I medici gli dicevano che era parotite, invece si trattava di un cancro ai polmoni al quarto stadio. È la storia di George Dudnik, 36enne che ricorda così il momento in cui ha ricevuto la diagnosi definitiva: “Non è stata solo una diagnosi. È sembrata una condanna a morte”.
Il primo sintomo è apparso a dicembre 2023: “Mi sono svegliato verso le 3 del mattino con il viso gonfio, soprattutto dietro le orecchie. Mi ha ricordato la parotite, ma l’ho avuta da bambino, quindi sapevo che non sarebbe stato possibile prenderla di nuovo”, ha spiegato, come riporta The Mirror.
Fattosi immediatamente visitare, si è sentito dire che si trattava proprio di parotite e gli è stata prescritta una cura a base di paracetamolo e riposo. George era stato rassicurato sul fatto che fosse “troppo giovane e troppo sano” per sviluppare una patologia ben più grave.
L’uomo, originario della Lettonia e trasferitosi nel Regno Unito nel 2008, ha iniziato ad avvertire altri sintomi a marzo dell’anno scorso, compresi forti dolori al polpaccio. Un paio di mesi dopo il piede e la caviglia si erano gonfiati visibilmente e il dolore non accennava a diminuire. Il 29 maggio, poi, l’episodio che ha fatto definitivamente scattare l’allarme: “Mi sono svegliato con uno strano gorgoglio proveniente dalla mia gola. Quando ho fatto la doccia ho tossito sangue, ho sviluppato una forte febbre e ogni respiro è diventato doloroso. Il dolore si è intensificato fino a quando non sono crollato a terra”.
Portato d’urgenza in ospedale, è stata riscontrata la presenza di coaguli di sangue nei polmoni, nelle gambe e nelle braccia. I medici, però, hanno continuato a essere perplessi sull’eventualità che si trattasse di cancro, fino a quando in autunno la Tac ha dato il triste esito: un cancro ai polmoni al quarto stadio, una forma rara e aggressiva diagnosticata come incurabile. “Era come se un timer per il conto alla rovescia fosse stato attivato, scandendo gli ultimi minuti della mia vita” ha ricordato George. “Ero ancora giovane. Avevo ancora così tanto da fare. Ma all’improvviso, ho sentito che il mio tempo era scaduto”.
A peggiorare la situazione anche la comunicazione che nel suo caso la chemioterapia non sarebbe stata utile. Per questo si è optato per una terapia a base di Entrectinib, mirata a bloccare il cancro ai polmoni e prevenire ulteriori complicazioni. L’oncologo non ha saputo dirgli quanto tempo gli resti esattamente, sottolineando che il percorso di ogni paziente è unico. George, ad ogni modo, non ha intenzione di mollare: “Farò tutto ciò che è in mio potere per combattere questa cosa. So che potrei non vincere. Ma so anche questo: nessuno di noi sa quanto tempo ci resta. Le persone muoiono per incidenti, altre malattie, persino circostanze casuali. Il cancro non significa che vivrò meno di chiunque altro. Quindi scelgo di vivere come se avessi altri 40 anni davanti a me”