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Groenlandia, proteste e manifestazioni dopo l’ennesima dichiarazione di Trump sull’annessione

"Il nostro Paese. La nostra scelta. La nostra libertà" scrve il leader Demokraatit Nielsen. Centinaia di groenlandesi in protesta rivendicano la sovranità
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Non si placano le reazioni sociali alle mire di Donald Trump sulla Groenlandia, dove ieri a centinaia i cittadini dell’isola sono scesi in piazza nella capitale e in altre città rivendicando bandiere in mano il diritto all’autonomia e la loro sovranità. La protesta è montata a seguito dell’ennesima dichiarazione fatta dal 47° Presidente Usa davanti ai microfoni, nel corso di un incontro alla Casa Bianca con Mark Rutte, segretario generale della Nato. Rispondendo a una domanda sulla potenziale annessione dell’isola alla compagine statunitense, Trump ha risposto secco: “Penso che accadrà”, sottolineando l’importanza strategica del territorio. “Rispettate la sovranità della Groenlandia” e “fate andare via l’America” sono alcuni degli slogan sventolati dai manifestanti.

La reazione del capo del governo groenlandese uscente Múte Egede non s’è fatta attendere: “E’ un approccio del tutto inaccettabile”, ha dichiarato al quotidiano Sermitsiag durante la protesta, mentre guidava i manifestanti verso il consolato statunitense alla periferia della capitale Nuuk assieme al leader di centrodestra Jens-Frederik Nielsen. Sulla stessa linea lo stesso Nielsen che con un post su Facebook ha rilanciato il messaggio: “Il nostro Paese. La nostra scelta. La nostra libertà”. Un punto, quello sull’indipendenza della Groenlandia, che è stato cruciale nel programma elettorale del partito Demokraatit di Nielsen, portandolo, pochi giorni fa, alla vittoria parlamentare. “Non oggi. Non domani. Mai” è la risposta allo spauracchio dell’annessione statunitense. Come infatti ha sottolineato a più riprese Egede, il popolo groenlandese non vuol essere né danese né americano, ma semplicemente groenlandese.

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