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Guerra dei dazi – Trump contro tutti: “Per l’Ue il 20%: ci hanno derubato per anni. Per la Cina il 34% e Uk il 10%”

Subito dopo l'annuncio il dollaro ha perso l'1% rispetto all'euro e il Nasdaq è crollato. La reciprocità annunciata nell’imposizione dei dazi ai partner commerciali degli Stati Uniti è al 50% del valore stimato da Washington dell’imposizione tariffaria di ciascun Paese nei confronti dei prodotti made in Usa
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Come annunciato da settimane è arrivato il giorno dei dazi. La guerra commerciale di Donald Trump al resto del mondo – sono 60 circa quelli coinvolti – viene dichiarata dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. “Oggi è il giorno della Liberazione. L’America sarà grande di nuovo” proclama il tycoon che nei giorni scorsi aveva dichiarato in una intervista che non gli importava se il prezzo delle auto sarebbe aumentato. E così ecco che il 25% si abbatte proprio sul settore automobilistico. L’inquilino della Casa Bianca, nei vari interventi, aveva lasciato intendere che le tariffe secondarie potrebbero colpire 1.000 miliardi di dollari di scambi commerciali. Quello che appariva sicuro è che i dazi sulle auto saranno “permanenti”, aveva spiegato Trump in un’intervista telefonica a Nbc, durante la quale non aveva escluso di poter cercare un terzo mandato. Ma poi il presidente lancia i numeri: 34% alla Cina, il 20% all’Unione europea, la metà al Regno Unito con il 10%. E poi 25% sulla Corea del Sud, del 24% sul Giappone e del 32% su Taiwan. Per Israele le tariffe saranno del 17%, per il Brasile al 10% che è la tariffa base. “Se volete dazi zero, venite e produrre in America“, ha aggiunto Trump ribadendo un mantra che gli è caro da mesi, da quando – subito dopo la sua elezione – è intervenuto a Davos.

La reciprocità annunciata nell’imposizione dei dazi ai partner commerciali degli Stati Uniti è al 50% del valore stimato da Washington dell’imposizione tariffaria di ciascun Paese nei confronti dei prodotti made in Usa. Trump – che ha lanciato il suo cappellino agli operai del settore auto presenti – ha chiesto ai leader stranieri di mettere fine alle loro tariffe, di lasciar cadere le barriere commerciali e non e di non manipolare le loro valute. Davanti ai suoi e a molti lavoratori dell’industria dell’auto e dell’acciaio, il presidente con un sorriso di soddisfazione ha ribadito la svolta economica con cui “rimettiamo l’America First” e rendiamo l’America di nuovo ricca. “Make America Wealthy Again, è il giorno in cui reclamiamo il nostro futuro, uno dei più importanti della storia”. L’annuncio di Trump ha indebolito il dollaro e i titoli di stato americani, con un conseguente rialzo dei rendimenti che per il treasury decennale hanno viaggiato ai massimi di seduta al 4,231%. Subito dopo l’annuncio la moneta Usa ha perso l’1% rispetto all’euro in una giornata in cui le Borse sono state pesantemente condizionate dall’attesa dell’annuncio. Subito dopo S&P 500 segnava – 1,9% e il Nasdaq – 2,7%.

“Il nostro Paese è stato saccheggiato, violentato, depredato” da altre nazioni. “I contribuenti sono stati fregati per più di 50 anni – ha detto Trump – Ma non succederà più”. Il presidente ha promesso che i posti di lavoro nelle fabbriche torneranno negli Stati Uniti grazie alle tasse, ma le sue politiche rischiano di provocare un improvviso rallentamento dell’economia, poiché i consumatori e le imprese potrebbero subire forti aumenti dei prezzi di auto, vestiti e altri beni. Trump ha anche imposto tariffe sui Paesi che importano petrolio dal Venezuela e ha in programma tasse d’importazione separate su farmaci, legname, rame e chip per computer. Nessuno dei segnali d’allarme sul crollo del mercato azionario o sul sentimento dei consumatori ha indotto l’amministrazione a rivedere pubblicamente la propria strategia.

L’ordine esecutivo firmato dal presidente americano prevede una clausola che gli consente di rispondere a qualsiasi tipo di ritorsione. “Risponderà”, hanno assicurato senza esitazione alcuni funzionari dell’amministrazione Trump ribadendo l’urgenza all’interno dell’amministrazione per affrontare una situazione divenuta ormai insostenibile. Il piano “apre una nuova era” per gli States, hanno aggiunto celebrando il “giorno della liberazione” americana dalle pratiche sleali di cui il paese è stato vittima per decenni. I dazi sono la “regola d’oro per la nuova età dell’oro americana”, hanno sottolineato ancora nel corso di una conference call. Gli Stati Uniti non intendono “negoziare” con gli altri Paesi dopo l’annuncio sui dazi fatto oggi da Donald Trump. “È un’emergenza nazionale”.

Gli importatori – come riporta Associated press – probabilmente scaricheranno parte del costo delle tasse sui consumatori. Il Budget Lab dell’Università di Yale stima che una tariffa universale del 20% costerebbe alle famiglie medie dai 3.400 ai 4.200 dollari in più. La premessa dell’amministrazione repubblicana è che i produttori aumenteranno rapidamente la produzione nazionale e creeranno posti di lavoro in fabbrica. Sulla base della possibilità di un’ampia tariffa del 20%, ventilata da alcuni collaboratori della Casa Bianca, la maggior parte delle analisi vede un’economia offuscata dall’aumento dei prezzi e dalla stagnazione.

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