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Turchia, Erdogan condanna il boicottaggio commerciale dei sostenitori di Imamoglu: a Istanbul altri 16 arresti

Per il presidente e il suo governo chi aderisce al "no shopping day" rema contro lo Stato. Ma lui per primo ha incoraggiato questa forma di ostruzionismo, in particolare ai danni di Israele
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L’ondata di proteste scatenata dalla detenzione del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu si è trasformata nei giorni scorsi in una campagna nazionale di boicottaggio dei consumatori guidata dal principale partito di opposizione, il Partito Popolare Republicano Socialdemocratico (CHP), di cui il sindaco è il candidato alle elezioni presidenziali del 2028. Secondo i sondaggi, Imamoglu le vincerà e, proprio per tale ragione, il presidente Recep Tayyip Erdogan – intenzionato a ricandidarsi nonostante la Costituzione vieti un terzo mandato – l’ha fatto arrestare usando il proprio potere di manovrare i magistrati. Erdogan , utilizzando la riforma costituzionale del 2017 ottenuta di misura in seguito a evidenti brogli, è infatti colui che da allora nomina la maggior parte dei giudici .

Il CHP, mercoledì 2 aprile, ha aggiunto un nuovo tassello all’appello di boicottare aziende e organi di informazione con stretti legami con il governo, proclamando un “no shopping day” nazionale in tutta la Turchia che ha avuto notevole seguito. La campagna è stata originariamente avviata da gruppi studenteschi, che sono stati in prima linea nelle proteste in corso nelle ultime due settimane. Il segretario del CHP, Özgür Özel, ha pubblicamente accolto l’appello postando anche un messaggio sui social media in cui evidenzia che 301 individui, per lo più studenti, sono ancora dietro le sbarre nonostante le manifestazioni di protesta siano state pacifiche e, di conseguenza, in linea con il dettato costituzionale. La Carta sancisce infatti il diritto inalienabile di critica e libertà di manifestare purchè senza azioni violente.

“Supporto con tutto il cuore il boicottaggio generale lanciato dai nostri giovani in risposta a questa ingiustizia contro studenti, madri, padri e fratelli. Invito quindi tutti a unirsi a questo boicottaggio e a usare il potere che detengono in quanto consumatori. La nazione è la vera proprietaria dello Stato, non i governi”, ha sottolineato Özel. Il boicottaggio chiede di evitare ogni forma di spesa: dall’acquisto dei beni di base, del carburante, delle ordinazioni online di qualsiasi prodotto fino al pagamento delle bollette. Anche il sindaco İmamoğlu, formalmente arrestato il 23 marzo con l’accusa di corruzione e dichiarato candidato presidenziale del CHP dopo le primarie del partito lo stesso giorno, sta sostenendo la campagna. I suoi avvocati hanno pubblicato i suoi messaggi sui social media.

Alcuni piccoli imprenditori hanno già dato prova di sostenere il boicottaggio in alcune aree- in particolare a Kadıköy, roccaforte del CHP – della megalopoli sul Bosforo dove molto negozianti hanno chiuso i propri negozi in segno di solidarietà. Diciannove case editrici, tra cui alcune dei principali editori del paese, hanno subito annunciato il proprio sostegno al boicottaggio, affermando che avrebbero sospeso le vendite per tutta la giornata . Di recente, gli appelli del CHP per il boicottaggio delle aziende filo-governative hanno portato alla cancellazione delle esibizioni della cantante norvegese Ane Brun e del comico sudafricano Trevor Noah. Entrambi gli eventi sono stati organizzati da un’azienda con presunti legami con il governo. Ed è anche in corso una campagna che esorta la famosa rock band britannica Muse ad annullare il suo prossimo concerto in Turchia . DBL Entertainment, l’organizzatore dell’evento, ha annunciato il blocco di tutti i progetti imminenti.

La risposta dell’autocrate Erdogan non si è fatta, ovviamente, attendere e, ancora una volta, arriva dalla magistratura al suo guinzaglio. L’ufficio del procuratore capo di Istanbul ha avviato un’indagine contro gli individui che promuovono il boicottaggio, citando presunti crimini di “incitamento all’odio e alla discriminazione” e “provocazione di inimicizia e ostilità tra il pubblico”. I funzionari governativi hanno condannato la campagna, considerandola una minaccia per l’ambiente imprenditoriale turco. Il ministro del Commercio Ömer Bolat ha definito in una dichiarazuone scritta il boicottaggio come “un sabotaggio contro l’economia e la volontà nazionale” e ha invitato il pubblico ad aumentare le spese e a recarsi presso gli esetcizi commerciali locali, condividendo le foto degli acquisti sui social media. Bolat ha espresso la preoccupazione che le attività boicottate potrebbero cercare un risarcimento tramite canali legali.

Il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha invece affermato che il vero obiettivo del CHP è quello di incitare disordini interni e che “Israele sta osservando la cosa con piacere”. L’uso strumentale della guerra in corso tra Hamas e Israele è, dal 7 ottobre del 2023, uno dei piú cinici tentativi dell’esecutivo di coalizione di vellicare i sentimenti antisemiti soprattutto dell’elettorato del partito della Giustizia e Sviluppo, Akp, di ispirazione islamica. Del resto, l’Akp fondato da Erdogan 22 anni fa e da allora al vertice dei governo (anche se nelle ultime tre elezioni senza piú la maggioranza assoluta), ha definito l’organizzazione terroristica estremista islamica alla guida dal 2006 della Striscia di Gaza un “movimento di liberazione”.

Il portavoce dell’AKP all’interno della coalizione di governo, Ömer Çelik, ha accusato Özel di “prendere di mira la vita sociale e politica della Turchia solo per proteggere la propria leadership”. L’ambiguo e controverso leader del Partito ultranazionalista di estrema destra, MHP, l’ultraottuagenario Devlet Bahçeli – partner di minoranza della coalizione di governo – ha affermato: “Il boicottaggio è un diritto, l’occupazione è un crimine”. In risposta alle critiche, gli esponenti dell’opposizione hanno ricordato che durante la sua trentennale scalata al potere, iniziata proprio come sindaco di Istanbul, Erdogan ha sempre incoraggiato i boicottaggi. Nel corso degli anni, Erdogan e alti funzionari governativi hanno chiesto il boicottaggio di prodotti provenienti da paesi coinvolti in controversie diplomatiche con la Turchia.

Vale anche la pena ricordare che dal 7 ottobre 2023, tutte le lobby filogovernative turche hanno condotto campagne di boicottaggio contro vari marchi israeliani ma anche dei paesi alleati dello Stato ebraico. In particolare, Starbucks è stata un bersaglio nonostante non avesse negozi in Israele e non fosse stata boicottata da gruppi palestinesi. Erdogan inoltre aveva personalmente esortato i cittadini a non acquistare iPhone durante una disputa diplomatica con gli Stati Uniti nel 2018, quando un pastore americano era stato arrestato in Turchia. Eppure gli USA sono stretti alleati della Turchia, che è anche partner storica di Washington all’interno della Nato. Il Sultano nel 2020 aveva quindi fatto appello al boicottaggio dei prodotti francesi dopo che il presidente francese Emmanuel Macron aveva criticato l’aggressività della Fratellanza Musulmana – di cui Erdogan è leader assieme all’emiro del Qatar – nei confronti di Parigi.

L’anno scorso, Erdogan aveva incolpato le catene di supermercati per l’impennata dell’inflazione alimentare e aveva chiesto il boicottaggio di coloro che praticavano “speculazioni sui prezzi”. Ha ripetuto osservazioni simili all’inizio di quest’anno, esortando i cittadini a evitare di fare acquisti presso aziende che sfruttano i consumatori con prezzi elevati. Peccato che il costante e drammatico aumento dell’inflazione negli ultimi cinque anni sia stato innescato dall’interferenza di Erdogan neile scelte della Banca Centrale Turca – organo in teoria indipendente – a cui ha imposto a lungo di non tagliare i tassi di interesse . Questa scelta, definita da tutti gli economisti, scellerata ha impoverito enormemente la classe media a causa dell’iperinflazione e della, conseguente, svalutazione della lira turca. La valuta turca è crollata di nuovo con l’arresto di Imamoglu, sindaco dell’unica megalopoli turca che rappresenta il motore economico dell’intero paese dove vivono ben ottanta milioni di persone. Dulcis in fundo, questa mattina i procuratori di Istanbul hanno emesso ordini di detenzione per 16 cittadini che hanno aderito alla campagna di boicottaggio, tra questi l’attore Cem Yiğit Üzümoğlu.

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