I familiari delle vittime di mafia e terrorismo esprimono “forte preoccupazione, e anche indignazione, per quanto proposto all’articolo 31 del ddl Sicurezza“, attualmente in discussione in Senato dopo l’approvazione alla Camera. Si tratta della norma che potenzia le attività sotto copertura dei servizi segreti, consentendo agli agenti non solo di partecipare alle organizzazioni terroristico-eversive ma anche di dirigerle e guidarle, persino arruolando nuovi membri. Un intervento contestato dalle opposizioni, ma necessario per il governo: “Alcune informazioni di rilevanza operativa e destinate a una ristretta cerchia di persone sono acquisibili solo da chi, in qualità di partecipe al sodalizio, riesce a guadagnare la fiducia dei sodali e dei promotori, progredendo nel ruolo sino a rivestire incarichi di tipo direttivo e organizzativo”, ha scritto Alfredo Mantovano, sottosegretario a palazzo Chigi con delega ai Servizi, in una memoria destinata alle Commissioni di palazzo Madama che stanno esaminando il testo. Non sono d’accordo le associazioni dei parenti di chi ha perso la vita: “In un Paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della stessa specie, che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero di fornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo”, denunciano.
“La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia (o nei depistaggi che ne sono stati il seguito), a partire da Portella della Ginestra e a seguire tutte le altre. E poi omicidi, tanti, troppi, da Peppino Impastato a Nino Agostino, da Umberto Mormile ad Attilio Manca, da Antonino Scopelliti a Bruno Caccia, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Mauro Rostagno, e non basterebbe una pagina per proseguire ricordandoli tutti. In tutte queste azioni, in tutti questi misfatti, e nel loro seguito compaiono uomini dei servizi, pressoché sempre. Per cancellare prove, per inquinarle, manipolarle, depistare, oscurare e mascariare la verità”, ricordano i familiari. “È fin troppo evidente”, proseguono, “che, di fronte a tali condotte criminali, partorite da uomini dello Stato che avrebbero avuto invece il compito di assicurare la nostra sicurezza e vigilare sulla democrazia, sarebbe tassativo intervenire con misure di contenimento dei poteri e potenziamento di controlli sull’operato dei servizi. È fin troppo evidente per tutti, ma non per il governo. La licenza criminale ai servizi disegnata con l’articolo 31 del ddl sicurezza fa strame di ogni più elementare principio democratico”, attaccano.
Politica
Ddl Sicurezza, i familiari delle vittime delle stragi contro la norma che “scuda” i servizi: “Licenza criminale, offesa alla Costituzione”
"La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l'Italia", ricordano le associazioni in una nota
I familiari delle vittime di mafia e terrorismo esprimono “forte preoccupazione, e anche indignazione, per quanto proposto all’articolo 31 del ddl Sicurezza“, attualmente in discussione in Senato dopo l’approvazione alla Camera. Si tratta della norma che potenzia le attività sotto copertura dei servizi segreti, consentendo agli agenti non solo di partecipare alle organizzazioni terroristico-eversive ma anche di dirigerle e guidarle, persino arruolando nuovi membri. Un intervento contestato dalle opposizioni, ma necessario per il governo: “Alcune informazioni di rilevanza operativa e destinate a una ristretta cerchia di persone sono acquisibili solo da chi, in qualità di partecipe al sodalizio, riesce a guadagnare la fiducia dei sodali e dei promotori, progredendo nel ruolo sino a rivestire incarichi di tipo direttivo e organizzativo”, ha scritto Alfredo Mantovano, sottosegretario a palazzo Chigi con delega ai Servizi, in una memoria destinata alle Commissioni di palazzo Madama che stanno esaminando il testo. Non sono d’accordo le associazioni dei parenti di chi ha perso la vita: “In un Paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della stessa specie, che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero di fornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo”, denunciano.
“La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia (o nei depistaggi che ne sono stati il seguito), a partire da Portella della Ginestra e a seguire tutte le altre. E poi omicidi, tanti, troppi, da Peppino Impastato a Nino Agostino, da Umberto Mormile ad Attilio Manca, da Antonino Scopelliti a Bruno Caccia, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Mauro Rostagno, e non basterebbe una pagina per proseguire ricordandoli tutti. In tutte queste azioni, in tutti questi misfatti, e nel loro seguito compaiono uomini dei servizi, pressoché sempre. Per cancellare prove, per inquinarle, manipolarle, depistare, oscurare e mascariare la verità”, ricordano i familiari. “È fin troppo evidente”, proseguono, “che, di fronte a tali condotte criminali, partorite da uomini dello Stato che avrebbero avuto invece il compito di assicurare la nostra sicurezza e vigilare sulla democrazia, sarebbe tassativo intervenire con misure di contenimento dei poteri e potenziamento di controlli sull’operato dei servizi. È fin troppo evidente per tutti, ma non per il governo. La licenza criminale ai servizi disegnata con l’articolo 31 del ddl sicurezza fa strame di ogni più elementare principio democratico”, attaccano.
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.