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Tesla a picco in Europa, vendite di febbraio a -44%. Pesa il coinvolgimento politico di Elon Musk

Deleterio è stato soprattutto il -76% in Germania. Alcune auto del brand hanno anche subito atti vandalici, a riprova del brutto clima intorno al suo patron
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Più passa il tempo, più appare evidente che il coinvolgimento politico di Elon Musk negli affari della Casa Bianca fa male a quelli di Tesla, che continuano ad andare malissimo. Le vendite europee del marchio americano, infatti, appaiono catastrofiche: dopo un calo del 45% a gennaio, a febbraio le immatricolazioni del produttore di veicoli elettrici sono crollate del 44% rispetto allo stesso mese del 2024.

Certo, pure il mercato nel suo complesso sta perdendo, ma si parla di un -3% e, anzi, le vendite di modelli elettrici sono aumentate del 26% in febbraio. A trascinare Tesla a picco sono soprattutto le mancate consegne in Germania (dove Musk sostiene il partito di estrema destra Alternative für Deutschland), il più grande mercato automobilistico del vecchio continente e dove il brand possiede pure una fabbrica: qui il calo è del 76%, con appena 1.429 auto immatricolate, contro le 6.038 del febbraio 2024.

In Europa va male soprattutto la Suv Model Y, le cui vendite sono scese del 56% a 8.679 pezzi (in Germania lo stesso modello ha perso l’81%, a 4.350 unità). “Tiene botta” la berlina di medie dimensioni Model 3, scesa dell’11%, a 6.461 pezzi. Sicché nell’anno in corso, le vendite europee di Tesla sono diminuite del 44%, a 25.852 pezzi, con quelle di Model Y in calo del 53%, a 14.785 unità; e quelle di Model 3 a -26% e 10.795 auto.

A riprova del fatto che di mezzo ci siano le controverse posizioni politiche di Musk – e il suo appoggio ai partiti e ai personaggi di destra, valido pure nel Regno Unito, in Italia e in Romania – c’è anche il fatto che alcune Tesla sono state date alle fiamme sia in Germania sia in Gran Bretagna. Stesso destino toccato a otto vetture in un concessionario Tesla nel sud della Francia. Atti vandalici da condannare senza indugio, ma che riflettono un malessere rivolto soprattutto contro il “divino Elon”.

Negli Stati Uniti e in Canada, poi, oltre alle proteste pacifiche, sono stati appiccati incendi contro i Supercharger Tesla a Boston, incendiate due auto in uno showroom di Las Vegas e sparati colpi di arma da fuoco in uno dell’Oregon. Un clima che ha spinto il Salone dell’auto di Vancouver, in Canada, a cancellare la partecipazione di Tesla allo show, adducendo la decisione a (non troppo remoti) problemi di sicurezza. Le vendite di Tesla negli Stati Uniti sono diminuite dell’11%, contro un aumento del 44% delle vendite di veicoli a batteria. E in Cina – primo mercato automobilistico del mondo per volumi e per elettriche assorbite – a febbraio Tesla ha perso il 49%.

Le vendite francesi sono diminuite del 26% a 2.935 pezzi; quelle in Belgio del 54%, a 1.053 unità; le vendite spagnole fanno -10% a 918 auto. Norvegia? Un -48% a 917 veicoli, mentre le vendite italiane solo scese del 55% a 843 vetture. Regge solo il Regno Unito, con consegne in aumento del 20%, a 3.852 pezzi. E ora il costruttore guarda con crescente attenzione a cosa succederà a fine marzo, mese con cui si chiuderà la prima trimestrale dell’anno per Tesla, la stessa che potrebbe avere effetti avversi sul mercato azionario se i numeri commerciali continuassero a essere pessimi come quelli del primo bimestre 2025.

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