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Limiti alla discendenza e Consolati esclusi: ok alla stretta sulla cittadinanza. Ma nel governo è già tensione

Gestione delle pratiche tolte ai consolati, limiti di esame allungati a 48 mesi e numero massimo di richieste accettabili: tutte le novità
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Ottenere la cittadinanza italiana sarà sempre più complicato. Una stretta, quella che il governo italiano ha approvato in Consiglio dei ministri che genera diverse preoccupazioni tra i partiti e rischia di creare fratture interne alle formazioni di maggioranza tutt’altro che secondarie. La svolta riguarda il riconoscimento della cittadinanza per discendenza. Un modo, sostengono le forze di governo, per rendere più efficienti i procedimenti alla luce delle numerose domande in arrivo soprattutto dal Sud America, in particolare da Paesi come Argentina e Brasile, ma che di fatto crea un collo di bottiglia che impedirà a decine di migliaia di persone di diventare italiani: “È una cosa seria – ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in conferenza stampa – e nel corso degli anni ci sono stati abusi e richieste che andavano oltre il vero interesse nei confronti del nostro Paese”

I PROVVEDIMENTI – Innanzitutto, la gestione e la valutazione delle domande dei maggiorenni, sempre stando alla bozza che dovrà essere approvata sia dai ministri sia dal Parlamento, verrà accentrata e trasferita alla Farnesina e non sarà quindi più di competenza dei singoli consolati. Nonostante ciò, le domande non saranno compilabili online, ma tutta la documentazione dovrà pervenire all’ufficio del ministero per posta e solo dopo verrà digitalizzata, con le comunicazioni che, invece, arriveranno solo per via telematica. Le conseguenze sono facilmente intuibili: maggiore concentrazione significa anche più tempo necessario a smaltire il crescente numero di domande. Non a caso, si allungano i tempi dell’istruttoria, con i limiti che passano da 24 a 48 mesi. Oltre a queste restrizioni, a frenare le risposte positive alla cittadinanza c’è anche il limite che si vuole imporre al numero di richieste che possono essere accettate annualmente.

Ma il grande timore del governo rimangono le domande per iure sanguinis, ossia quelle basate sulla discendenza, un principio che col passare del tempo fa aumentare esponenzialmente la platea di coloro che potrebbero richiedere la cittadinanza in Paesi che hanno vissuto un forte fenomeno migratorio dall’Italia nei secoli scorsi, come l’Argentina. Per questo l’idea è quella di limitare le richieste solo a coloro che possono dimostrare la discendenza da genitori o nonni italiani.

“La riforma che noi abbiamo approvato punta soprattutto a tutelare coloro che vogliono essere cittadini italiani, a tutelare i veri cittadini italiani all’estero e a tutelare i tantissimi Comuni italiani che sono oberati di lavoro per la ricostruzione della cittadinanza – ha aggiunto Tajani – Comuni che poi sono costretti a bloccare tutto il resto dell’attività amministrativa, così come sono bloccati i nostri Consolati per fare queste pratiche. Dalla mezzanotte di oggi cambiano le regole, si diventa cittadini se si ha fino ai nonni cittadini italiani”.

CONSEGUENZE NELLA MAGGIORANZA – La stretta che il governo vuole imprimere alla concessione delle cittadinanze rischia però di generare diverse fratture interne ai partiti dovute al rischio di veder evaporare quote di voti all’interno delle comunità oriunde. In Forza Italia, ad esempio, c’è già chi si preoccupa delle conseguenze e dà la colpa alle “politiche della sinistra” che, a loro dire, hanno reso più semplici le concessioni solo a fini elettorali. Adesso, compiendo passi nella direzione opposta, si temono proteste soprattutto dal Sud America e dai compagni di partito che sul sostegno delle varie comunità presenti in Italia basa il proprio successo politico. D’altra parte, parlando di immigrazione fu la stessa Giorgia Meloni, nel 2018, a dire che se all’Italia servivano immigrati si doveva “prenderli dal Venezuela. Sono di origine italiana e cristiani”. Sembra aver cambiato idea.

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