È nato prima della legge contro la maternità surrogata, ma per lo Stato non esiste: storia del bambino fantasma

È nato con la gestazione per altri. E mentre era lì, già da mesi nella pancia della madre biologica sotto le bombe dell’Ucraina, una bomba ben peggiore lo ha colpito in Italia: l’introduzione del reato universale di maternità surrogata. E’ la cosiddetta legge Varchi, dal nome della deputata meloniana Carolina Varchi che l’ha proposta e firmata. Quella che, in modo del tutto anomalo per via dei tempi, lo ha già condannato a essere un bambino “fantasma”, prim’ancora di nascere. Perché le date in questo caso, come in altri, contano. Lui si è affacciato al mondo il 30 ottobre dell’anno scorso, mentre la legge, votata in ultima lettura al Senato il 16 ottobre, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 18 novembre. Quindi non dovrebbe riguardarlo affatto. Se non altro per il principio che si tratta di una legge più sfavorevole. E perché da sempre, detto in latino, vale la regole del tempus regit actum, per cui un reo va giudicato con la legge in vigore nel momento in cui viene commesso il fatto. In questo caso la pratica della maternità surrogata era avvenuta nove mesi prima ed è giuridicamente evidente quindi che l’universalità del nuovo reato per lui non vale.
Ma non la pensano affatto così, nel suo caso come in molti altri simili, i Comuni italiani e i loro uffici dell’anagrafe. Quando i genitori del bambino hanno cercato di dichiararne l’esistenza per registrarlo come cittadino del nostro Paese si sono visti sbattere le porte in faccia. Non solo. È partita anche la denuncia all’autorità giudiziaria ed è stata anche aperta un’indagine penale a loro carico per rispondere del reato di “alterazione di stato” proprio per via della maternità surrogata che avevano utilizzato.
Siamo dunque di fronte a una procedura del tutto anomala, quella di una legge successiva che produce effetti negativi su casi precedenti, mentre dovrebbe riguardare solo quelli che si sono verificati a legge già in vigore. Per giunta il nuovo reato determina conseguenze davvero catastrofiche di tipo civile. Il bambino “fantasma” in questo momento non ha né padre né madre. Anche se il seme di suo padre lo ha fatto nascere. Solo a questa condizione, nella clinica ucraina dov’è nato, si può accedere alla gestazione per altri. Non ha un’identità, perché gli è stata negata. Per lui non esiste il medico della mutua. Né l’iscrizione a un asilo nido. Però in una città del Nord Italia, che per tutelarlo non diremo qual è, esiste il fascicolo giudiziario di cui proprio lui è il protagonista. E c’è anche un pericolo ulteriore, qualora i genitori dovessero essere obbligati a seguire una procedura di sola adozione, come se il bimbo fosse completamente un estraneo, che potrebbe anche finire con un diniego e la perdita del piccolo dopo angosce senza fine.
A occuparsi del caso, denunciandone al Fatto Quotidiano tutte le singolari e preoccupanti anomalie giuridiche, è l’avvocato penalista Sara Turchetti. Che non fa mistero dello sconcerto rispetto a questo caso, cui ne potrebbero seguire molti altri, viste le telefonate preoccupate che sta ricevendo. Arrivano da altrettanti padri e madri che si stanno trovando già, o rischiano di trovarsi, nelle stesse condizioni. Turchetti è netta: “Innanzitutto questo non è un caso unico. Riguarda tutte le coppie che, molto prima che venisse approvata la legge Varchi, hanno seguito la via della maternità surrogata, soprattutto quando, come nel nostro caso, importanti patologie dell’aspirante madre non consentivano di arrivare a una gravidanza, ma garantendo però che il 50% del patrimonio genetico fosse di uno dei due genitori, in questo caso il padre. Ma ora la situazione è drammatica, perché i bambini nati nel frattempo sono al momento inesistenti per lo Stato italiano”. Per questo l’avvocato Turchetti ha già fatto ricorso al tribunale, ed è in attesa della decisione, per ottenere almeno la trascrizione dell’atto di nascita a nome di entrambi i genitori, e in via residuale almeno di quello biologico.
Turchetti racconta che in Italia c’è stato il rifiuto netto “di trascrivere l’atto di nascita legittimamente formato all’estero”. Ma non basta: “Il rifiuto ha riguardato anche il genitore biologico, che è pacificamente genitore anche per la legge Italiana, sulla base dell’assunto che la trascrizione sia ‘contraria all’ordine pubblico’, cioè l’unica ipotesi in cui l’ufficiale di stato civile può negare la registrazione dell’atto di nascita”. Turchetti non nasconde la sua angoscia per questo caso e per altri che possono seguire: “Questo bambino semplicemente in Italia non esiste, perché non ha un documento d’identità, non ha il codice fiscale, quindi non ha e non può avere neppure il pediatra, non può iscriversi all’asilo nido, i genitori non possono usufruire del congedo parentale. Per giunta, parallelamente, la coppia risulta sotto indagine penale per alterazione di stato”. E la Corte costituzionale? L’avvocato ricorda che in due decisioni, occupandosi di bambini nati con la maternità surrogata già prima della legge Varchi, la Consulta ha ribadito come debba essere sempre tutelato il “superiore interesse del minore”. Ma evidentemente, dopo la Varchi, che peraltro non contiene alcuna norma transitoria per affrontare casi come quello del bambino “fantasma”, non vale più neppure questo principio, ribadito in tante sentenze anche della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
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