La non antifascista Meloni ha delle ragioni su Ue e Manifesto di Ventotene, mi spiace ammetterlo

Il problema è che questa volta – e mi dispiace molto ammetterlo – ha qualche ragione anche la non antifascista Giorgia Meloni, e non solo sul Manifesto di Ventotene – che proclamava (in maniera contraddittoria) una rivoluzione socialista violenta e perfino la dittatura di un solo partito per instaurare una federazione democratica europea – ma soprattutto sul fatto che il mito della federazione europea non è realizzabile, e se lo fosse non sarebbe democratico. In Europa è sempre stato aperto il dibattito su un’alternativa: costruire gli Stati Uniti d’Europa, copiando il modello americano, o invece realizzare una Confederazione tra Stati sovrani e democratici, come voleva per esempio il presidente francese De Gaulle. L’Unione Europea nata a Maastricht costituisce un ibrido contraddittorio e fallimentare tra questi due sistemi molto differenti.
Lo Stato federale è uno Stato sovrano che ha un unico governo centrale, un unico esercito, delle sue autonome entrate fiscali, una moneta unica e una sola politica estera. Lo Stato federale finanzia con le sue entrate ampi fondi di perequazione in modo da promuovere la convergenza tra i singoli Stati. La democrazia federale presuppone una società civile organizzata, forte e omogenea, e una forte coesione sociale e culturale. In uno Stato Federale democratico – come negli Usa, in Canada, ecc – si vota ovviamente a maggioranza.
In una Confederazione invece gli Stati mantengono la loro sovranità e indipendenza ma possono, su base volontaria, mettere in comune la moneta, dei fondi fiscali, la difesa e la politica estera. In una Confederazione si vota all’unanimità, almeno sulle questioni strategiche, come sulla difesa, sulle imposte e la politica estera. In tale modo ogni paese mantiene la sua sovranità. Le Confederazioni si costituiscono quanto gli Stati vogliono collaborare ma hanno anche interessi e sistemi differenti.
Nella Ue i due sistemi sono confusi. La moneta unica è di tipo federale; ma il sistema fiscale europeo è lasciato nelle mani dei singoli Stati, che finanziano con una quota dell’1% del loro Pil il bilancio di Bruxelles: questo sistema è confederale. Non esiste infatti una tassa europea pagata dai cittadini per finanziare la Ue. I paesi più ricchi non desiderano finanziare con le imposte dei loro cittadini i paesi esteri. Per esempio, i tedeschi (giustamente) non vogliono finanziare il deficit del sud Italia. I fondi comuni europei per la convergenza territoriale sono estremamente limitati, lo 03% circa del Pil europeo. Sul piano istituzionale la Ue è sistema intergovernativo con una verniciata sottile di democrazia. Il Parlamento è eletto su base nazionale e ha solo poteri limitati di veto. Chi decide veramente è il Consiglio Europeo composto dai capi di Stato e di governo. La Commissione Ue, organo esecutivo, è nominata dai singoli governi e non dal parlamento. La presidente Ursula von der Leyen è nominata via accordi intergovernativi con ratifica del parlamento europeo. La Banca Centrale Europea è indipendente dalla Ue e dai governi e quindi è una autocrazia fuori da ogni controllo democratico.
I sistemi federali democratici hanno in generale un Parlamento eletto dai cittadini degli Stati federati, un Senato che rappresenta i singoli Stati e un esecutivo nominato dalle due Camere, oppure, nel sistema presidenziale, eletto direttamente dal popolo. Alla base c’è un sistema rappresentativo. Nella Ue invece non c’è popolo e non c’è democrazia. Paradossalmente però la Ue non democratica detta leggi valide automaticamente per tutti i paesi membri e i 450 cittadini europei.
Alla base di questa Europa non c’è il Manifesto socialista di Ventotene, c’è invece il trattato di Maastricht, un trattato iperliberista basato sulla piena libertà dei mercati e della finanza, sulla competizione e sulla condanna dell’intervento pubblico nell’economia. Questa Ue liberista e non democratica non ha prodotto progresso sociale e economico; infatti la Ue registra un gap economico crescente con la Cina, gli Stati Uniti e la Russia e i paesi emergenti, India, Brasile, Indonesia, ecc. Sul piano politico le destre estreme avanzano in tutta Europa e sul piano militare e geopolitico l’Europa è tanto impotente quanto inutilmente aggressiva.
Il più grave errore della sinistra europea e italiana è dunque aver confuso Maastricht con Ventotene e avere promosso questa Ue liberista. L’altro errore micidiale è di avere creduto che si possano realizzare gli Stati Uniti d’Europa come negli Usa: infatti la situazione europea del XXI secolo è completamente diversa da quella dei coloni americani del 1700. 27 paesi europei con storie, lingue, economie, istituzioni politiche, interessi e strategie diverse non possono formare una federazione unitaria e democratica, come invece accadde negli Usa due secoli fa. Piuttosto che correre dietro all’impossibile federazione europea, occorre ripudiare Maastricht e tentare di realizzare una Europa Confederale delle democrazie da cui eliminare fin dall’inizio i paradisi fiscali europei (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Malta, Cipro).