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Santanchè e l’udienza slittata, il capogruppo di FdI ribadisce: “Se rinviata di nuovo a giudizio lascerà per difendersi”

Galeazzo Bignami ripete la linea già espressa dal partito: la ministra dovrà dimettersi se sarà imputata la seconda volta. Ma il M5s provoca: "Sono i pavidelli d'Italia"
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“Noi riteniamo che nel momento in cui ci dovesse essere un rinvio si arriverebbe ad una presa d’atto della necessità di lasciare l’incarico non perché stia governando male il Turismo – dove anzi abbiamo dati assolutamente premianti – ma per garantire a lei la possibilità di difendersi nel modo più sereno possibile“. Così, ospite di SkyTg24, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami ripete la linea già espressa dal partito: Daniela Santanchè dovrà dimettersi se verrà rinviata a giudizio anche per l’accusa di truffa all’Inps sulla cassa integrazione Covid dei dipendenti del gruppo Visibilia, dopo esserlo già stata per falso in bilancio. Una posizione ribadita in modo netto, non a caso, proprio mentre a Milano l’udienza preliminare, prevista per il 26 marzo, va verso lo slittamento a causa della decisione della ministra di cambiare avvocato, una mossa che le consentirà di guadagnare qualche settimana di tempo. In Parlamento la stessa Santanché, durante la discussione della mozione di sfiducia contro di lei (poi respinta), aveva detto più genericamente di essere disposta ad “aprire una riflessione” sull’ipotesi di dimissioni in caso di nuovo processo.

Dall’opposizione il Movimento 5 stelle, con il deputato Enrico Cappelletti, infierisce sul limbo in cui si trova FdI: “Daniela Santanchè non ci dorme la notte per trovare stratagemmi che le consentano di rimanere aggrappata alla poltrona. Proprio ieri aveva detto “il 26 non me ne andrò”, quasi fosse una minaccia, nella stessa conferenza in cui ha avuto il coraggio di sostenere che l’80% del programma elettorale sul Turismo lei lo ha realizzato. Una frase che forse è risultata imbarazzante anche per i “pavidelli d’Italia” di Giorgia Meloni, che oggi con Bignami fanno finta di darle il benservito preannunciando le sue dimissioni certe in caso di rinvio a giudizio. In mezzo ci sono le martoriate istituzioni italiane, vittime sacrificali di questa manfrina ignobile”, attacca. “Santanchè andava mandata a casa nel luglio 2023, quando è emerso il suo deplorevole comportamento nei confronti dei suoi lavoratori. A cui poi ha fatto seguito una sequela di menzogne mai viste nel triste show in Parlamento. Se è ancora lì a mettere a disagio il governo, la responsabilità molto probabilmente è della ricattabilità palese di Meloni”, incalza.

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