Parlare di una serie senza averla vista è corretto? Chissà. Lo fa Paolo Crepet che orgogliosamente racconta al Corriere di non avere alcuna intenzione di guardare Adolescence, proposta su Netflix, perché non intende “ingrassare alcuna piattaforma digitale che, peraltro, in linea generale ritengo responsabili del degrado sociale cui stiamo assistendo”. E ancora, sul perché la serie abbia avuto questo successo: “Perché sono tutti anestetizzati, anche gli intellettuali e non si rendono conto che, il solo fatto di ritrovarci in una società dove un tredicenne ammazza una compagna, dovrebbe far inorridire. Siamo di fronte a una società brutale, dove nessuno parla più di futuro…”. A leggere, parrebbe che chi guarda la serie non inorridisca ma chissà, probabilmente il senso profondo è un altro.
In ogni caso, Crepet ampia il discorso quando parla di “età dell’insensibilità” e dice che “riguarda tutti. Anche i più giovani, francamente cresciuti dalla peggior generazione di adulti, o pseudo tali, della storia”. Perché la peggiore? “Sono gli stessi genitori che si sentono undicenni, e lo dimostrano le stupidità che pubblicano sulle varie piattaforme social. Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sé?”.