“Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. (…) Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”. Così, nel febbraio del 1965, don Lorenzo Milani scriveva ai cappellani militari della Toscana, autori di un documento contro l’obiezione di coscienza. Per questa lettera il priore di Barbiana fu processato, assolto in primo grado, condannato in appello. Ma il suo no alla guerra fece breccia nell’Italia degli anni Sessanta e, ovviamente, nella sua Toscana, dove da Giorgio La Pira a padre Ernesto Balducci, fin dal dopoguerra sono state condotte battaglie in favore della pace. Basti pensare, ad esempio, nel novembre del 1964, al viaggio ad Hanoi di La Pira, allora sindaco di Firenze, per favorire la pace in Vietnam.
E’ in questo contesto, facendo riferimento a queste radici ideali che 21 tra i maggiori esponenti della sinistra toscana degli ultimi decenni, oggi iscritti o vicini al Pd, hanno stilato un documento di solidarietà alla segretaria Elly Schlein e di aperta critica al piano di riarmo proposto dall’Europa. Tra i firmatari spiccano due ex presidenti di Regione come Vannino Chiti (poi anche ministro) e Claudio Martini, che volle un assessore alla pace e alla cooperazione internazionale, il lucchese Massimo Toschi, grande amico di Romano Prodi. Due ex sindaci, il fiorentino Leonardo Domenici e il pisano Paolo Fontanelli. Altra figura di primo piano il fiorentino Michele Ventura, ex parlamentare, molto vicino a Pier Luigi Bersani, tra le prime “vittime” di Matteo Renzi all’inizio della sua scalata, quando il rottamatore vinse le primarie per il candidato sindaco di Firenze. E ancora gli ex presidenti nazionali dell’Arci Francesca Chiavacci e Paolo Beni, ex parlamentari e amministratori locali. Sostengono i firmatari toscani: “Il riarmo indiscriminato, peraltro sottoposto ai vari nazionalismi, lungi dal portare sicurezza, alimenterà solo una spirale di domanda-offerta di armi, di instabilità, di conflitti e nuovo riarmo. Questa spirale deve essere interrotta, non alimentata: la storia e il futuro della sinistra non possono poggiare sul riarmo, ma solo sulla ricerca instancabile del dialogo e della pace”.
Quella di Schlein – si legge ancora nel documento – è una “posizione ragionevole e sensata che ha ben compreso che il progetto RearmEu è l’esatto opposto della premessa alla difesa comune europea: un ulteriore incentivo economico alla spesa militare per i singoli Paesi ad esclusivo beneficio delle imprese produttrici di armi, sottraendo risorse ad altre e ben più importanti priorità”. Dopo aver espresso la loro solidarietà e il loro sostegno a Schlein, gli ex amministratori e parlamentari della sinistra toscana criticano i “molti parlamentari europei del Partito Democratico e del gruppo socialista europeo che si sono omologati acriticamente alla retorica dei riarmo e alla economia di guerra in cui la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen vuole trascinare l’Europa. Non si tratta certo di una scelta coerente con il progetto del Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni. Quell’idea di un’Europa federale nasceva come reazione alla guerra più devastante dell’era moderna, durante la quale si è assistito alle forme più disumane della violenza, dalla Shoah all’uso della bomba atomica e si fondava sui valori della pace, della libertà e della democrazia”.
Infine richiamandosi a padre Balducci e al suo avvertimento sui pericoli della minaccia nucleare che “rende possibile all’utopia di appropriarsi dei severi argomenti del realismo, e al realismo, pena la negazione di sé stesso, di integrare in sé le ragioni dell’utopia”, così si conclude il documento: “Oggi, di fronte all’espandersi dei nazionalismi, alimentati da Trump come da Putin, e dei conflitti ai confini dell’Europa, il coraggio della ricerca e della costruzione instancabile della pace è l’unico realismo possibile”.
Politica
“La posizione di Schlein sulle armi è sensata, il riarmo non porterà più sicurezza ma altri conflitti”: il documento degli ex big del Pd toscano
Ex governatori, ex sindaci, due ex presidenti nazionali Arci firmano una lettera a sostegno alla segretaria: "RearmEu è l'esatto opposto della premessa alla difesa comune europea, chi ha votato sì si è omologato alla retorica di Von der Leyen. Storia e futuro della sinistra non possono poggiare sul riarmo"
“Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. (…) Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”. Così, nel febbraio del 1965, don Lorenzo Milani scriveva ai cappellani militari della Toscana, autori di un documento contro l’obiezione di coscienza. Per questa lettera il priore di Barbiana fu processato, assolto in primo grado, condannato in appello. Ma il suo no alla guerra fece breccia nell’Italia degli anni Sessanta e, ovviamente, nella sua Toscana, dove da Giorgio La Pira a padre Ernesto Balducci, fin dal dopoguerra sono state condotte battaglie in favore della pace. Basti pensare, ad esempio, nel novembre del 1964, al viaggio ad Hanoi di La Pira, allora sindaco di Firenze, per favorire la pace in Vietnam.
E’ in questo contesto, facendo riferimento a queste radici ideali che 21 tra i maggiori esponenti della sinistra toscana degli ultimi decenni, oggi iscritti o vicini al Pd, hanno stilato un documento di solidarietà alla segretaria Elly Schlein e di aperta critica al piano di riarmo proposto dall’Europa. Tra i firmatari spiccano due ex presidenti di Regione come Vannino Chiti (poi anche ministro) e Claudio Martini, che volle un assessore alla pace e alla cooperazione internazionale, il lucchese Massimo Toschi, grande amico di Romano Prodi. Due ex sindaci, il fiorentino Leonardo Domenici e il pisano Paolo Fontanelli. Altra figura di primo piano il fiorentino Michele Ventura, ex parlamentare, molto vicino a Pier Luigi Bersani, tra le prime “vittime” di Matteo Renzi all’inizio della sua scalata, quando il rottamatore vinse le primarie per il candidato sindaco di Firenze. E ancora gli ex presidenti nazionali dell’Arci Francesca Chiavacci e Paolo Beni, ex parlamentari e amministratori locali. Sostengono i firmatari toscani: “Il riarmo indiscriminato, peraltro sottoposto ai vari nazionalismi, lungi dal portare sicurezza, alimenterà solo una spirale di domanda-offerta di armi, di instabilità, di conflitti e nuovo riarmo. Questa spirale deve essere interrotta, non alimentata: la storia e il futuro della sinistra non possono poggiare sul riarmo, ma solo sulla ricerca instancabile del dialogo e della pace”.
Quella di Schlein – si legge ancora nel documento – è una “posizione ragionevole e sensata che ha ben compreso che il progetto RearmEu è l’esatto opposto della premessa alla difesa comune europea: un ulteriore incentivo economico alla spesa militare per i singoli Paesi ad esclusivo beneficio delle imprese produttrici di armi, sottraendo risorse ad altre e ben più importanti priorità”. Dopo aver espresso la loro solidarietà e il loro sostegno a Schlein, gli ex amministratori e parlamentari della sinistra toscana criticano i “molti parlamentari europei del Partito Democratico e del gruppo socialista europeo che si sono omologati acriticamente alla retorica dei riarmo e alla economia di guerra in cui la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen vuole trascinare l’Europa. Non si tratta certo di una scelta coerente con il progetto del Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni. Quell’idea di un’Europa federale nasceva come reazione alla guerra più devastante dell’era moderna, durante la quale si è assistito alle forme più disumane della violenza, dalla Shoah all’uso della bomba atomica e si fondava sui valori della pace, della libertà e della democrazia”.
Infine richiamandosi a padre Balducci e al suo avvertimento sui pericoli della minaccia nucleare che “rende possibile all’utopia di appropriarsi dei severi argomenti del realismo, e al realismo, pena la negazione di sé stesso, di integrare in sé le ragioni dell’utopia”, così si conclude il documento: “Oggi, di fronte all’espandersi dei nazionalismi, alimentati da Trump come da Putin, e dei conflitti ai confini dell’Europa, il coraggio della ricerca e della costruzione instancabile della pace è l’unico realismo possibile”.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.