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Juve, pronto l’esonero di Thiago Motta dopo il Genoa: in pole c’è Mancini, il traghettatore sarebbe Tudor

I bianconeri devono attendere il 31 marzo per dinamiche di bilancio, poi salvo clamorosi ribaltoni ci sarà l'addio al tecnico. E restano due candidati per sostituirlo
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Mai come oggi, il futuro di Thiago Motta è incerto. Per non dire il ‘presente’. La situazione è in continua evoluzione e – se la si vede dal punto di vista dell’allenatore – forse è proprio precipitata. La Juventus si sta preparando al dopo Thiago, che avrebbe potuto già materializzarsi in questi giorni se non fosse stato per certe dinamiche di bilancio ben precise: un esonero, e una conseguente nuova assunzione, entro il 31 marzo comporterebbe un consiglio d’amministrazione straordinario per l’approvazione di un aumento di capitale. E con una Juve in fase di revisione ferrea dei conti (nonostante i pesantissimi investimenti del mercato estivo e invernale), si sarebbe voluto evitare.

Ma i rischi sono alti, soprattutto per il campionato: dopo la sosta ci sarà il Genoa, una partita sulla carta abbordabile se la Juve non fosse reduce da due partite con zero gol segnati e ben 7 subiti. Episodi e numeri che fanno pensare a come la squadra non stia più tanto seguendo il suo allenatore. E se le dichiarazioni di facciata di Giuntoli sembravano propendere verso una conferma dell’uomo scelto a giugno per avviare una rivoluzione, ora le cose potrebbero cambiare.

Genoa decisiva
Se anche l’esonero non dovesse materializzarsi in questi giorni, la prova contro i liguri (che hanno consacrato Motta in Serie A da giocatore e che lo hanno visto per la prima volta da allenatore di una prima squadra, qualche anno fa) dovrebbe essere davvero di quelle convincenti per evitare l’addio. Vincere, convincere e far capire come i giocatori appoggino la linea del loro allenatore, nonostante i tanti cambi e ribaltoni visti in campo in questi mesi. Di fatto, servirebbe far vedere che l’ambiente sia comunque sereno nonostante le difficoltà: una speranza più che una prospettiva. Con il rischio concreto che il quarto posto scivoli via e con esso anche la pioggia di guadagni ricavati dall’ingresso in Champions League.

Per questo Giuntoli si è mosso, valutando due candidati. Uno, più semplice da convincere, Igor Tudor, di cui si è già parlato su queste pagine. Sarebbe un traghettatore di livello, conosce già l’ambiente e soprattutto potrebbe accettare quei 4 mesi secchi con rinnovo automatico in caso di qualificazione in Champions League ma anche una penale nel caso in cui il club volesse slegarsi. Diverso sarebbe invece l’approccio con Roberto Mancini, l’altro candidato molto forte per sedersi sulla panchina bianconera: la sua esperienza e i suoi successi hanno un prezzo, e lui stesso vorrebbe accettare una panchina con delle prospettive più a lungo termine. Qualcosa si sta muovendo, perché i segnali ricevuti in questi giorni non sono parsi incoraggianti. La Juve si prepara di nuovo a cambiare. Senza sconfessare tutto il suo progetto di rinnovamento. Ma ritoccandolo in profondità.

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