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A trent’anni dalla strage: Tokyo ricorda le vittime dell’attentato col gas sarin nella metropolitana

Il 20 marzo 1995 gli adepti della setta di Asahara Shoko uccisero 14 persone; oltre 6000 i feriti
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La primavera è iniziata giovedì con la giornata di festa nazionale chiamata Shunbun no Hi durante la quale celebrare la fine dell’inverno, l’amore per la natura e gli esseri viventi. È usanza durante il giorno dell’equinozio primaverile riunirsi in famiglia e far visita ai cimiteri. Luoghi che a breve accoglieranno frequenti picnic sotto gli alberi di ciliegio colmi dei fiori più amati dai giapponesi, così come dai milioni di turisti che raggiungono le isole nipponiche senza soluzione di continuità (3, 26 milioni nel mese di febbraio).

Ma il 20 di marzo si ricorda, ormai da 30 anni, uno dei drammi più sconvolgenti che il Giappone abbia mai subito. La mattina del 20 marzo 1995, le carrozze delle linee metropolitane Hibiya, Chiyoda e Marunouchi erano affollate di impiegati e impiegate, studenti e studentesse e varia umanità che come sempre succede nelle ore di punta, si muovevano quasi incollate le une alle altre, verso le proprie destinazioni.

Una mattina in apparenza come tante altre, che invece ha segnato profondamente chi dentro quei vagoni c’era o ne ha avuto testimonianza dai media, dai racconti delle persone, e dai romanzi e saggi che ne sono seguiti. Quando le tre metropolitane sono transitate dalle stazione di Kasumigaseki e Nagatachō dove ha sede il Parlamento, alcuni appartenenti al culto Aum Shinrikyo in cinque attacchi coordinati, hanno bucato i sacchetti pieni di gas sarin che trasportavano. Il gas sarin può evaporare dallo stato liquido in vapore e spargersi velocemente nell’ambiente in cui viene rilasciato, e le persone esposte ne pagano le conseguenze. Da lì a poco infatti, quelli dentro i vagoni più vicini alle borse di sarin rilasciato hanno cominciato a stare male, riversandosi sulle piattaforme delle stazioni in affannosa ricerca di aria. Chi c’è riuscito però, perché 14 persone sono morte, i feriti sono stati più di 6.000, mentre gli effetti post traumatici, depressione e danni visivi di chi si è trovato coinvolto nell’accaduto, perfino degli individui che hanno solo letto e visto quanto successo, non sono ancora calcolabili. Il terrorismo aveva colpito Tōkyō e il Giappone, notoriamente il Paese e la capitale più sicuri del Pianeta. Il Chikatetsu sarin jiken è stato un atto di terrorismo ordinato dal capo della setta Aum Shinrikiyo, Asahara Shoko, a dieci suoi fedeli membri, convinti che l’attentato fosse un “azione salvifica” in quanto la fine del mondo stava avvicinandosi e quelli che non appartenevano al culto Aum sarebbero morti mentre, se avessero ucciso umanità fuori dalla setta, si sarebbero salvati.

Le conseguenze si sono concretizzate in 7 esecuzioni capitali, inclusa quella del capo Asahara Shoko – il cui vero nome era Matsumoto Chizuo – arrestato due mesi dopo l’accaduto, ma giustiziato nel 2018. Ieri mattina alle 8 – orario in cui avvenne l’attentato – alla stazione di Kasumigaseki si è svolta una cerimonia in ricordo delle vittime, alla presenza dei familiari, sopravvissuti, funzionari del Tokyo Metro e del ministro dei Trasporti, Nakano Hiromasa.

Marzo, però, è anche il mese delle vacanze primaverili per tutte le scuole di ordine e grado. Proprio perché legato al susseguirsi delle stagioni, l’anno finanziario e scolastico giapponese inizia dunque ad aprile e si conclude a marzo, con tre momenti di vacanza: estate, inverno e primavera. Le vacanze di primavera vanno dal 25 marzo al 5 aprile, giorni durante i quali studenti e studentesse si preparano in realtà a sostenere gli esami di ammissione per entrare nei gradi di scuola superiori. Le scuole organizzano inoltre varie attività durante le vacanze. Per le nuove forze lavoro, marzo è invece il mese delle interviste conclusive che iniziano già l’anno precedente la data designata per la laurea, in un susseguirsi di documenti di richiesta compilati e presentati alle ditte in cui si vorrebbe lavorare. Una selezione che richiede mesi e nel migliore dei casi si conclude con l’assunzione dei giovani spesso sotto i 25 anni, sempre più, tuttavia, a tempo determinato. Le nuove generazioni sono cambiate rispetto ai genitori, e non tendono più a una lunga carriera dentro una kaisha (azienda), al contrario sono inclini alla flessibilità prediligendo un equilibrio lavoro/ tempo libero, senza troppi straordinari e cene post-orario. Il risultato è che giovani uomini e donne rifiutano offerte di lavoro con condizioni rigide e, come risposta alla carenza di lavoratori e lavoratrici, alcune ditte stanno assumendo studenti già all’ultimo anno di Università, offrendo salari leggermente più alti. Secondo l’Istituto di Amministrazione del Lavoro, la media mensile del primo stipendio nell’anno finanziario 2025 aumenterà del 3%, mentre il tasso di disoccupazione del 2024 è stato 2,7% per gli uomini e 2,4% per le donne.

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