Fatture, bonifici e tangenti dai lobbisti di Huawei: le accuse alla segretaria di Martusciello, Luciana Simeone

Arrestata in un bed and breakfast a Santa Maria Capua Vetere dopo essere risultata irreperibile per quattro giorni, portata a Secondigliano e accusata di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. Emergono i dettagli che hanno portato in carcere Lucia “Luciana” Simeone, la segretaria storica di Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia all’Eurocamera che domani sarà interrogata dal giudice delegato della Corte d’Appello. Secondo quanto scrive Repubblica, tutto nasce da “due fatture ritenute false, dall’ammontare complessivo di 46mila euro”, legate alle presunte tangenti pagate dai lobbisti vicini a Huawei. L’assistente dell’europarlamentare avrebbe riscosso parte della mazzetta che sarebbe stata versata per ricompensare alcuni politici che il 4 gennaio 2021 hanno scritto una lettera indirizzata a tre commissari europei chiedendo un’apertura rispetto alla tecnologia 5G.
Tra gli otto eurodeputati firmatari anche lo stesso Martusciello mentre i lobbisti nel mirino sono Valerio Ottati, 41 anni, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei all’Unione europea dal 2019, e Nuno Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martins, con un passato da consigliere del capodelegazione forzista per il Medio Oriente. I due lobbisti, secondo quanto emerso, sono gli autori della missiva, che è stata sottoscritta anche da altri parlamentari europei – tra cui anche Patriciello e Milazzo (Fi), Dorfman (Suedtiroler Volkspartei), Ferrandino e i rumeni del Ppe Busoi e Buda e dei Socialisti Tudor – e redatta, secondo diverse fonti, dallo stesso Ottati. Il documento, indirizzato ai vertici della Commissione Ue, chiedeva di escludere il 5G dal dibattito politico scongiurando il bando delle apparecchiature cinesi dalle infrastrutture europee. Una sollecitazione politica poi caduta nel vuoto con la decisione di Bruxelles – annunciata il 15 giugno 2023 – di raccomandare ai Ventisette di tagliare fuori dalle loro reti Huawei e Zte perché ad alto rischio per la sicurezza nazionale.
Secondo quanto emerge dall’indagine, Wahnon Martins, il 7 gennaio e il 15 febbraio 2021, invia due fatture ad altrettante società – dell’importo di 18.450 e 27.500 euro – relative a consulenze e che servivano al versamento della presunta tangente. A questo, scrive Repubblica, si aggiungono altri movimenti tutti da accertare: tra questi c’è “un bonifico dell’importo di mille euro del 21 febbraio 2021 a Luciana Simeone, proveniente dal conto corrente di Wahnon Martins sul quale era stata accreditata la fattura da 27.500 euro e quattro bonifici da un conto aperto a nome del lobbista portoghese a favore di Martusciello tra il 26 febbraio 2021 e il 10 giugno rispettivamente di 3mila, 1.250, 1.250 e 1.200 euro”. Il capodelegazione di Forza Italia, che al momento non risulta indagato, è finito nel mirino degli inquirenti anche per avere scritto emendamenti a favore di Huawei. Peraltro il suo nome è emerso di recente anche in relazione a una vicenda di rimborsi gonfiati (nella quale rientra anche l’ex eurodeputato Ferrandino, a Bruxelles fino al 2024 e oggi sindaco di Casamicciola Terme e tra i firmatari della lettera nel mirino delle inquirenti). Intanto Antimo Giaccio, avvocato di Simeone, pur chiarendo di non conoscere ancora a cosa siano collegate le accuse, ha dichiarato che la sua assistita era una “mera esecutrice” in quanto segretaria.
Il Ppe, la famiglia europea di Forza Italia, sceglie per ora la linea della prudenza in attesa dei prossimi sviluppi. Ci sarà massima collaborazione con la giustizia, ma se qualcuno ha violato le regole dovrà assumersene la responsabilità, è la posizione filtrata dai Popolari di Manfred Weber. A dettare modalità e tempi dell’inchiesta – e della comunicazione – è il giudice istruttore, ha tagliato corto la procura senza ulteriori chiarimenti nemmeno sui tempi per l’estradizione di Nuno Whanon Martins, fermato in Francia dopo perquisizioni nelle sue residenze in Portogallo.