante e ha colpito nel segno. L’unica cosa con cui non sono d’accordo è che Isabella Internò di oggi possa essere migliorata rispetto al comportamento di allora. Stando al comportamento processuale, è la stessa se non peggio”. La pensa allo stesso modo Donata Bergamini: “La posizione di Isabella Internò per me non è cambiata assolutamente, perché zitta è stata allora e zitta è stata adesso”.
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“Sono stata assalita dalle vespe, una scena da incubo. E non sapevo degli effetti del veleno”: il racconto di Alba De Silvestro, campionessa di scialpinismo
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.