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L’allarme di Mattarella sui dazi americani: “Nubi si addensano all’orizzonte, danni all’Italia da protezionismi immotivati”

Il presidente della Repubblica accoglie i timori dei produttori di olio e vino. L'idea di "scudo" proposta del vicepremier Tajani: "La risposta? Importare di più dagli Usa"
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Nuove nubi sembrano addensarsi all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico“. E’ il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a far partire la sirena d’emergenza sui dazi che gli Stati Uniti applicheranno dal 2 aprile sui prodotti europei, compresi quelli italiani. Il capo dello Stato, significativamente, parla dal 44esimo Forum della cultura dell’olio e del vino in corso a Roma. A essere colpiti, sottolinea Mattarella, a essere “danneggiati” sarebbero “settori di eccellenza” come appunto quelli di olio e vino. “Avete saputo mettervi insieme – afferma il presidente parlando ai produttori -, misurarvi con la crescente dimensione internazionale, senza timore di mercati prima sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader. Il futuro non si costruisce vivendo di nostalgie. Varrebbe anche per gratuite tentazioni di nostalgia alimentare: oggi i cibi sono sicuramente più salubri e controllati di un tempo”. Mattarella aggiunge che “produrre per l’auto-consumo ricondurrebbe l’Italia all’agricoltura dei primi anni del Novecento. Legittimamente le associazioni dei produttori esprimono preoccupazione per le sorti dell’export. Misure come quelle che vengono minacciate darebbero, inoltre, ulteriore spinta ai prodotti del cosiddetto italian sounding, con ulteriori conseguenze per le filiere produttive italiane, non essendo immaginabile che i consumatori di altri continenti rinuncino a cuor leggero a rincorrere gusti che hanno imparato ad apprezzare”. “Commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace – conclude il presidente della Repubblica -. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace”.

Quello dei dazi nel frattempo sembra diventato un groviglio da cui i vertici del governo a fatica cercano di uscire tra imbarazzi e perfino agonismi interni su chi è più trumpiano in maggioranza (ultimo capitolo il colloquio JD Vance-Matteo Salvini). E anche l’ultima presa di posizione ufficiale sul tema della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla Camera, non ha chiarito fino in fondo quali possono essere le strade per evitare che i dazi si abbattano anche sui prodotti italiani. “Credo non sia saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie, che diventano un circolo vizioso nel quale tutti perdono” ha detto Meloni a Montecitorio mercoledì quasi a indicare una risposta indulgente da parte dell’Ue. La soluzione proposta dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, è quella di “investire di più negli Stati Uniti, e di importare di più dagli Stati Uniti”: “un ottimo scudo – dice -per continuare ad esportare negli Stati Uniti, cioè cercare di bilanciare la bilancia commerciale che oggi è a nostro vantaggio”.

Oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è tornato a spiegare: “E’ un periodo anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l’utilizzo di dazi e criptovalute. Strumenti usati come delle vere e proprie ‘armi economiche‘ in grado di ridefinire gli equilibri e le dinamiche finanziarie e commerciali globali, ma che stanno anche influenzando profondamente la politica mondiale”. “Imporre dazi su determinati beni – continua il ministro – non è più solo una misura per difendere l’economia nazionale e regolare le relazioni commerciali tra Paesi, ma una vera e propria leva che condiziona le politiche internazionali. Se applicati in modo strategico, possono alterare gli scambi globali, influenzare alleanze politiche e ridisegnare gli assetti geopolitici”.

Contro questa linea in un certo modo “attendista” si scaglia il centrosinistra. “La destra sta facendo disastri, ed è sotto gli occhi di tutti che la presidente del Consiglio di fatto ci stia svendendo a Trump” dichiara il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia. “Noi ieri abbiamo chiesto conto di dichiarazioni preoccupanti – ha aggiunto – che ci arrivano sistematicamente sia da Bruxelles sia da Roma”. “Ieri – ha poi evidenziato – il ministro degli Esteri ha ribadito che dal 2 aprile, quando partiranno i dazi americani, non dovremmo rispondere. Io penso ai nostri agricoltori. Penso ai produttori della meccanica, della siderurgia. La lista è lunga. Essere così supini all’amministrazione Trump è una follia“.

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