Nel 2024 il 18% dei veicoli leggeri venduti negli Stati Uniti sono stati assemblati in Messico: sicché l’anno scorso sono state esportate negli Usa, dal Messico, più di 2 milioni 771 mila automobili. Lo ha dichiarato Rogelio Garza, presidente esecutivo dell’Associazione messicana dell’industria automobilistica (Amia) nel corso di una conferenza congiunta con l’Associazione messicana dei distributori di automobili (Amda) e l’Industria nazionale dei ricambi auto (Ina). I rapporti statistici indicano che il 91,7% delle esportazioni di automobili dal Messico è destinato a Stati Uniti, Canada e Germania. Il resto viene inviato a Brasile, Colombia, Porto Rico, Regno Unito, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Cile.
Non solo, le informazioni annuali più recenti (2023) dell’International Trade Administration, un’agenzia del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, indicano il Messico come il principale fornitore di mezzi di trasporto per gli USA, con una quota del 35%. Secondo i dati, gli Stati Uniti acquistano ogni anno dal Paese latinoamericano più di 100 miliardi di dollari fra ricambi e accessori per automobili, autovetture e veicoli per il trasporto merci. Se si considerano pure gli altri prodotti del settore dei trasporti, come trattori, semirimorchi, carrozzerie, vagoni e container, il totale delle importazioni statunitensi dal Messico ammonta a circa 160 miliardi di dollari all’anno.
Del resto, il Paese è fra i più produttivi in ambito automotive: vi operano 21 stabilimenti che producono veicoli e forniture per il settore automobilistico. Gli impianti sono situati in 12 dei 32 stati, in particolare nella zona centro-settentrionale, e generano circa il 32% delle esportazioni annuali totali del settore manifatturiero messicano. Quattro siti produttivi si trovano nello stato di Guanajuato (General Motors, Honda, Mazda e Toyota), seguito da Aguascalientes con tre (due di Nissan e uno di Compas). Lo stato del Messico, San Luis Potosí, Coahuila e Puebla hanno due stabilimenti ciascuno, dove vengono prodotti modelli Ford, Stellantis, BMW, General Motors, Volkswagen e Audi. Nuevo León, Sonora, Baja California, Morelos, Veracruz e Jalisco ospitano rispettivamente uno stabilimento ciascuno di Kia, Ford, Toyota, Nissan, Baic e Honda.
E per il 2024 la produzione di veicoli leggeri in Messico potrebbe aver toccato un nuovo massimo storico: a novembre il numero di auto uscite dagli stabilimenti del Paese è aumentato del 6,7% rispetto allo stesso mese del 2023, raggiungendo le 351.535 unità. Nei primi 11 mesi dell’anno scorso sono state prodotte 3.764.490 unità, un dato superiore del 5,6% rispetto a quello dello stesso periodo del 2023. Il record annuale risale al 2017, con 3.933.154 vetture. La stessa tendenza si osserva nell’ambito delle esportazioni: a novembre, le vendite di veicoli all’estero sono cresciute del 2,8% a 289.309 unità, il che significa che nei primi 11 mesi del 2024 sono stati spediti in altri Paesi 3.213.132 di veicoli, una cifra superiore del 6,4% su base annua e dell’1,2% rispetto al massimo storico per lo stesso periodo, raggiunto nel 2018.
La Industria Nacional de Autopartes prevede che il settore chiuderà i 12 mesi del 2024 con 2,5 miliardi di dollari di investimenti esteri, un riflesso del crescente interesse delle aziende globali ad operare dal Messico. Gabriel Padilla, direttore generale dell’Ina, ha spiegato che questo dato corrisponde ad un aumento del 23,5% rispetto al 2023. Padilla prevede, inoltre, che gli investimenti continueranno a crescere nel corso del 2025, anno in cui si stima che il settore riceverà circa 2,8 miliardi.
Tuttavia, la musica potrebbe cambiare presto se il rieletto presidente Trump, ormai prossimo a insediarsi alla Casa Bianca, decidesse di dar seguito ai propositi protezionistici annunciati nel corso della sua campagna elettorale. Fra tutti l’imposizione di dazi del 25% sulle auto prodotte in Messico e importate negli States. A pagarne per primi le spese sarebbero i suv delle statunitensi Ford e General Motors, il cui principale mercato si trova negli Usa.
Ma, secondo alcuni esperti, il livello di interdipendenza tra i Paesi che compongono il trattato Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca) è così elevato che non sarebbe facile cambiare le regole commerciali. Le autorità e gli imprenditori messicani confidano che il settore automobilistico fungerà, invece, da cuscinetto contro le politiche di Trump, data la complessità delle catene di approvvigionamento tra le due nazioni. Gli esperti, infine, concordano sul fatto che imporre dazi su questo settore sia improbabile, poiché avrebbe un impatto negativo sui prezzi delle auto statunitensi e sulla competitività globale dell’industria automobilistica nordamericana.
Fatti a motore
Messico, un serbatoio di auto per gli USA. Ma con Trump la musica potrebbe cambiare
Il 92% dell'export del paese è rivolto a Stati Uniti, Canada e Germania. Un business minacciato da eventuali dazi imposti dal nuovo presidente
Nel 2024 il 18% dei veicoli leggeri venduti negli Stati Uniti sono stati assemblati in Messico: sicché l’anno scorso sono state esportate negli Usa, dal Messico, più di 2 milioni 771 mila automobili. Lo ha dichiarato Rogelio Garza, presidente esecutivo dell’Associazione messicana dell’industria automobilistica (Amia) nel corso di una conferenza congiunta con l’Associazione messicana dei distributori di automobili (Amda) e l’Industria nazionale dei ricambi auto (Ina). I rapporti statistici indicano che il 91,7% delle esportazioni di automobili dal Messico è destinato a Stati Uniti, Canada e Germania. Il resto viene inviato a Brasile, Colombia, Porto Rico, Regno Unito, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Cile.
Non solo, le informazioni annuali più recenti (2023) dell’International Trade Administration, un’agenzia del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, indicano il Messico come il principale fornitore di mezzi di trasporto per gli USA, con una quota del 35%. Secondo i dati, gli Stati Uniti acquistano ogni anno dal Paese latinoamericano più di 100 miliardi di dollari fra ricambi e accessori per automobili, autovetture e veicoli per il trasporto merci. Se si considerano pure gli altri prodotti del settore dei trasporti, come trattori, semirimorchi, carrozzerie, vagoni e container, il totale delle importazioni statunitensi dal Messico ammonta a circa 160 miliardi di dollari all’anno.
Del resto, il Paese è fra i più produttivi in ambito automotive: vi operano 21 stabilimenti che producono veicoli e forniture per il settore automobilistico. Gli impianti sono situati in 12 dei 32 stati, in particolare nella zona centro-settentrionale, e generano circa il 32% delle esportazioni annuali totali del settore manifatturiero messicano. Quattro siti produttivi si trovano nello stato di Guanajuato (General Motors, Honda, Mazda e Toyota), seguito da Aguascalientes con tre (due di Nissan e uno di Compas). Lo stato del Messico, San Luis Potosí, Coahuila e Puebla hanno due stabilimenti ciascuno, dove vengono prodotti modelli Ford, Stellantis, BMW, General Motors, Volkswagen e Audi. Nuevo León, Sonora, Baja California, Morelos, Veracruz e Jalisco ospitano rispettivamente uno stabilimento ciascuno di Kia, Ford, Toyota, Nissan, Baic e Honda.
E per il 2024 la produzione di veicoli leggeri in Messico potrebbe aver toccato un nuovo massimo storico: a novembre il numero di auto uscite dagli stabilimenti del Paese è aumentato del 6,7% rispetto allo stesso mese del 2023, raggiungendo le 351.535 unità. Nei primi 11 mesi dell’anno scorso sono state prodotte 3.764.490 unità, un dato superiore del 5,6% rispetto a quello dello stesso periodo del 2023. Il record annuale risale al 2017, con 3.933.154 vetture. La stessa tendenza si osserva nell’ambito delle esportazioni: a novembre, le vendite di veicoli all’estero sono cresciute del 2,8% a 289.309 unità, il che significa che nei primi 11 mesi del 2024 sono stati spediti in altri Paesi 3.213.132 di veicoli, una cifra superiore del 6,4% su base annua e dell’1,2% rispetto al massimo storico per lo stesso periodo, raggiunto nel 2018.
La Industria Nacional de Autopartes prevede che il settore chiuderà i 12 mesi del 2024 con 2,5 miliardi di dollari di investimenti esteri, un riflesso del crescente interesse delle aziende globali ad operare dal Messico. Gabriel Padilla, direttore generale dell’Ina, ha spiegato che questo dato corrisponde ad un aumento del 23,5% rispetto al 2023. Padilla prevede, inoltre, che gli investimenti continueranno a crescere nel corso del 2025, anno in cui si stima che il settore riceverà circa 2,8 miliardi.
Tuttavia, la musica potrebbe cambiare presto se il rieletto presidente Trump, ormai prossimo a insediarsi alla Casa Bianca, decidesse di dar seguito ai propositi protezionistici annunciati nel corso della sua campagna elettorale. Fra tutti l’imposizione di dazi del 25% sulle auto prodotte in Messico e importate negli States. A pagarne per primi le spese sarebbero i suv delle statunitensi Ford e General Motors, il cui principale mercato si trova negli Usa.
Ma, secondo alcuni esperti, il livello di interdipendenza tra i Paesi che compongono il trattato Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca) è così elevato che non sarebbe facile cambiare le regole commerciali. Le autorità e gli imprenditori messicani confidano che il settore automobilistico fungerà, invece, da cuscinetto contro le politiche di Trump, data la complessità delle catene di approvvigionamento tra le due nazioni. Gli esperti, infine, concordano sul fatto che imporre dazi su questo settore sia improbabile, poiché avrebbe un impatto negativo sui prezzi delle auto statunitensi e sulla competitività globale dell’industria automobilistica nordamericana.
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Parigi, 15 gen. (Adnkronos/Afp) - L’accordo raggiunto tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza deve essere “rispettato” e deve realizzarsi una “soluzione politica”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. “Dopo quindici mesi di sofferenza ingiustificabile, è un immenso sollievo per gli abitanti di Gaza, speranza per gli ostaggi e le loro famiglie. I miei pensieri vanno a Ofer (Kalderon) e Ohad (Yahalomi)”, i due franco-israeliani detenuti dal movimento islamista palestinese, ha dichiarato il presidente francese.
Sana'a, 15 gen. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno reso omaggio ai "gruppi di resistenza" a Gaza in seguito all'annuncio dell'accordo di cessate il fuoco, affermando, attraverso una dichiarazione del portavoce del gruppo su Telegram, che l'occupazione israeliana della Palestina "continua a rappresentare una minaccia per la stabilità e la sicurezza della regione".
Gaza, 15 gen. (Adnkronos) - Il capo ad interim di Hamas a Gaza, Khalil al-Hayya, ha dichiarato che Israele non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi a Gaza, poco dopo l'annuncio di un accordo di cessate il fuoco. Parlando alla televisione, ha inoltre giurato che il gruppo palestinese non perdonerà né dimenticherà.
Washington, 15 gen. (Adnkronos) - Ci sono informazioni discordanti sullo stato degli ostaggi americani che saranno liberati, le informazioni arriveranno nei prossimi giorni. Lo ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller.
Washington, 15 gen. (Adnkronos) - Cecilia Sala sarebbe stata liberata dalla sua detenzione in Iran grazie anche a un intervento di Elon Musk. Lo scrive il New York Times, secondo cui, all'origine dell'intervento del proprietario di X, vi sarebbe stato il fidanzato della giornalista, che avrebbe chiesto al magnate americano di aiutarla.
Un mese prima dell'arresto della Sala - ricostruisce il giornale americano - il miliardario aveva avuto un incontro con l'ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani. Musk avrebbe di nuovo contattato l'ambasciatore, secondo due funzionari iraniani, uno dei quali è un diplomatico senior del ministero degli Esteri, entrambi a conoscenza della vicenda.
"Come Musk - scrive il Nyt - un attore sempre più attivo, seppur non accreditato, sulla scena mondiale dopo la vittoria di Trump, sia arrivato a sposare la causa del giornalista resta poco chiaro. È vicino al primo ministro italiano, Giorgia Meloni, che si è recata a Mar-a-Lago, la tenuta di Trump in Florida dove il signor Musk è una presenza abituale, e ha incontrato il presidente eletto il 4 gennaio".
"La Meloni, in una conferenza stampa ha detto di non sapere quale ruolo, se ce n'è uno, Musk abbia avuto nel rilascio della Sala. "Se ha avuto un ruolo, non ne sono a conoscenza", ha affermato. Al momento del viaggio della Meloni a Mar-a-Lago - precisa il New York Times - il fidanzato della Sala, Daniele Raineri, aveva già cercato l'aiuto di Musk tramite un intermediario. In un'intervista, Raineri ha detto di aver pensato a lui perché aveva letto che c'era "un canale tra Musk e i diplomatici iraniani, e che Musk lavora anche a stretto contatto con Trump".
"Il signor Raineri, che è anche un giornalista, ha dichiarato di aver inviato un messaggio il 29 dicembre all'esperto informatico italiano e conoscente di Musk Andrea Stroppa, per chiedergli se poteva portare il caso della signora Sala all'attenzione del miliardario e chiedere il suo aiuto. Stroppa ha dichiarato in un'intervista che Musk era a conoscenza della richiesta, ma che non sapeva se fosse stato coinvolto nel caso".
Tel aviv, 15 gen. (Adnkronos/Afp) - Il presidente israeliano Isaac Herzog ha accolto l'annuncio dell'accordo di tregua a Gaza, definendolo una "buona scelta" per riportare indietro gli ostaggi detenuti nella Striscia.
"Come presidente dello Stato di Israele, lo dico molto chiaramente: questa è una buona scelta. È una scelta importante. Una scelta necessaria. Non c'è obbligo morale, umano, ebraico o israeliano, più grande che riportare i nostri figli e le nostre figlie tra noi”, ha detto Herzog parlando alla televisione.
Berlino, 15 gen. (Adnkronos/Afp) - Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato che l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza potrebbe aprire la strada alla fine duratura delle ostilità nella Striscia di Gaza. "Questo cessate il fuoco apre le porte alla fine permanente della guerra e ad un miglioramento della precaria situazione umanitaria a Gaza", ha scritto Scholz su X, sottolineando che l'accordo deve ora essere "applicato alla lettera".