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Eurogate, le accuse al portoghese Martins: “Fu lui a distribuire i soldi e a scrivere la lettera pro-Huawei”

Il lobbista ha accettato il trasferimento in Belgio richiesto dalla Procura federale. E' considerato l'architetto del presunto sistema corruttivo
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È il portoghese Nuno Wahnon Martins la mente dietro al presunto scandalo corruzione che ha di nuovo travolto il Parlamento europeo. È lui, sostengono gli inquirenti, ad aver orchestrato, insieme ad almeno 5 lobbisti del colosso delle telecomunicazioni cinese Huawei, la strategia di pressione su almeno una quindicina di eurodeputati dietro ricompense illegali. È lui che ha scritto la famosa lettera in favore della multinazionale firmata da otto eurodeputati, tra cui l’attuale capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello e l’ex membro della Plenaria Giuseppe Ferrandino (allora Pd, oggi in Azione) accusati anche di aver firmato a vicenda presenze false per riscuotere il gettone da 350 euro previsto per i rappresentanti dell’Eurocamera, nel gennaio 2021. Ed è sempre lui, aggiungono, ad aver ricevuto somme di denaro attraverso sue società che sarebbero poi state redistribuite a terzi. Oggi, come riporta Le Soir, Martins, dopo il suo arresto in Francia del 13 marzo, ha accettato di essere consegnato alle autorità giudiziarie belghe entro dieci giorni.

A segnalare l’uomo alle autorità è stato l’ufficio anti-droga francese (Ofast) che ha segnalato la sua presenza in un hotel di lusso. Così, mentre a Bruxelles si stringevano le manette ai polsi di sette lobbisti e venivano effettuate 21 perquisizioni tra Belgio e Portogallo, con i sigilli messi agli ex uffici degli assistenti di Martusciello e a quelli di Adam Mouchtar, consigliere dell’europarlamentare bulgaro Nikola Minchev, anche Martins veniva arrestato dalle autorità francesi. La procura federale belga chiede che l’uomo venga processato “per aver partecipato ad atti di corruzione o tentata corruzione di funzionari europei e rappresentanti eletti a vantaggio di Huawei nel contesto dello sviluppo del 5G“. Nello specifico, sono le accuse a suo carico, è lui ad aver permesso “il pagamento di persone che hanno partecipato alla distribuzione della lettera in cui si metteva in discussione l’apertura dello sviluppo del 5G all’interno dell’Ue alle aziende cinesi”. Fonti vicine al dossier confermano a Ilfattoquotidiano.it che quella lettera, inviata alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ai commissari Thierry Breton (Mercato Interno), Margrethe Vestager (Concorrenza) e Valdis Dombrovskis (Commercio) e nella quale si accusava l’Ue di “razzismo tecnologico” per le limitazioni imposte sullo sviluppo della rete 5G alle aziende extracomunitarie, è stata voluta e pensata proprio da Martins per poi essere trasmessa agli europarlamentari firmatari da un suo gancio tra i membri dell’Eurocamera.

Martins ha accettato di essere trasferito in Belgio ma, come hanno specificato i suoi avvocati a Le Soir, “contesta le accuse a suo carico e desidera spiegarle il più rapidamente possibile al giudice istruttore belga. Ciò che vediamo sono prove che non dimostrano assolutamente alcun tipo di corruzione. Abbiamo un lobbista che a quanto pare ha inviato delle lettere. Se vediamo il contenuto delle lettere, ci troviamo nel classico ambito di influenza, non certo in quello che potrebbe essere un patto di corruzione”.

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