L’affondo di Unicredit su Bpm: “Preoccupazione per le scelte della banca, si faccia chiarezza”

“Avevamo ragione noi”. Asciutto il commento a caldo del numero uno di Unicredit, Andrea Orcel, sul caso del Banco Bpm che pagherà Anima a prezzo pieno, con la possibile conseguenza di perdere valore nell’operazione a monte che lo vede preda della stessa Unicredit. Tutta colpa dell’Europa, con la Banca Centrale che non ritiene che l’acquisizione della società di gestione del risparmio da parte del Banco abbia titolo per beneficiare di sconti e benefici patrimoniali previsti dal cosiddetto Danish Compromise, mentre l’Autorità bancaria europea nel pomeriggio di giovedì 27 marzo ha fatto sapere che non risponderà al quesito posto in merito dall’istituto. E, quindi, non fornirà alcun parere sulla questione.
Eppure per Giuseppe Castagna fino a una settimana fa era fatta: “Siamo sicuri che arriverà”, aveva detto il numero uno del Banco parlando dell’eventuale via libera all’utilizzo del Danish Compromise nell’integrazione di Anima alla European financials conference di Morgan Stanley. Diversamente Orcel è sempre stato attendista sulla questione, che sarebbe stata cruciale per un eventuale rilancio del prezzo offerto da Unicredit ai soci del Banco per rilevare le loro quote. O, addirittura, per ritirare l’offerta.
Naturalmente i pareri dei due banchieri sono distanti anni luce anche sugli effetti che la decisione della Banca Centrale avrà sullo stato patrimoniale della banca di Castagna. Per ora l’unica cosa tangibile è che il mercato ha accorciato la distanza tra il prezzo offerto da Unicredit per il Banco Bpm e il valore del titolo della preda in Borsa. “Avevamo ragione noi a considerare l’offerta su Bpm escludendo Anima, vista l’incertezza che questo doveva comportare e oggi lo vediamo. Come noto tale offerta ha caratteristiche che potrebbero aumentare, mantenere alterato o diminuire il valore di Bpm e che ci riserviamo di valutare una volta che l’offerta di Anima sarà conclusa”, dice quindi Orcel agli azionisti dai quali ha incassato il via libera pressoché unanime all’aumento di capitale a servizio dell’acquisizione del Banco Bpm, oltre che a tutti i punti all’ordine del giorno dell’assemblea annuale di Unicredit. Incluso il suo maxi stipendio da 13,2 milioni di euro, approvato dal 66% dei soci in sala.
E così mentre l’amministratore delegato di Unicredit ribadiva che l’acquisizione di Bpm sarà portata avanti solo se se “eseguita alle giuste condizioni”, il Banco ha preso atto della situazione e, pur avendo chiesto chiarimenti alla Bce, ha confermato che andrà avanti su Anima anche senza lo sconto patrimoniale “nel motivato convincimento della forte valenza strategica e finanziaria dell’operazione”. La mossa non ha lasciato indifferente Unicredit che, in una nota emessa a tarda sera, ha messo nero su bianco che “la posizione della Bce conferma la congruità del premio implicito nell’offerta di UniCredit per Bpm e l’adeguatezza del riferimento ai prezzi di mercato precedenti all’annuncio dell’offerta Anima” e che “è ragionevole ritenere che questi sviluppi possano avere implicazioni negative per il rendimento del capitale allocato da Banco Bpm all’acquisto di azioni di Anima e per il capitale regolamentare – CET1 – della stessa Bpm, con possibili ripercussioni negative sulla sua futura crescita e sulle sue future distribuzioni. Presumibilmente, porterebbero altresì a una riduzione della capacità di Banco Bpm di fornire credito all’economia reale nei prossimi anni”.
Pertanto secondo Unicredit “la decisione recentemente annunciata da Bpm di procedere a prescindere è motivo di preoccupazione“. Tanto che la banca “valuterà con la dovuta attenzione e – dopo aver compreso le possibili misure di mitigazione e il loro costo, il risultato dell’Offerta Anima e ogni altra circostanza rilevante – deciderà se proseguire o meno nell’operazione, in linea con i termini della sua offerta”. Ma fin da ora chiede a Castagna di fare “chiarezza al più presto su tutti gli elementi” necessari a dare un’informativa completa al mercato.