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Sfruttati e derubati dai caporali, così i lavoratori-schiavi venivano pagati 5 euro per 12 ore nei campi

Le vittime erano costrette a turni massacranti senza ferie né riposi settimanali, spesso esposti a temperature superiori ai 30 gradi
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Lavoratori ma schiavi. Un’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Cortemaggiore e dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Piacenza ha portato all’arresto di due uomini, un 53enne e un 27enne, entrambi di origine straniera, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro e intralcio alla giustizia. L’operazione, coordinata dalla Procura di Piacenza, è scattata dopo mesi di investigazioni, avviate la scorsa estate a seguito dell’osservazione di movimenti sospetti nella Bassa Piacentina. Ogni mattina, all’alba, numerosi furgoni trasportavano lavoratori stranieri nei campi, dove lavoravano per l’intera giornata, prima di essere riportati alle loro abitazioni in serata.

Le indagini hanno rivelato un vero e proprio sistema di sfruttamento: i lavoratori erano costretti a turni massacranti, fino a 12 ore consecutive, senza ferie né riposi settimanali, spesso esposti a temperature superiori ai 30 gradi. Inoltre, non disponevano di dispositivi di sicurezza né avevano ricevuto la formazione prevista dalla normativa. Le condizioni economiche erano altrettanto drammatiche. La paga oraria si aggirava intorno ai 5 euro, ben al di sotto dei minimi contrattuali. Inoltre, gli arrestati applicavano trattenute arbitrarie per presunti costi di locazione e pratiche burocratiche, riducendo il salario effettivo a cifre tra i 200 e i 500 euro mensili. Le vittime, di età compresa tra i 25 e i 67 anni, erano impiegate tramite una società intestata alla moglie del 53enne.

L’inchiesta ha inoltre svelato che i due indagati chiedevano tra gli 8 e i 10mila euro per garantire ai lavoratori un permesso di soggiorno temporaneo. Una volta scaduto il permesso, nonostante le promesse di rinnovo e le ulteriori richieste di denaro, i lavoratori venivano comunque impiegati, approfittando della loro condizione di irregolarità. Alcune delle vittime avrebbero anche subito minacce per evitare che denunciassero la situazione alle autorità. Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato materiale amministrativo e informatico ritenuto utile per le indagini. Al termine delle operazioni, i due arrestati sono stati trasferiti nel carcere delle Novate, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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