Musk, i suoi 14 figli e la crociata contro il ‘virus woke’: la complessità è ridotta a ideologia

Elon Musk ha quattordici figli, e tenerne traccia per i cronisti comincia a diventare impegnativo; c’è una rivista che ne illustra perfino una guida con la data di nascita, le caratteristiche e la madre di ognuno. Quasi tutti nati per mezzo di fecondazione in vitro (Fiv) o madre surrogata.
Anche Vivian Jenna Wilson, una sua figlia nata con Fiv con selezione del sesso, è nata maschio col di nome Xavier nel 2004. Un paio di anni fa ha iniziato legalmente il cambio di sesso da maschile a femminile, con richiesta per avere assegnato il cognome della madre, Wilson, dichiarando di non volere più alcun tipo di relazione con il padre, accusandolo di crudeltà e transfobia. “Il sesso che mi è stato assegnato alla nascita era una merce che è stata comprata e pagata. Quella aspettativa di mascolinità contro cui ho dovuto ribellarmi per tutta la vita è stata una transazione monetaria.”
“Ho perso mio figlio. Xavier è morto ucciso dal virus woke”, ha risposto Musk, promettendo di distruggere la cultura malvagia che consente l’intervento chirurgico per la riassegnazione di genere.
Nel discorso di insediamento Trump ha affermato che la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti prevederà l’esistenza di due soli generi, maschile e femminile, e che “questi sessi non sono modificabili e sono radicati nella realtà fondamentale e incontrovertibile”. Inoltre, quanto stabilito da tale ordine esecutivo dovrà essere applicato dalle agenzie federali che dovranno vigilare affinché i fondi ricevuti non verranno utilizzati per promuovere l’ideologia gender. Nella sua crociata contro la diversità e l’equità, ha inoltre ordinato al Pentagono di “cancellare” tutte le foto che fanno riferimento all’inclusione, comprese quelle dell’Enola Gay, l’aereo che sganciò la bomba atomica sul Giappone, colpevole di avere un nome – gay – (nome della madre del pilota) che evoca la diversità.
Musk ha detto che la transizione di genere di sua figlia è stata la motivazione per la spinta verso una più radicale svolta verso la politica conservatrice. Ha sostenuto Trump in una campagna contro le persone transgender e le politiche progettate per supportarle. “Ho giurato di distruggere il virus woke”, ha dichiarato in un’intervista alla NBC News.
Virus woke, ideologia gender: i movimenti e le teorie alla base del dibattito e le rivendicazioni delle cosiddette minoranze fin dagli anni Sessanta, nell’accezione attuale hanno assunto una valenza negativa complottistica, perché chi usa tali espressioni sostiene che esiste un complotto predefinito che mira alla distruzione della famiglia tradizionale e a un ordine naturale su cui si fonda la società.
Ma cosa c’è di naturale nella fecondazione in vitro con selezione del sesso usata da Musk per avere Xavier/Vivian? Un cortocircuito enorme.
Nella nostra specie, per la prima volta nella storia della vita sulla Terra, oltre al materiale genetico è comparso un nuovo elemento soggetto ad evoluzione: si tratta della Cultura. Quel complesso di modelli di vita di un popolo in un certo periodo storico può essere osservato come un superorganismo che cambia e si evolve sotto la spinta di eventi ambientali, ma anche grazie al caso, come una moda che arriva e poi si estingue (è moda, infatti, l’uso dell’asterisco e della schwa per evitare declinazioni di genere a favore dell’inclusività, appena vietato nelle comunicazioni ufficiali con un provvedimento anche in Italia).
Questo processo rende quindi difficile stabilire cosa sia “naturale” e cosa no, cosa sia dovuto a leggi biologiche e cosa invece all’evoluzione della cultura. Il concetto stesso di “naturale” in realtà viene meno se per esempio pensiamo che una specie animale – che è parte della natura – può mutare e quindi sottrarsi alle leggi della natura stessa.
Chi oggi usa i termini woke e gender con accezione negativa, distorce l’insieme di conoscenze elaborate nel campo degli studi di genere falsandole a scapito della complessità, fino a ridurle a ideologia, questo sì un intento politico volto ad annullare le differenze sessuali, e alla fine, la persona umana.
Tornando infine a Musk: biografie di grandi uomini rimandano storie di una paternità piccola, spesso negata. Jane Chaplin, sesta degli otto figli che il grande attore ebbe da Oona O’Neill, redige un violento atto di accusa nei confronti del padre nel libro di memorie 17 minutes avec mon père. E i diciassette minuti del titolo non sono il tempo di un avvenimento straordinario vissuto insieme, ma il tempo totale che il padre le ha dedicato in tutta la sua vita.