Devo ringraziare Meloni: parlando di Ventotene, ha fatto capire alle opposizioni da dove ripartire

Finalmente un po’ di pathos. Non è una parolaccia, come direbbe qualcuno, ma un termine tecnico della retorica greca (di origine peripatetica) che indica l’insieme di passionalità, concitazione e grandezza proprio della tragedia umana. E diciamolo, ultimamente nelle discussioni politiche, manca completamente: manca, cioè, quella passione, quel vero sentimento spinto da ideali e valori ben saldi che coinvolgono e toccano gli animi più profondi degli individui.
Fino ad oggi siamo circondati da vuote analisi personalistiche di alcuni politicanti che pensano semplicemente al proprio grado di consenso interno. Un narcisismo politico di nuova generazione, nato e involuto di pari passo con l’innovazione tecnologica e dei relativi mezzi di comunicazione, ossia i devastanti social. Ormai, tutto è legato alla velocità ma soprattutto alla superficialità del messaggio che si vuole trasmettere solo per catturare l’attenzione distratta del potenziale elettore. E tutto ruota, ormai da anni, in base a questi schemi che hanno reso la politica e le discussioni incredibilmente scialbe e prive di qualsiasi sana emozione.
Ecco, partendo da queste basi, che l’intervento diversivo studiato ad hoc da Giorgia Meloni contro il Manifesto di Ventotene, ha finalmente accesso una scintilla. E sì, Meloni voleva trovare un modo per non parlare dei propri problemi interni legati proprio all’Europa e alla posizione ambigua del suo governo a difesa dell’Ucraina. Insomma, per deviare il discorso sui problemi concreti ha criticato le basi e le radici dell’Europa stessa.
E’ sicuramente riuscita in questo ma senza volerlo ha acceso un fuoco da tempo sopito.
Meloni ha fatto un enorme errore che ora ancora non si vede ma che di giorno in giorno andrà ad ingrossarsi. La premier ha toccato in maniera grossolana la carne viva non solo di un Manifesto illuminato scritto oltre 80 anni fa ma di tutte quelle persone che quel periodo dolorosissimo della nostra storia lo aveva vissuto realmente. Il tempo annacqua i ricordi e soprattutto nelle nuove generazioni poco è stato trasmesso ma una premier questo non può permetterlo, anche se può avere idee diverse.
Bisogna viverle certe cose e se si è avuta la fortuna di non viverle ci vuole un grande ed enorme rispetto per chi, uomo o donna come noi, ha dovuto sopportare violazioni, percosse ed ingiustizie di ogni genere fino anche alla morte. Ecco, non capire l’importanza storica e sociale del manifesto di Ventotene rende evidente la pochezza culturale e morale di Meloni.
L’isola di Ventotene è un posto magico. Basterebbe andare una volta per capire l’energia che si respira e ti trapassa il corpo. Visitare il carcere di Santo Stefano e sentire la storia raccontata da una guida umanamente e storicamente preparata ti apre uno spazio temporale che ti lascia senza fiato. Un’isola che nonostante le sue piccolissime dimensioni, neanche due km quadrati, ti fa sembrare al centro del mondo. Respiri ad ogni angolo la forza delle persone che ci hanno vissuto e la loro grandezza morale e culturale. Per non parlare dei grandi ventotenesi che ancor oggi ci vivono e che continuano, nonostante le grandi difficoltà di vivere un’isola, a portare quell’isola in ogni parte del mondo.
Ecco il ritorno del pathos. Ed ecco riprendere fuoco i veri motivi per cui si fa politica o quanto meno si faceva in quel periodo. Ricordarsi chi eravamo e da dove siamo arrivati. Ricordarsi quel sacrificio, quel dolore, quel sangue e quelle vite che sono state la barriera contro la forza ingiusta dei soprusi perpetrati da appartenenti al nostro stesso genere umano. E queste sfortunate persone, nonostante il dramma che vivevamo, nonostante il buio storico e nonostante fossero completamente isolati dagli affetti hanno trovato la forza, il coraggio e la lungimiranza di dare a Noi una speranza di futuro più giusto e luminoso.
Questo è stato il Manifesto di Ventotene.
Utilizzare in maniera volutamente distorta dei passaggi non contestualizzati del Manifesto per distrarre l’attenzione dai problemi del governo è stato il peggior errore politico della Meloni.
Per questo io la ringrazio. Senza volerlo ha finalmente fatto capire da dove bisogna ripartire per creare una doverosa alternativa al populismo, alla superficialità, alla mancanza di valori, alla insipida politica e alla mancanza di senso per le istituzioni.
Le vere opposizioni, non solo quelle racchiuse in sigle di Partito, devono svegliarsi dal torpore che anche questo modo di fare politica ha contribuito a creare. Per questo bisogna ritrovare lo spirito di Ventotene. Riprendiamoci il nostro passato per costruire il nostro futuro.
Viva Ventotene, Viva i Ventotenesi e Viva l’Europa.