Varcare la soglia del numero 12 di Place Vendôme, a Parigi, è come entrare in una macchina del tempo. Qui, dove un tempo sorgeva l’Hôtel particulier Baudard de Sainte-James, ha sede Chaumet, la più antica gioielleria di Francia, fondata nel 1780 da Marie-Étienne Nitot. Un luogo dove il passare dei secoli sembra essersi fermato, tra disegni originali, libri contabili, fotografie d’epoca e gioielli che raccontano quasi 250 anni di storia, creatività e savoir-faire. Un luogo dove il passato si intreccia con il presente, dove l’eco dei passi di imperatori e regine si mescola al brusio dei ‘paperoni’ contemporanei che possono permettersi queste creazioni uniche e preziosissime. Varcando la porta, ci si ritrova letteralmente senza fiato: centinaia di faldoni con bozzetti e vecchi registri riempiono gli scaffali alti fino al soffitto, mentre sul grande tavolo centrale sono appoggiati capolavori orafi appartenuti all’imperatrice Maria Luisa d’Austria, come l’iconico diadema “Spighe di grano” e la celeberrima cintura “Gotica” dell’imperatrice Maria Luisa, in oro, onice, sardonice e perle, con un cammeo ellenistico raffigurante Apollo e Leto, dono di Paolina Bonaparte.
E la storia di Chaumet inizia proprio con il potere, quello di Napoleone Bonaparte. Nel 1802, Nitot diventa il gioielliere ufficiale dell’Imperatore, realizzando per lui e per le sue mogli, Giuseppina e Maria Luisa d’Austria, creazioni che incarnano lo spirito di un’epoca: tiare neoclassiche con spighe di grano, simbolo di fertilità e abbondanza, parure di diamanti e cammei che rievocano la grandezza dell’antica Roma… Gioielli che non sono semplici ornamenti, ma simboli di potere, pegni d’amore, frammenti di storia. Come la spada su cui viene incastonato il diamante Régent (140 carati, oggi esposto al Louvre), o la corona commissionata da Napoleone per Papa Pio VII, che poi la indossò durante la sua cerimonia d’incoronazione. “Questi oggetti vi raccontano la storia di epoche, di persone”, ci raccontano dalla maison. ” Sono espressione di una porosità storica tra la creatività di chi li ha creati e il momento storico vissuto, capaci di assorbire la cultura e i moti di ogni epoca”. “Ne abbiamo realizzati così tanti per Napoleone e per sua moglie Joséphine, che è difficile ricordarli tutti”, ci dicono mostrandoci alcuni dei tesori custoditi nell’archivio. “La cosa bella, però, è che molti di quei gioielli vengono indossati ancora oggi. Ad esempio, alla corte del Sudan, hanno una tiara che è stata realizzata da Nitot per l’imperatrice Joséphine e viene tutt’ora sfoggiata dalla famiglia”.
Da Napoleone a Picasso, da regine a star di Hollywood: l’archivio è uno scrigno di storie e di nomi illustri. I libri contabili svelano gli ordini di imperatori e imperatrici, ma anche quelli di artisti e di ‘importanti famiglie industriali di tutto il mondo. Sfogliando alcuni dei volumi, scopriamo gli aneddoti: la regina Vittoria che invia uno schizzo della spilla desiderata, Diana Ross che sceglie una tiara per il suo matrimonio. E poi ancora ecco l’attore e regista Sacha Guitry, Gertrude Vanderbilt, socialite, artista e mecenate; Hedwige de La Rochefoucauld, la modella Anne Gunning Parker, ma anche Gustave Eiffel, proprio lui, l’ideatore della celebre Torre Eiffel. “Ogni acquisto è tutto registrato, e la cosa bella è che spesso accanto agli ordini più importanti ci quelli più piccoli ma carichi di sentimento, come anelli di fidanzamento e fedi”. D’altra parte in questi due secoli e mezzo, Marie-Étienne Nitot e i suoi successori, Jean-Baptiste e Jules Fossin e poi Valentin e Prosper Morel, ne hanno fatto una destinazione d’eccellenza per le Monarchie europee ma anche per chi viene a Parigi e vuole tornare a casa con un (costoso) souvenir.
Ancora oggi l’indirizzo è una “tappa” fissa per molti turisti illustri in visita nella Ville Lumiere. L’archivio Chaumet è infatti un vero e proprio laboratorio di idee, un luogo dove il passato alimenta il futuro: nel Salone dei Diademi sono esposti centinaia di modelli di tiare in alpacca – una lega di rame, zinco e nichel – e chi ne desidera una spesso passa qui molto tempo per scegliere il modello preferito. Attenzione però, i maestri orafi non replicano mai le loro creazioni: ogni gioiello è un pezzo unico, tutt’al più ispirato a qualche capolavoro del passato. “I disegni e i modelli presenti vengono studiati, ma poi è la fantasia degli artigiani a dare vita a qualcosa di nuovo. Sembrerà incredibile, ma ancora oggi le tiare sono protagoniste di video virali di influencer e socialite su TikTok e richiestissime (in versioni più o meno preziose) da clienti provenienti da tutto il mondo che, per ovvie ragioni, restano anonimi. In Cina, addirittura, è possibile ordinarle via Internet, ma certo l’esperienza val bene un viaggio a Parigi: per realizzarne una, infatti, ci vogliono fino a 3 anni di lavoro. Tutto parte dalla scelta del modello e dall’idea del motivo, poi si scelgono i materiali e le pietre, e si fanno le diverse modifiche che il cliente può chiedere. Quindi si prendono le misure e addirittura viene scansionata la testa con un dispositivo 3D affinché sia perfettamente su misura. “Si tratta di un oggetto per essere indossato, quindi deve essere leggero e solido allo stesso tempo”, spiegano dalla maison. “Una volta posizionato sulla testa, bisogna dimenticarsi di averlo e deve lasciare totale libertà di movimento“. E le tiare, oggi, non sono solo appannaggio di regine e principesse: “Ci sono donne ricchissime che ne acquistano come statement di indipendenza”, rivelano da Chaumet. Ma c’è anche chi le commissiona come dono per la nascita dei figli, per il 18esimo o 20esimo compleanno o chi le richiede per occasioni speciali. Un esempio? Amanda Seyfried al Met Gala o Coco Rocha al Gala AmfAR di Cannes. I prezzi sono top secret, ma parliamo di cifre a cinque o sei zeri, se non di più.
La natura è la nostra fonte d’ispirazione primaria e, come non ci sono mai due fiori identici, allo stesso modo non realizziamo pezzi uguali”, ci raccontano. Un’ispirazione, quella della natura, che attraversa tutta la sua storia, dalle spighe di grano che adornano le tiare neoclassiche dell’epoca di Joséphine, alle api, simbolo imperiale divenuto l’emblema della maison, oggi reinterpretate in chiave moderna nell’ultima collezione “Bee de Chaumet”. E a chi potrebbe obiettare che, dopo 250 anni, il tema della natura possa risultare ripetitivo, Chaumet risponde: “Puoi sempre trovare un nuovo modo di disegnare la natura”. E ci mostra diversi modelli di spille realizzate nel corso del ‘900 proprio con l’ape, a dimostrazione di come anche un simbolo possa essere reinterpretato all’infinito. È così che Chaumet, nata negli anni della Rivoluzione Francese, ha saputo attraversare i secoli, adattandosi ai cambiamenti del gusto e della società, senza mai tradire la propria identità. Nel 2024 la maison ha realizzato le medaglie per le Olimpiadi di Parigi e sono sempre e solo i suoi artigiani a riparare i gioielli delle collezioni del Louvre quando servono dei restauri. Dal Romanticismo all’Art Déco, dal fascino per l’Oriente alle crisi dei conflitti mondiali, la maison ha continuato a creare gioielli che incarnano l’eleganza e l’audacia parigina, “opere d’arte”, capaci di “custodire e rivelare lo spirito del tempo”, e di far sognare chi li indossa, trasformando, anche solo per un istante, una donna in una regina.